“L’Altra Verità” di Alda Merini | Recensione

“L’Altra Verità. Diario di una diversa” è la prima opera in prosa, accostata a versi poetici, della scrittrice Alda Merini. Il libro, pubblicato nel 1986 dall’editore Scheiwiller, è scritto sotto forma di diario e ripercorre il suo ricovero decennale in manicomio.
L’autrice è considerata una delle scrittrici più significative della letteratura italiana. Una poetessa controcorrente, anticonformista e contro ogni forma di ipocrisia.

Alda Giuseppina Angela Merini

La vita

Alda Giuseppina Angela Merini nasce a Milano il 21 Marzo 1931 da padre assicuratore e madre casalinga. Il padre la incoraggia allo studio della lettura fin da piccola, la madre invece le impartisce un’educazione rigida. Questa infatti non sperava altro, per la figlia Alda, che un futuro da casalinga, cioè di diventare una madre e una moglie lodevole.

Secondogenita di tre figli, la poetessa esprime ben presto una ribellione nei confronti della madre e insorgono piano piano le sue particolarità emotive. Risale infatti al periodo della scuola elementare la prima crisi della piccola Alda, che di fronte all’atteggiamento diffidente della madre nei suoi confronti, risponde con l’accattonaggio e con la dichiarazione di essere orfana.

Dopo aver fallito la prova di italiano del test d’ingresso al Regio Liceo Ginnasio Alessandro Manzoni, Alda si dedica anima e corpo alle sue passioni: lo studio del pianoforte e la scrittura. A questo punto, stranamente, il padre cambia atteggiamento verso le scelte di vita presa dalla figlia, e abbandona la facciata di padre premuroso e comprensivo. 

Dopo aver stracciato una delle poesie della figlia che già aveva ricevuto una pubblica buona recensione, le consiglia di allontanarsi dalla scrittura perché poco redditizia. Alda Merini non ascolta le parole del padre e, anzi, prende quel consiglio come una sfida personale. E non tardano ad arrivare i primi riconoscimenti, fra i quali il Premio Librex Montale nel 1993, il Viareggio nel 1996 e il Premio del Consiglio dei Ministri nel 1999. Nel 2004 le viene è stata conferita la Medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica.


L’opera

Il libro “L’altra verità” regala uno sguardo sull’inferno vissuto dalla donna, sulle esperienze che la segnarono per sempre, tra elettroshock e la completa emarginazione sociale. È la sua forza, nonostante questi avvenimenti, che le permette di continuare ad amare la vita e di ritrovare la sicurezza in sé stessa, dopo anni di riflessioni e dubbi sull’indifferenza del mondo nei suoi confronti. Così esordisce la scrittrice:

“Quando venni ricoverata la prima volta in manicomio ero poco più che una bambina, avevo sì due figlie e qualche esperienza alle spalle, ma il mio animo era rimasto semplice, pulito […]. Insomma, ero una sposa e una madre felice, anche se talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente. Provai a parlare di queste cose a mio marito, ma lui non fece cenno di comprenderle e così il mio esaurimento si aggravò, e morendo mia madre, alla quale io tenevo sommamente, le cose andarono di male in peggio tanto che un giorno, esasperata dall’immenso lavoro e dalla continua povertà e poi, chissà, in preda ai fumi del male, diedi in escandescenze e mio marito non trovò di meglio che chiamare un’ambulanza, non prevedendo certo che mi avrebbero portata in manicomio”

All’interno del manicomio il tempo è incalcolabile, le notti sembrano infinite e gli eventi sono un susseguirsi di violenza che si ripete ciclicamente. Attraverso le sue parole si riesce a percepire l’agonia e l’angustia che le danno tormento:

“La sera vennero abbassate le sbarre di protezione e si produsse un caos infernale. Dai miei visceri partì un urlo lancinante, una invocazione spasmodica diretta ai miei figli e mi misi a urlare e a calciare con tutta la forza che avevo dentro, con il risultato che fui legata e martellata di iniezioni calmanti”.

Anche nei peggiori incubi, però, ci può essere uno spiraglio di luce, appunto qualcosa di bello e puro come l’Amore. Autentici e veri sono i sentimenti che Alda prova per Pierre. Per lei il degente della parte maschile è un angolo di paradiso in cui rifugiarsi quando le atrocità del manicomio diventano insostenibili.

Queste le parole dell’autrice: “Questo amore era, per così dire, il mio piccolo rifugio segreto, dove entravo quando ne avevo voglia, e ne uscivo quando la realtà si faceva pressante.” Il loro è un rapporto puerile, fatto di brevi passeggiate e di fiorellini donati in segno d’affetto. Ma come tutte le cose belle, deve finire. Pierre viene trasferito in un altro manicomio a causa, appunto, della scoperta del loro idillio platonico.

“L’ altra verità. Diario di una diversa” è un libro che riesce a trasportare il lettore all’interno di quelle mura infernali, si riescono a percepire gli odori, e sentire le grida d’aiuto dei malati. Sensazioni che incidono il cuore e permettono di giudicare con lucidità ciò che dovevano sopportare coloro che avevano la sfortuna di essere considerati “pazzi”. La scrittrice alla fine dell’opera ci regala un punto di riflessione degno di una pensatrice brillante: “Il vero inferno è fuori. A contatto con degli altri, che ti giudicano, ti criticano, e non ti amano”.

Alda Merini in aggiunta al finale ci spiega che, nonostante tutto, il manicomio reale si trova fuori da quelle mura. Ha conosciuto un mondo che l’ha giudicata, emarginata e non considerata degna d’amore. Questo libro rappresenta una voce fuori dal coro, una scrittrice che narra con estrema lucidità i suoi dieci anni trascorsi al Paolo Pini di Milano; e lo fa attraverso una scrittura scorrevole e appassionante, priva di sentimentalismi e facili condanne. L’autrice riesce a trasmettere la sua esorabile voglia di libertà e di rivalsa.

Questo libro è consigliato a tutti coloro che non si fermano alle apparenze, a chi come me, fa della lettura un veicolo empatico. Un modo per entrare in contatto con persone, emozioni e mondi che altrimenti non avremmo avuto la possibilità di conoscere. Ed è per questo che ho voluto scrivere questa recensione, nella speranza che chi la leggerà verrà invogliato a mettersi nei panni dell’altro.

Paola Caravelli

 


Video estratto da “Milva Canta Merini”, il DVD dello spettacolo che Milva tenne nel Marzo del 2004 al Teatro Strehler di Milano, con la partecipazione straordinaria di Alda Merini.
Liriche: Ada Merini
Musiche: Giovanni Nuti

 

Testo di riferimento: 

L’Altra verità, Alda Merini, BUR, 2013

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