Agli inizi del X secolo assistiamo all’emergere del grande casato dei Fujiwara, una potente famiglia che ebbe una grande influenza all’interno della corte grazie al sistema dei matrimoni. Suggellando le nozze con un membro della famiglia imperiale si assicurarono un influsso dominante a corte per più di un secolo occupandosi di affari di stato ma anche di questioni estetiche.
ll tardo periodo Heian quindi è anche definito “Periodo Fujiwara” (894-1185) per via del grande ruolo che questa grande famiglia rivestì nello sviluppo di un rinnovato gusto estetico in Giappone. A partire dal 838, per via di un periodo di tensioni politiche interne in Cina, non si fece nessuno sforzo per rinnovare i rapporti con la dinastia dei Tang, che era stata fino a quel momento il modello artistico-culturale per eccellenza. Ciò diede la possibilità ai giapponesi di adattare la già assimilata cultura cinese alla propria sensibilità e dando vita a una produzione artistica senza precedenti e un elevato livello tecnico.
Durante il tardo periodo Heian, sebbene il buddhismo esoterico (mikkyō) venisse ancora praticato, grazie al lavoro dei monaci Genshin e Kūya cominciò a diffondersi il culto del Buddha Amida e la pratica del “nenbutsu”. Il culto di Amida divenne popolare a corte ma anche tra la popolazione perché assicurava la salvezza solo invocando il nome del Buddha.
Recitando più e più volte la formula “Namu Amida Butsu” il morente veniva quindi accolto nello splendente Paradiso Occidentale, in attesa di una futura rinascita. Diventarono quindi molto popolari in questo periodo numerosi dipinti in cui veniva raffigurata la discesa di Amida dal paradiso Occidentale per accogliere il morente accompagnato da un corteo celeste di attendenti intenti a pregare e suonare. La discesa di Amida è definita “raigō” e in queste raffigurazioni il Buddha è assiso e accompagnato dal Bodhisattva Kannon (Avalokiteśvara).
Successivamente, agli inizi del XIII secolo, diventarono popolari dei nuovi tipi di raffigurazioni definite “haya-raigō”, letteralmente “raigō veloce”, dove si esprime con maggiore evidenza la necessità che il Buddha Amida scenda all’istante per salvare il morente. Si cita una pittura su seta conservata nel tempio Chion-in a Kyoto. L’Amida e la sua schiera non sono più assisi ma stanti e si precipitano di fretta ad accogliere un uomo in fin di vita nella sua stanza.
L’unica figura seduta è Kannon che si protrae in avanti quasi a toccare il morente.
A dare maggiore risalto alla velocità dell’azione è una grande nuvola splendente su cui poggia la schiera celeste posta diagonalmente alla composizione per esprimere un rapido movimento.
É proprio in questo periodo che assistiamo all’apogeo di una tecnica chiamata “kirikane” (letteralmente “oro tagliato”). Per ornare pitture, contornare e arricchire gli abiti dei soggetti venivano ritagliate delle sottilissime strisce di foglia d’oro che venivano poi applicate sul dipinto con l’ausilio di un pennello; ciò conferiva al dipinto una maggiore ricchezza e ricercatezza in una chiave estetica tipica del periodo Fujiwara.
“Dalla pittura Buddhista del periodo Fujiwara è assente l’aura di oscuro mistero e terrore che contrassegna le pitture Mikkyō dell’antico periodo Heian. La conversione non veniva più conseguita con le minacce ma facendo piuttosto appello nell’individuo all’apprezzamento della bellezza, della ricchezza di colori e del lusso dei particolari. Ciò è espresso in modo conciso nelle icone del XII secolo, con molti dettagli in kirikane. (Miyeko Murase – “il Giappone” UTET)
La fede nel Buddha Amida influenzò molto anche la vita religiosa degli aristocratici i quali erigevano grandi e sontuosi palazzi in cui l’architettura, la pittura e l’ambiente naturale circostante dovevano ricreare il paradiso Occidentale di Amida sulla Terra.
Fujiwara no Michinaga dedicò nel 1022 al Buddha Amida il tempio di Hōjō-ji poi andato distrutto in un incendio. Successivamente il figlio, Yorimichi, convertì la residenza estiva del padre in un tempio dedicato ad Amida, il Byōdō-in, sul fiume Uji, per riecheggiare il monumento del padre. La sala centrale chiamata “Sala dell’Amida” o anche “Hōōdō” (“Sala della fenice”), per via dei pinnacoli bronzei che ne ricordano la forma, ospita una statua in legno dorato di Amida coperta da un ricco e dorato baldacchino lavorato al traforo, così come la mandorla posta dietro al Buddha.
La statua è realizzata con una tecnica chiamata “yosegi-zukuri” o “tecnica a tasselli” in cui vari blocchi di legno venivano modellati per formare l’esterno della statua e il cui interno rimaneva cavo. Questa tecnica era utile per preservare meglio le statue e conferirgli una maggiore leggerezza. Nell’interno cavo delle statue potevano essere stipati diversi oggetti preziosi, sutra, documenti e così via.
Il tempio inoltre è un perfetto esempio dell’architettura domestica dei nobili del periodo Heian, composto nello “stile a camera da letto” in cui una struttura centrale, affacciata su un decorato giardino, era collegata ad altri padiglioni tramite dei corridoi esterni coperti e riccamente decorati con intarsi in madreperla.
I Fujiwara riuscivano a cogliere la bellezza in tutte le cose e gli stili, i canoni e le tecniche sviluppati in questo periodo saranno di fondamentale importanza per lo sviluppo di un gusto indigeno e come modelli per le epoche successive.
Raffaele Caruso
Mikkyō: Storia e Arte Buddhista esoterica nel periodo Heian | Prima parte
Immagini:
- https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Rapid_descent.jpg;
- https://ccsearch.creativecommons.org/photos/4185e934-52b4-48a3-a37d-cf118999c423;
- https://ccsearch.creativecommons.org/photos/65428ed1-2671-4b55-ae02-71a2312ed307
- https://www.britannica.com/topic/Amitabha-sculpture-by-Jocho.
Studia attualmente Lingue e Culture Orientali e Africane presso l’università degli studi di Napoli “L’Orientale”. Intrapreso il percorso di studio delle lingue orientali ha subito mostrato un grande interesse per la Letteratura antica, le folk performing arts dell’Asia Orientale e gli studi comparati tra Giappone e Corea. Appassionato fotografo e videomaker cerca sempre di coltivare il suo interesse come mezzo di supporto alla sua vita accademica.