Ipazia di Alessandria: la cultura e la forza fino alla fine

Tra il IV ed il V secolo d. C. ad Alessandria d’Egitto c’era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone. Fu cresciuta ed istruita nelle scienze matematiche, nell’astronomia e soprattutto nella filosofia.

Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per seguire le sue lezioni. Commentava pubblicamente Platone, Aristotele o i lavori di qualche altro filosofo per tutti coloro che desiderassero ascoltarla.

Fu una donna giusta, casta, rimase sempre vergine e di una rara bellezza tanto quanto la sua intelligenza superiore a quella del padre. Era articolata ed eloquente nel parlare come prudente e civile nei suoi atti. Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati e né si sentì in imbarazzo nell’andare ad una riunione di uomini.

Ipazia era solita, infatti, indossare il mantello del filosofo ed andare nel centro della città.

Tutti gli uomini, tenendo conto della sua straordinaria dignità e della sua virtù, l’ammiravano e l’intera città cominciò ad adorarla ed apprezzarla.

Frequenti erano i suoi incontri con il praefectus augustalis del tempo, Oreste, il quale apprezzava i suoi saggi consigli. La grande ammirazione dei cittadini la rese vittima della gelosia politica che in quel tempo prevaleva. In particolare,  uno scontro diretto partì dal vescovo Cirillo, vescovo della setta di opposizione (il cristianesimo), il quale non riusciva ad ottenere una riconciliazione con il praefectus Oreste.

Ipazia – Scuola di Atene (1509-1511 circa), Raffaello Sanzio, Musei Vaticani, Città del Vaticano (Particolare)

Accade che un giorno il vescovo Cirillo passò presso la casa di Ipazia e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte la sua porta: chi arrivava, chi sostava e chi partiva. Quando lui chiese perché c’era una tale folla ed il motivo di tutto quel clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia, il filosofo e che lei stava per salutarli.

Si trattava in realtà delle sedute private (idia), in cui la maestra radunava il suo cenacolo di iniziati, un’élite. Lezioni contrapposte a quelle pubbliche tenute, come faceva suo padre, in una sede pubblica. Il vescovo fu colpito dall’invidia e cominciò a progettarne l’assassinio. Partì una calunnia dal popolino cristiano secondo cui gli incontri tra Ipazia ed il praefectus fossero poco virtuosi e che era lei la causa della mancata riconciliazione con il vescovo.

Spinti da zelo fiero e bigotto, quindi, un gruppo di fanatici cristiani le tesero un’imboscata mentre ritornava a casa. La portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l’assassinarono. Dopo aver fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e la li bruciarono.

Anche se la filosofa stessa è perita, il suo nome sembra ancora magnifico e e venerabile per gli uomini che esercitarono il potere negli anni a venire. 

Ipazia (1885) di Charles William Mitchell (Laing Art Gallery)

Secondo il vescovo cristiano Giovanni di Nikiu, Ipazia era un filosofo femmina, pagana che si dedicò completamente alla magia, agli astrolabi ed ingannò molte persone con stratagemmi satanici. Il prefetto, infatti, l’onorava esageratamente perché lei l’aveva sedotto con le sue arti magiche tanto che iniziò a non frequentare più la chiesa come era stato suo costume.

La morte di Ipazia avvenne poiché ci fu uno scontro tra pagani e cristiani, per il quale i primi erano stati responsabili della morte dei loro avversari attraverso l’inganno. I cristiani si vendicarono, riuscendo ad impadronirsi di sinagoghe di ebrei, purificandole e trasformandole in chiese ed eliminando il male ingannatore della città, di cui il simbolo era anche Ipazia. 

Indipendentemente dal ruolo avuto, Ipazia impartiva un’insegnamento iniziatico all’aristocrazia ellenica, applicando il senso della “nobile bugia” platonica nell’accettazione dei dogmi del cristianesimo. Se avesse scoperto qualcosa di nuovo oppure no, se avesse indotto un legame religioso e/o spirituale tra pagani e cristiani, la figura di Ipazia non dovrebbe essere dimenticata, poiché la sua morte intorno al V secolo d. C. ha segnato l’inizio della rinascita della cultura bizantina.

Patrizia De Luca

 

 

Bibliografia: Ipazia. La vera storia, di Silvia Ronchey – BUR Biblioteca Univ. Rizzoli.

Riferimenti Web: 

  • “Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico”;
  • “Dalla vita di Isidoro di Damascio, riprodotta nel Suda”;
  • “Dalla cronaca di Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu”.

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Informazioni su Patrizia De Luca

Dopo il raggiungimento del diploma scientifico, ha conseguito la Laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, con tesi sperimentale in biologia cellulare, e l'abilitazione all'esercizio della professione di farmacista. Inoltre, ha conseguito il master di II livello in Economia e gestione dei servizi sanitari presso l'Università di Roma "La Sapienza". Grazie alla passione per la docenza, si occupa di tutoraggio presso centri studi e doposcuola privati ed è discente al Dipartimento di Didattica della Musica presso il Conservatorio Stanislao Giacomantonio di Cosenza.
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