Sono passati più di trent’anni dalla prima esposizione pubblica del Piss Christ (1989), tuttavia, ancora oggi, quest’opera controversa firmata Andres Serrano, suscita scandalo e indignazione. Il Piss Christ è il manifesto di un’arte degenerata, disgustosa, abietta, che oltrepassa i limiti etici e morali socialmente e culturalmente imposti. Il Piss Christ testimonia come un certo tipo di manifestazione artistica agisca e colpisca le nostre emozioni, le nostre credenze, le nostre certezze, pungolandoci e mettendoci in discussione.
Considerata dai primi teorici come una semplice registrazione del reale, la fotografia è stata presentata agli occhi del mondo come “la serva delle arti”, mentre spettava alla pittura il privilegio di rappresentare la dimensione sacra fatta di mondi fittivi e invisibili. È solo durante e dopo la rivoluzione concettuale che gli artisti iniziano ad appropriarsi della fotografia, utilizzandola in rapporto con le altre discipline artistiche in modo da ampliare il campo dell’arte e interrogandolo dalle fondamenta.
Gli anni Settanta e Ottanta portano alle estreme conseguenze temi di carattere morale, etico e religioso, sono anni cruciali dal punto di vista politico e sociale. Nella vasta produzione fotografica contemporanea troviamo numerosi artisti che recuperano i canoni della pittura restituendoli sotto forma di fotografia per elaborare le istanze del presente, dimostrando il profondo di rappresentare l’irrappresentabile. In questi anni sembra quasi che la fotografia non cerchi più di assomigliare alla pittura, come aveva fatto con il pittorialismo, ma di porsi come alternativa
Nella cornice artistica newyorkese dei primi anni Ottanta Robert Mapplethorpe e Andres Serrano con le loro opere suscitano scandalo e indignazione, entrambi reinterpretano, in chiave contemporanea, eventi centrali della fede cristiana dominando la scena e infiammando l’opinione pubblica. I modi in cui loro hanno interiorizzato e ricostruito gli elementi dell’immaginazione cattolica oltrepassa i confini della convezione sociale, dei tabù e della stessa fede cristiana, la loro opera è considerata trasgressiva perché stabilisce uno stretto legame con l’etica con lo scopo di sovvertirla, contravvenendo al gusto al decoro e ai canoni della morale. Il termine «trasgressione» mantiene un significato religioso residuo ed è spesso presente nel dibattito artistico contemporaneo, essa si configura come un’azione che infrange i principi e gli standard riconosciuti dalla tradizione ed è sempre stata il motore dell’evoluzioni artistiche nel corso della storia. Il clima degli anni Ottanta e Novanta in America sono il periodo della Guerra Culturale, un periodo di forte cambiamento socio-politico ma segnato da tensione e controversie, e il mondo dell’arte era preso di mira, specialmente i lavori di Serrano e di Mapplethorpe furono immersi in profonde controversie, venendo percepite dall’opinione pubblica come sacrileghe, blasfeme e pornografiche.
Andres Serrano, con le sue immagini, ha affrontato i temi più incandescenti della sua epoca, ha costantemente riverberato le questioni più controverse e sentimenti cari alla religione come il dolore, la sofferenza, il sacrificio, ma anche emarginazione, fanatismo, la malattia, la morte, i tabù legati al corpo, ma in una chiave meno astratta e più legata alla vita. Il protagonista indiscusso delle sue opere è il corpo umano, in tutta la sua bellezza intrinseca che risulta dissonante e indigesta, creando una tensione dicotomica tra sacro-profano, eros-thanatos. È un formalista con un profondo senso per la tradizione, le sue creazioni sono state messe in rapporto con quelle dei grandi padri della pittura, specialmente quella barocca.
Il Piss Christ fa parte della serie fotografica Immersions (1987-1990), e si colloca tra le opere più trasgressive dell’arte contemporanea, l’opera è il risultato di un’esplorazione sulla dimensione spirituale della materia in associazione ai liquidi di scarto del corpo. L’opera ebbe un impatto mediatico fortissimo e aprì una serie di dibattiti inerenti ai limiti che la libertà di espressione artistica soprattutto per i temi religiosi. Il fotografo scelse di utilizzare come soggetti della serie articoli di massa a basso costo, raffiguranti icone religiose, il crocifisso e gli altri simboli sacri, rappresentano una fetta della vasta cultura occidentale. L’immersione di queste icone considerate sacre nei fluidi corporei è un chiaro segno di declassazione che non può essere negato, ma l’opera è una riflessione sulla relazione dell’individuo con le icone della cultura che esamina lo spirito del nostro tempo.
Attraverso il tema della crocifissione, il fotografo realizza uno slittamento di senso, decontestualizzando l’evento saliente della passione di Cristo, la cui rappresentazione è strettamente legata a quella di carne umana. Piss Christ di Serrano è immerso nel sangue e nell’urina dell’artista, che ci mostra la carnalità stessa della crocifissione, il sangue dell’artista ha la valenza del sangue mestruale, sangue di scarto, non portatore di vita e di salvezza, ma nel suo senso abortivo e improduttivo.
Il Piss Christ va collocato nel canone dell’arte religiosa e nella storia della trasgressione artistica, mettendo in relazione il gusto con il disgusto, il sublime con l’escrementale, il sacro con il profano, porta il suo contributo a quella tradizione artistica che si concentra sull’umanità della figura di Cristo, per sottolineare il miracolo fondamentale del Cristianesimo.
Il corpo e il sangue di Cristo. Perché tutto inizia con il sangue. Il Cristo crocifisso di Serrano è immerso nell’urina e nel sangue dell’artista, non è un Cristo che dona il suo sangue, che lo perde dal suo corpo, i cui fluidi vengono raccolti da Giuseppe d’Arimatea; è un Cristo immerso nell’insulso umano, nel suo scarto, riportato dunque alla sua matrice non divina. 1
Le opere di Andres Serrano sono caratterizzate da una grande qualità estetica e da una profonda ambivalenza, sono il risultato di un approccio trasgressivo che disorienta e spesso disturba lo spettatore, questo paradosso illustra il rapporto personale dell’artista con la religione. Le opere di Serrano sono state attaccate fisicamente più volte, lo stesso Piss Christ è stato danneggiato con un martello da due adolescenti nel 1997 alla National Gallery of Victoria di Melbourne. A Lund, in Svezia, dieci anni dopo, diverse fotografie della serie History of Sex furono tagliate da quattro attivisti mascherati con simpatie neonaziste. L’ignoranza da parte del pubblico viene spesso proposta come la ragione di tali casi di vandalismo, ma lo storico dell’arte Dario Gamboni rivela, nella sua analisi della distruzione dell’arte, che alla base di tali atti agisce una logica più complessa.
Il vandalismo è definito in termini di anonimato e insignificanza, ma in realtà non è sempre così, costituisce una risposta alla creazione artistica attraverso la violenza, i casi di scandalo provocano la focalizzazione dell’attenzione dei media sull’artista, suscitando curiosità e creando aspettative nel pubblico che condizionano inevitabilmente la risposta all’opera.
Il suo rapporto conflittuale con la Chiesa e il suo lavoro segnato dalla trasgressione, hanno spianato la strada a nuove icone che suscitano proteste ma al contempo sfidano le forme di rappresentazione religiosa tradizionale, proponendo un’alternativa per superare i tabù legati al corpo. Il lavoro ambiguo di Serrano, così come ambigua è quest’epoca, è una sfida aperta ai generi e agli spettatori, con la sua voglia di mostrarci il lato celato delle cose. Ci troviamo in un momento eccezionale per la fotografia perché il mondo dell’arte la accoglie come non era mai successo prima, in tutta la storia della fotografia ci sono sempre stati fautori del mezzo come opera d’arte e come veicolo d’idee ma mai tanti come oggi. Dagli anni Ottanta in poi, da quando la fotografia è diventata uno strumento di massa, la pluralità di linguaggi che si sono sviluppati ha raggiunto livelli esponenziali, ragion per cui è difficile, se non impossibile, rintracciare una corrente preponderante in favore di una moltitudine di approcci e risultati.
Melina Craveli
Bibliografia
- Celant, Fotografia maledetta e non, Feltrinelli, Milano, 2015.
- D’Amico, Corpografie. Urti di senso tra Witkin, Mapplethorpe e Serrano, Costa & Nolan, Genova, Milano, 2006.
M.G. Dondero, Fotografare il sacro, Meltemi, Roma, 2007.
- Julius. Trasgressioni. I colpi proibiti dell’arte, Bruno Mondadori, Milano, 2003.
- Heartney, Postmodern Heretics. The Catholic Imagination in Contemporary Art, Silver Hollow Press, sl, 2018.
Fonte immagini:
- http://andresserrano.org/;
- https://en.wikipedia.org/wiki/Andres_Serrano
Melina Bruna Craveli si laurea in DAMS, Cinema, Fotografia e Performance, nel 2020, presso l’Università della Calabria, con tesi dal titolo Fotografia e provocazione: il caso Andres Serrano. È coordinatrice del Laterale Film Festival.
Notes:
- Julius, p.113. ↩