QuarantenArt: una finestra aperta… al di qua dello schermo

Chi l’avrebbe detto che questo periodo che stiamo vivendo si sarebbe rivelato un’occasione per riscoprire l’arte?

Ebbene, come già avrete visto sui social, sono spuntati innumerevoli contenuti multimediali ad opera di utenti con l’intenzione di “rivisitare” e proporre una personale interpretazione dei capolavori dell’arte. L’iniziativa, o meglio, la challenge proposta il 25 marzo su Twitter dal Getty Museum di Los Angeles è diventata virale in un batter d’occhio facendo sì che esplodesse la fantasia degli “artisti” ingabbiati dalla quarantena.

Si sa, i social hanno accorciato le distanze, ma accorciare non significa annullare, ancor più in questo periodo così drammatico dal quale stiamo faticosamente uscendo, e se l’alternativa a protrarre una routine casalinga “interminabile” è quella di portare un pizzico di leggerezza, o quanto meno di distrazione, e magari anche di cultura, perché non approfittarne?

Quasi banale dire che spesso i risultati sono a dir poco esilaranti – anche se è più una necessità che un intento consapevole – visti i materiali di fortuna che ognuno può trovare nella propria abitazione.



Per non parlare dei memes fatti sui quadri… impossibile resistere alla tentazione, come lo dimostra un video-raccolta pubblicato dalla Compagnia Teatrale Retropalco.


Altre volte il risultato di questa interpretazione diventa simbolico, uno su tutti è il murales dello street artist Tvboy, che ha recentemente pubblicato su Instagram la sua interpretazione dell’iconico “Bacio” di Francesco Hayez.

La categoria di artisti infatti è stata costretta dal lock down a interrompere completamente l’attività. Nonostante ciò, musicisti, attori, registi, così come tecnici, fotografi e innumerevoli altre figure collegate direttamente o meno al mondo dell’arte, ai quali l’accezione di “smartworking” poco si adatta, riescono comunque a far sentire la propria voce e la propria immagine. Non è retorica quando si dice che si può continuare a creare arte anche in situazioni precarie, certo non è questa una condizione auspicabile, ma se diventa il pretesto per una nuova coscienza, una nuova vicinanza, una nuova umanità, allora che ben venga: dopotutto la Storia insegna che questa è più una regola che un’eccezione.

È proprio in questi periodi di crisi che l’arte riscopre tutto il suo valore sociale, per non dire a-individuale: uno sciame di nuove idee è in fermento e prelude una rinnovata ripresa delle attività. Nel frattempo, siamo quindi ben lontani dall’osservare ciò che accade fuori con sdegno e timore, ingessati come la gamba di James Stewart ne La finestra sul cortile, e non mancano piccoli momenti di creatività sotto il segno della challenge del Getty Museum. Alcuni esempi arrivano dall’associazione Arti Blu Academy, un’associazione che promuove la cultura cinematografica attraverso corsi di recitazione basati sul Metodo Strasberg (lo stesso utilizzato dall’Actors Studio di New York) e che opera nel territorio cosentino da cinque anni. Nonostante i mezzi tecnici casalinghi, gli attori guidati a “distanza” dall’insegnante Barbara Pasqua, hanno accettato di prestare corpo e anima nella maniera più fedele possibile ad alcuni personaggi ritratti in opere artistiche.

Marianna Volpentesta nei panni della Ragazza col turbante di Jan Vermeer


Dave Manara per Tinto II di Fabian Perez


Cristina Raffaele per The Italian Model di Mabel Alvarez

Il tentativo di intessere un’attività ludica attraverso gli sguardi “in macchina” che replicano quelli “originali”, diretti o indiretti che siano (il portafoto puntato verso lo spettatore in Tinto II, nella rivisitazione raffigura Vivien Leigh), è un modo per renderci partecipi delle storie di quei personaggi, delle loro pose, dei loro occhi. Simpatizzare con il personaggio è la parola chiave per dialogare con l’esterno: al di qua dello schermo stavolta.

Che sia un tentativo di riproduzione fedele o di un’esilarante interpretazione poco importa! L’iniziativa del Getty Museum, così come l’apertura “virtuale” delle gallerie più prestigiose del mondo (dagli Uffizi al Louvre, ai Musei Vaticani all’Hermitage, e molti altri), resta un meritevole tentativo di rendere l’arte un tantino più mainstream e in parte ci è riuscita.


Davide Folino

Informazioni su Davide Folino

Si interessa di cinema e arte. Laureato in Comunicazione e Dams presso l'Università della Calabria, studia Comunicazione e Tecnologie dell'Informazione e frequenta corsi di recitazione cinematografica presso l'associazione Arti Blu Academy a Castrolibero (CS). Ha partecipato a varie produzioni locali e nazionali, tra le quali ha figurato ne "L'Eroe":  un film di genere drammatico del 2019, diretto da Cristiano Anania, con Salvatore Esposito e Marta Gastini.
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