CondiVisioni | L’arte dei tableaux vivants. Luigi Ontani e il kitsch che diventa sublime

Post tratto dal blog  “Un altro blog che non leggerà nessuno” di Valerio Vitale

 

« 8 aprile 2020 | Tenere un blog aperto in questi giorni è diventata cosa difficile. Dopo l’euforia dei primi quindici giorni, non so cosa sia successo… Probabilmente, quella che doveva essere una settimana di relax è diventato un mese di inferno. Lontani da tutto e da tutti, l’unico contatto con il mondo esterno è dato dai social network.

I cari vecchi social, luogo di ingegno e di tuttologia. Tra una lite e l’altra, teorie complottiste e generi diversi di argomenti, ho notato, però una cosa molto particolare. Sono in molti quelli che si adoperano nella pratica dei tableaux vivants.

Sono certo che molti si staranno chiedendo, “che diavolo fanno questi sui social? Quale pratica oscura e malsana sarà mai questa?” In realtà con il termine francese tableaux vivants si indicano i “quadri viventi”, o, in arte, descrive uno o più attori o modelli d’artista opportunamente mascherati a rappresentare una scena come in un quadro vivente.

Per tutta la durata della “visione”, le persone non parlano e non si muovono. L’approccio si sposa così con le forme d’arte del palcoscenico con quelli di pittura o della fotografia. Il più recente periodo di massimo splendore del tableau vivant è stato il XIX secolo. Insomma è l’arte visiva che si fa spettacolo.

Quella che oggi è diventata una sorta di moda che è esplosa sui social e che coinvolge tutti, anche solo per un momento di svago, in realtà è stata una delle massime forme espressive di uno dei più grandi artisti del ‘900, vale a dire quel mostro sacro di Luigi Ontani.

Classe 1943, Ontani è un artista assolutamente poliedrico, (viene infatti classificato come pittore, scultore e fotografo), nonché uno dei massimi esponenti della body art italiana.

Dopo aver studiato all’Accademia di belle arti di Bologna inizia la carriera artistica negli anni settanta, cominciando a farsi notare per i suoi “tableaux vivants”. In pratica delle performance filmate e fotografate, in cui Ontani si presenta mascherato in vari modi: da Pinocchio a Dante, da San Sebastiano a Bacco.

Il Presidente Sergio Mattarella consegna al Maestro Luigi Ontani il “Premio Presidente della Repubblica” dell’Accademia Nazionale di San Luca per l’anno 2015.
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

È una pratica di azionismo che sfiora il kitsch, e mette il narcisismo personale ad un livello superiore. Nel corso della sua lunga attività Ontani ha espresso la sua creatività e poetica attraverso l’uso di molte tecniche assai eterogenee tra loro: dagli oggetti pleonastici (1965-69) elementi in scagliola alla “stanza delle similitudini” costituita da elementi ritagliati in cartone ondulato.

Ha spesso anticipato l’uso di tecniche in seguito adottate da altri artisti, i primi video super 8 in bianco e nero sono stati girati dal 1969 al 1972. Con l’opera “Ange Infidele” del 1968 Ontani inizia il suo approccio con la fotografia. Fin dall’inizio le opere fotografiche si contraddistinguono per alcuni elementi caratteristici: il soggetto è sempre l’artista che ricorre al proprio corpo e al proprio volto per impersonificare temi storici, mitologici, letterari e popolari; il formato scelto solitamente è quello della miniatura o della gigantografia, e ogni opera è considerata unica. dalla fine degli anni sessanta si susseguono “Teofania” 1969, “Fantome”, “San Sebastiano nel bosco di calvenzano, d’apres Guido Reni”, “Tentazione”, “Meditazione, d’apres de la Tour”, “Bacchino” (1970) tell il giovane, “Raffaello” “Dante” “Pinocchio” (1972), Lapsus Lupus e il dittico “EvAdamo” (1973) “Leda e il Cigno” (1974), i grilli e i tappeti volanti cui seguiranno altri apres, il primo ciclo indiano “En route vers l’Inde, d’apres Pierre Loti”.

Le prime opere fotografiche anticipano un fenomeno che vedrà diffusione a partire dagli anni ottanta. Contemporaneamente alle prime opere fotografiche Ontani comincia ad eseguire i primi “Tableaux vivant”; al 1969 al 1989 l’artista ha realizzato circa 30 tableaux vivant anche in questo caso anticipando le cosiddette installazioni multimediali, molto diffuse a partire dagli anni novanta, che si basano sulla commistione di varie tecnologie.

Con lo stesso atteggiamento ha realizzato opere di cartapesta, vetro, il legno (numerosissime le maschere realizzate soprattutto a Bali in legno di Pule), più raramente è ricorso al bronzo, al marmo e alla stoffa mentre molto cospicua è la sua opera in ceramica frutto del sodalizio soprattutto con la Bottega Gatti di Faenza e con Venera Finocchiaro a Roma e il laboratorio terraviva di Vietri, particolarmente rinomate le maschere pineali, le “Ermestetiche” e le ultime grandi opere quali “GaneshaMusa”, “NapoleonCentaurOntano”.

Molto interessante la sperimentazione con la tecnica del mosaico elaborata con il mosaicista Costantino Buccolieri nell’esecuzione del grande pannello musivo presso la Stazione Materdei della Metropolitana di Napoli. In tutte queste circostanze Ontani ricorre alla tecnica non come un fine in sé, ma in quanto occasione per sperimentare nuove possibilità e formulare nuove variazioni sui temi e i soggetti che più gli interessano: il proprio viaggio “transtorico” attraverso il mito, la maschera, il simbolo e la rappresentazione iconografica.

Ha esposto nei principali musei e gallerie del mondo dal Guggenheim al Centre Pompidou, dal Frankfurt Kustverein al Reina Sofia, ha partecipato ad un numero impressionante di biennali da Venezia a Sidney a Lione. Recentemente ha avuto due retrospettive al Ps1/MoMA di New York (2001) e allo SMAK di Ghent (2003-2004).

Numerosissimi i libri d’artista e le monografie tra cui “Luigi Ontani. OntanElegia” Allemandi 2004 a cura di Alessandra Galasso e Giulio di Gropello. Nel 2018, la Galleria Giovanni Bonelli di Pietrasanta, in Toscana, presenta una retrospettiva di 30 opere dell’artista di Vergato.

Ontani ha prestato un volto e un corpo (i suoi) a personaggi che spesso appartengono al mito, alle favole, al folklore. Sono figure senza tempo, senza luogo e senza fisionomia e a volte anche senza sesso. Ontani ne ha indossato la maschera, ne ha ripercorso la storia, ha conferito loro sostanza e, quando è stato necessario, ha dato unità agli opposti sovrapponendoli o compenetrandoli.

Gladioli tentazioni (1972) è uno dei primi tableau vivant realizzato dall’artista, una stampa fotografica a colori a grandezza naturale. Sono gli anni in cui Ontani inizia il suo viaggio metaforico all’interno di tutte le identità possibili, confrontandosi principalmente con una serie di referenti cari alla mitologia e alla storia dell’arte, come i famosi d’après da Guido Reni (San Sebastiano, Ippomeneo, San Giovannino). Il titolo dell’opera, gioca con la simbologia legata al gladiolo, fiore il cui nome deriva dal latino gladiolum, “piccola spada”, per la morfologia delle sue foglie, sottili e allungate, somigliante all’arma utilizzata dai legionari romani: il “gladio”.

È probabilmente per assonanza con l’etimologia, che regalare fiori di gladiolo equivale a dichiarare di essere stati colpiti, sebbene in maniera ambivalente: feriti oppure trafitti al cuore da un’insopprimibile infatuazione. Ed è a quest’ultima accezione che l’artista sembra voler ironicamente alludere, emergendo dall’oscurità, bloccato in una posizione di contrappunto, le pudenda occultate da un fascio di gladioli, pronto ad essere brandito, per mostrare l’artista, finalmente, in tutta la sua eroica nudità. L’opera è la prima di Ontani con cui sono entrato in contatto ed è presente nella collezione del museo MADRE di Napoli.

Altra opera che ho avuto modo di vedere più volte al MUSMA di Matera, che però non fa parte dei tableaux vivants ma di fortissimo impatto, ovvero IndiSiam OrientAle, del 2007. L’opera rientra nel ciclo degli oggetti pleonastici. Un paio di scarpette in ceramica policroma con oro zecchino tipico della produzione artistica di Luigi Ontani. Come si evince dal titolo si tratta di un paio di scarpette di foggia orientale abbondantemente dorate e con riportato il volto di Ontani sul gambetto.

Il genio di Luigi Ontani, in conclusione, si è rivelato utilissimo come passatempo per questa quarantena. Credo sia doveroso affermare, anche in questo caso, che siamo tutti un po ontani, e nello stesso tempo tutti in debito con lui».


Valerio Vitale

 

 

 

Approfondimenti: 

Foto: Presidenza della Repubblica Italiana. 

Informazioni su Valerio Vitale

Storico e critico d’arte
Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.