#iorestoacasa | Dieci libri da leggere durante la quarantena

I consigli di lettura non mi hanno entusiasmato. Fatalista in tutte le declinazioni, ho sempre considerato i libri a portata di vista e di cuore doni del destino. Ho sempre acquistato seguendo l’istinto; lasciandomi colpire da una frase, da una coincidenza, da un sogno. Ogni libro, così, ha dato risposte; è stato assillato e accolto come un presagio, come il consiglio di un saggio.
Sono fortemente convinta che sia l’anima a dover tracciare i suoi itinerari di lettura e così camminare, non il contrario. L’elenco dei libri che troverete qui sotto, pertanto, potrebbe apparire come una serie consigli. In verità, quello che ho fatto è stato scorrere il dito sulla mia libreria preferita. Ho deciso, infatti, in questo periodo, di godere di uno tra i piaceri più sublimi: quello della rilettura. Ecco a voi, lì dove il mio dito si è fermato. Ecco a voi ciò che rileggerò e per quali motivi, nella speranza che un titolo o una parola possa riaccendere qualche miccia della vostra anima.


1) Jack Kerouac. On the road
Cronaca visionaria del viaggio a stelle e strisce di Sal e Dan (trasfigurazione letteraria di Jack Kerouac e Neal Cassidy). Sulla strada è un percorso di tappe, illuminazioni, ammiccamenti all’ignoto tramite quello che il giovane Rimbaud avrebbe definito “deragliamento di tutti i sensi”.
Lo rileggo perché non ricordo perfettamente la trama ma ciò che ha suscitato in me.
Un libro psichedelico e perturbante che graffia l’animo e lo fa danzare innalzandolo. Beat,
d’altronde, è ritmo. Beat è beatitudine.



2) Italo Calvino. Il barone rampante

«Un ragazzo sale su un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all’altra, decide che non scenderà più».
L’autore di questo libro non ha fatto che sviluppare questa immagine e portarla alle estreme conseguenze: il protagonista trascorre l’intera vita sugli alberi, una vita tutt’altro che monotona, anzi: piena d’avventure, e tutt’altro che da eremita, però sempre mantenendo tra sé e i suoi simili questa minima invalicabile distanza”. Così presenta Calvino, con la solita e amabile leggerezza, il suo romanzo. Questa è la trama; il flusso al quale affluiscono svariati e colorati episodi.
Lo rileggo perché ogni volta che ricapita tra le mani, vi rimane per un po’. È un libro che nutre la mia fantasia, dilata sempre la visuale del mondo soprattutto quando questo sembra costringerci a costruire barriere. Cosimo (il protagonista) ci aiuta ad abbattere muri e costruire ponti; a estraniarci per vedere meglio.
Lo rileggo, inoltre, perché muoio dalla voglia di andare a trovare Gian dei Brughi: il fantastico brigante che, grazie al barone rampante, scopre il piacere della lettura e chino sui libri dimentica per sempre magagne e ruberie.


3) Antonio e Cleopatra. William Shakespeare
Antonio e Cleopatra sono i protagonisti di questa tragedia d’amore e sangue. Attorno a questo nucleo si staglia uno scontro ideologico, politico, biunivoco: quello tra una Roma imperiale e logica e un Egitto lussurioso e orientaleggiante. Ricordo ancora la complessità dei personaggi, la densità e chiarezza di una scrittura cosmica e immaginifica. Apro a caso il testo e campeggia sottolineata questa frase: “Quando incontrò la prima volta Marco Antonio sul fiume Cnido, gli prese il cuore e se lo mise in tasca”. Come non rileggere un’opera che regala gemme come questa?


4) Herman Hesse. Siddharta
La storia di un uomo che cerca, che attraversa diverse stagioni della vita cambiando e adeguando questa all’esigenza dell’animo. Siddharta passa da un modus vivendi ad un altro. Non si ferma mai, non si cristallizza in una forma, non riconosce un unico maestro. Sbaglia e salva, bacia e prega. Egli incarna l’essenza del vero uomo: santo e peccatore. Ho adorato questo libro perché il protagonista ci rassicura e ci sprona. Hesse, inoltre, è riuscito, con una prosa asciutta e chiara, a prendermi per mano e farmi inoltrare in un’atmosfera sospesa impregnata da valori orientali.


5) Yukio Mishima. La scuola della carne
Taeko è la protagonista femminile di questo romanzo. Donna di alto lignaggio, dopo il divorzio da un marito dominatore e violento, conosce una nuova giovinezza, una nuova autonomia. Lo slancio energico della libertà, tuttavia, è frenato da una passione che la lega e la imprigiona. Conosce e intrattiene una relazione con il giovane Sen, dissoluto e angelico al tempo stesso. Mi colpì, di questo romanzo, il modo elegante con il quale Mishima è riuscito a descrivere la bellezza e la carica sensuale destabilizzante che Sen sprigionava. La sua bellezza sconvolgente, il suo fascino angelico e diabolico, arrivava in maniera immediata anche a me lettrice. Quella bellezza, però, era
premessa/promessa d’amore o un inganno?


6) Marguerite Duras. L’amante
La storia, in gran parte autobiografica, di una quindicenne francese trapiantata con la famiglia in Indocina e di un ricco possidente indigeno. La vicenda è narrata mediante una sorta di diario retrospettivo. La protagonista vive, dapprima, la relazione come una passione travolgente, credendo sia totalmente sradicata dal sentimento. In verità, a grado a grado, ci rendiamo conto, dell’intensità dell’amore che nutriva per il giovane dagli occhi a mandorla. Un sentimento, forse, irriconoscibile perché inedito. “Penso spesso a un’immagine che solo io vedo ancora e di cui non ho mai parlato. È sempre lì, fasciata di silenzio, e mi meraviglia. La prediligo fra tutte, in lei mi riconosco, m’incanto”.
Rileggo questo libro perché la preziosità di questa frase sulla sua soglia è come un invito galante al quale sarebbe scortese voltare le spalle.


7) Pinin Carpi. Cion Cion Blu
Cion Cion Blu è un contadino libero e non convenzionale che guarda al di là; bada all’anima delle persone e poco ai ruoli che queste ricoprono. La sua innocenza è quasi fastidiosa. Il motore della vicenda si accende dopo l’incontro di Cion Cion blu con il principe. Quest’ultimo è disperato in quanto non riesce a trovare la sua amata Gelsomina. I due, come due Don Chisciotte e Sancho Pansa moderni e mandarini, si mettono, dunque, alla ricerca della giovane, imbattendosi in una congerie di avventure costellate da fate, fantasmi e briganti. Il libro è fantasticamente icastico.
Risfogliandolo, ad esempio, mi è apparsa innanzi l’immagine della strega Dentata che con il suo lunghissimo dente rimesta pozioni malefiche. È per incrociare sorprese come questa che Cion Cion Blu è un libro da leggere e rileggere. Non vedo l’ora di rincontrare quel tenerone di un contadino blu e arancione e un imperatore che, grazie al suo aiuto, diventerà meno imperatore e più uomo.


8) Eschilo. Prometeo incatenato
La tragedia è tutta incentrata sul supplizio di Prometeo. Questi, dopo aver regalato il fuoco agli uomini patisce il supplizio divino. Inchiodato su una rupe dai tirapiedi di Zeus, Bia e Kratos, ogni giorno subisce la visita di un’aquila che gli rode il fegato. Nel dramma campeggia la figura del martire immobile, che accoglie numerosi personaggi dalle Nereidi a Io, e li mette a parte circa gli antefatti e le motivazioni che lo hanno portato a compiere l’eroico gesto. Rileggo questa fantastica tragedia per svariati motivi: in primis perché Eschilo usa parole bellissime; un solo verso può essere così denso da far vibrare le corde più arrugginite del nostro animo. Ho bisogno, inoltre, in un momento come questo, in cui è facile cedere ai dispotismi ideologici, di rifrequentare un uomo come Prometeo che mi ricordi l’importanza della ribellione sana: quella finalizzata alla libertà assoluta.


9) F. Dostoevskij. Le notti bianche
Un libricino piccolissimo, un racconto che ci parla di sogno ed evitamento. Il protagonista è un essere angelico e rappresenta una figura: quella del sognatore. Egli vive poco, carpisce pochi dettagli dalla realtà e con questi costruisce mondi paralleli. Regista e sceneggiatore di storie mai esperite e mai regalate, si ritrova progressivamente a allignare nella vita. Nell’arco di quattro notti, progressivamente, scopre la magia della realtà grazie alla pudica ma profonda conoscenza di una donna. Il romanzo fotografa il galoppare del protagonista che da sognatore sta diventando uomo, con un piede nella staffa del mondo e l’altro su quella della nuvola. Lo rileggo perché ricordo ancora la magia dell’atmosfera sospesa e per non dimenticare che il sogno è erbaccia e non fiore quando diventa alibi per nascondersi dalla vita.


10) D. Grossman. Che tu sia per me il coltello
Questo è stato l’unico libro che non è capitato sotto il mio dito affamato. Ho scelto di rileggerlo perché l’ho terminato qualche mese fa, dopo una lettura durata circa otto anni (per caso scrissi a matita la data dell’acquisto). Ebbene, ogni volta che iniziavo questo libro, puntualmente dopo una ventina di pagine scompariva inghiottito da carte, libri e altro. Questo ha reso la mia lettura estremamente frantumata e discontinua. Nonostante la sua freschezza, sebbene sincopata, vorrei rileggere questo capolavoro. Il libro è costituito dal carteggio tra Miriam e Yair. Non parliamo, tuttavia, di lettere che commentano o accompagnano una storia d’amore. I due protagonisti sono, infatti, due estranei che iniziano un gioco epistolare finalizzato alla reciproca confessione, al denudamento più difficile e intimo: quello dell’animo. Yuri e Miriam, grazie alla potenza della parola, danno forma al ricordo, alla speranza, all’essenza. È come se i due fossero legati da un filo/arteria che, proprio grazie alla lontananza, si distende e permette alle loro anime di fluire l’una verso l’altra. Questo libro, di una profondità sinuosa e stordente, mi ricorda che ogni amore è immortale fin quando conserva la capacità di creare parole.

 

Francesca Vernioli

 

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