HYBRIS COSTRUTTIVA: I CANTIERI MEDIEVALI E L’ARTE DELLA SUPERBIA

I cantieri medievali sono esempio di come il concetto di autorialità fosse ancora molto distante dal panorama artistico dei secoli “oscuri”, questo è infatti concetto che emerge solo in epoca rinascimentale con le grandi personalità di Brunelleschi, Michelangelo e Bramante. Quest’ultimo autore del celebre progetto di San Pietro con pianta a quincunx e prolungamento basilicale, sorretto nella parte dell’incrocio con il transetto da quattro pilastri  detti “a farfalla” in quanto tagliati in diagonale a formare angoli smussati  che si sviluppano in senso trapezoidale secondo la larghezza (Fig.1).

Di fronte al progetto bramantesco, testimoniato dal foglio 20-A degli Uffizi su carta millimetrata, i successori che si cimentavano nell’impresa romana dovevano addirittura giurare di fronte al modello originario di non discostarsi da esso (Fig.2).

In età medievale tutto ciò non era affatto contemplato: le architetture erano opere corali e stratificate in cui ogni generazione dava il suo contributo, anche diversissimo dal precedente; in pochi casi vediamo il tentativo di armonizzare queste diverse fasi come ad esempio nella Saint-Denis di Suger, il quale deambulatorio, con posa della prima pietra risalente al 1140 e l’ultimazione nel 1144, costituisce l’elemento che sancisce l’inizio del gotico.

(Fig.1) Il progetto bramantesco per San Pietro

(Fig. 2) Gli architetti che susseguono a Bramante in San Pietro

In molti cantieri medievali è possibile cogliere una sorta di contesto antropologico entro il quale si articolano i lavori e questo è prettamente aderente ai principi religiosi e cristiani imperanti all’epoca. Nell’ambito della Cattedrale di Canterbury ad esempio, la cui vicenda ricostruttiva in forme gotiche è descritta dal cronista Gervasio dal 1174 al 1184, vediamo come l’autore indichi in primo luogo che l’incendio del 1174 che danneggiò fortemente i pilastri ed il soffitto ligneo a capriate fu visto in senso “espiatorio” in quanto 4 anni prima, come ci racconta anche T. Sterne Eliot in “Assassionio nella Cattedrale” del 1935, l’arcivescovo  Thomas Becket fu ucciso proprio all’interno del Duomo di Canterbury.

A partire da questa interpretazione è lecita anche la considerazione che Gervasio fa in merito ai meccanismi ingegneristici a livello di ponteggi e strutture di sussidio alla costruzione della volta (Fig.3), ideati dall’architetto proveniente dalla Borgogna Guglielmo di Sens, che alle volte finiscono in fiaschi. Dopo la caduta dell’architetto da un ponteggio a 50 metri di altezza per via di una disfunzione di questa struttura, infatti, si parlò di “ammonimento divino” di fronte alla superbia costruttiva dell’artefice come Deus Ex Machina.

(Fig. 3) La volta della cattedrale di Canterbury

Lo stesso atteggiamento lo si ritrova nella concezione medievale in merito alle statue tridimensionali, viste come idoli pagani perché troppo “mimetiche” in senso aristotelico come avviene per quella di Santa Fede a Conques (Fig.4). Anche in questo caso, infatti, superare l’irrappresentabilità e a volte anche l’inimmaginabilità del divino, così come le descrive Donata Levi nel “Discorso sull’Arte”, è visto come un’atto di superbia dell’uomo che per venerare e rendere grazia a Dio deve rassegnarsi all’iconoclastia, nelle versioni più drastiche come ,espresso dalle posizioni del concilio di Hieria del 754, e in quelle più mediatrici invece deve tentare di utilizzare le immagini solo in maniera didattica per il fedele senza alcun intento estetico, così come si decreta nel concilio di Nicea del 787 ripreso da Carlo Magno e Papa Gregorio Magno. Guillaume Durand in “De altera vita” parla a questo proposito di 4 funzioni dell’arte: didattica, imitativa in quanto il fedele nell’osservare le immagini sacre era indotto ad agire come i santi raffigurati, per appropriatezza e decoro nella chiesa e come una sorta di “talismani difensivi” per i fedeli che le veneravano come oggetti “memoriali” di Cristo.

(Fig. 4) La statua di Sainte Foy a Conques

Di questa Hybris costruttiva-artistica si può parlare anche in merito a William Beckford (1760-1844), autore inglese di una serie di biografie artistiche e racconti di curiosità collezionistiche, il quale, dopo un viaggio in Portogallo nel 1794, progetta a Fonthill (Fig.5) una casa neogotica che ricalca l’intento di William Morris nella Red House a Bexeyheath, facendo costruire a James Wyatt, architetto, una torre nolare cuspidata di 90 metri che nel 1825 cade crollando su se stessa rovinosamente così come nel 1284 era precipitata la volta della Cattedrale di Beuvais e come aveva fatto la guglia nel 1573.

(Fig. 5) Fonthill Abbey di Beckford

 

Beckford, così come avviene in merito alla ricostruzione di un “Medioevo tramandato” più che filologico da parte del post-medievale e del contemporaneo, stava cercando di realizzare un medioevo ancor più medievale di quello autentico e, forse, anche la sua superbia fu punita secondo la legge divina medievale.

Superando il medioevo cogliamo i riflessi talvolta positivi che questa superbia a volte porta con sé, basti pensare alla cupola brunelleschiana di Santa Maria del Fiore a Firenze, la quale costruzione iniziò nel 1417 dopo il rifiuto e l’incredulità dell’Arte della Lana di fronte al progetto proposto dal maestro Brunelleschi da realizzarsi senza l’aiuto di centine impostandosi a 50 metri di altezza circa su diametro ottagonale di altrettanta ampiezza con centro impreciso. In quel caso, quando i responsabili del cantiere chiesero a Brunelleschi come avrebbe fatto a sviluppare un modello che sfidava prepotentemente i canoni costruttivi tradizionali, egli rispose (come testimonia il biografo Manetti) ponendo un uovo sul tavolo di fronte alla Commissione e chiedendo a sua volta se ci fosse qualcuno in grado di farlo reggere in piedi. Nessuno rispose e allora  Brunelleschi diede un colpetto alla superficie dell’uovo ammaccandolo così che potesse effettivamente reggersi da solo, fra lo sgomento e l’ammirazione dei presenti. Gli stessi sentimenti di coloro che osservarono la grandiosa cupola conclusa (Fig.6) con l’inserimento della lanterna nel 1436.

(Fig. 6) La cupola del Brunelleschi a Santa Maria del Fiore

Matilde Lanciani

 

BIBLIOGRAFIA

Alexander, B. (1962). England’s wealthiest son: a study of William Beckford. Centaur Press.

Cervini, F. (2005). La pietra e la croce: cantieri medievali tra le Alpi e il Mediterraneo. Philobiblon edizioni.

Levi, D. (2010). Il discorso sull’arte: Dalla tarda antichità a Ghiberti. Mondadori Bruno.

Lucherini, V. (2008). Dunstan di Canterbury (959-988) e il mito dell’artista santo nel Medioevo occidentale.

Magli, I. (1977). Gli uomini della penitenza: lineamenti antropologici del medioevo italiano. I Garzanti/Argomenti.

Melville, L. (1910). The life and letters of William Beckford of Fonthill. Duffield.Sabene, R. (2012). La fabbrica di San Pietro in Vaticano: dinamiche internazionali e dimensione locale. Gangemi Editore spa.

Patetta, L. (2009). Bramante: architetto e pittore (1444-1514). Bramante, 0-0.

Pizzetti, I., Rossi-Lemeni, N., Bertocci, A., Borriello, M., Ortica, M., Zeani, V., & Rota, A. M. (2008). Assassinio nella cattedrale. Decca Music Group.

Wilton-Ely, J. (1995). Beckford, Fonthill Abbey and the picturesque.

 

Immagini:

  • https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sheet_with_Bramante%27s_first_plans.jpg;
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Canterbury;
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Fede_di_Agen;
  • shorturl.at/ckvGN;
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Fonthill_Abbey;
  • https://commons.wikimedia.org/wiki/Cupola_del_Brunelleschi.

 

Informazioni su Matilde Lanciani

Matilde Lanciani nasce a Macerata nel 1998. Dopo la maturità scientifica, consegue la laurea triennale in Beni Culturali indirizzo storico-artistico presso l'Università degli Studi di Perugia con una tesi dal titolo "L'alfabeto del secondo preraffaellismo a Roma. Alma Tadema e l'Esposizione Internazionale del 1883", un estratto della quale viene pubblicato a febbraio 2020 sulla rivista Archeomatica 3, dedicata alle nuove tecnologie applicate ai Beni Culturali. Ha acquisito esperienza nel settore attraverso una serie di tirocini formativi presso il Labirinto della Masone (Parma), la Fondazione Ranieri di Sorbello (Perugia) e la Diocesi di Ascoli Piceno con il progetto "Chiese Aperte: sulle vie del Romanico ascolano". Ha svolto l'attività di giornalista per un quotidiano online marchigiano e come giornalista freelance per la rivista italiana Artribune e Art Style Magazine. Attualmente è iscritta al corso magistrale di Beni Culturali presso l'Università di Firenze. Collabora come redattrice al progetto “Storiarte” e “Discovering Italia” come referente per la Regione Marche. L’interesse per la sceneggiatura è culminato nella selezione del corto #AUPASSODATE, realizzato con i membri dello staff Maviro, per il festival Internazionale del Cinema di Cefalù 2021, così come il corto “90sFlaw2”, interamente autoprodotto, risulta vincitore del Festival IncontrArti 2020 di MAB Firenze.
Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.