Agenzie Letterarie: istruzioni per l’uso

É   un   fenomeno   relativamente   nuovo,   ma   in   grande   crescita   in   Italia,   quello   delle  Agenzie Letterarie, in un tempo in cui, se pure la lettura non è eccessivamente in crescita, il numero degli scrittori – veri o wannabe – sicuramente non fa che aumentare, insieme alla domanda di servizi editoriali.

La passione per la penna degli Italiani è testimoniata, se ce ne fosse bisogno, dal successo esponenziale di siti e concorsi letterari, anche di grossa portata in termini di numeri e di posta in gioco   – ad esempio   il  Torneo  IoScrittore,  indetto dal  Gruppo Mauri-Spagnol,  che chiude le iscrizioni in questi giorni; o il Premio Neri-Pozza, organizzato dall’omonima casa editrice: in entrambi i casi, si tratta di giganti alla ricerca di nuovi talenti, che vanno a pesca nel mare immenso dell’offerta.

A ragione di quest’immensità, che può rendere invisibili, non è raro che un giovane aspirante scrittore, prima di inviare il suo lavoro a un concorso o direttamente a un editore, senta il bisogno di un confronto qualificato con chi di Letteratura si occupa per mestiere.

Ma cos’è, esattamente, un’Agenzia Letteraria? E, soprattutto, che cosa fa? I livelli sono diversi, e si parte senza dubbio dalla valutazione del lavoro. É bene premettere che esistono sul web numerosissime Agenzie ed enti culturali che offrono servizi editoriali – fra questi anche l’Associazione Glicine, con la quale collaboro. Molto meno numerose sono le case editrici disposte   a   valutare   testi   di   esordienti   fornendo   loro   una   risposta   articolata   ed   esaustiva   – normalmente, se non piace, si cestina semplicemente. Fra queste vi segnalo una piccola casa editrice milanese, “Autodafè Edizioni”, e – non posso non autocitare, perché ne conosco davvero poche – la nostra “Il Sileno Edizioni”. In entrambi i casi, la valutazione dei testi che invierete è del tutto gratuita, e – avete capito bene – riceverete una risposta, qualunque sia l’esito della valutazione.

Ma di solito non è così, e se puntate a un concorso o a sbocchi diversi, la soluzione potrebbe essere un’agenzia. Quindi, di preciso, che cosa valuterà l’Agenzia? Il vostro lavoro è sufficientemente originale, ben strutturato, dunque “pubblicabile” con qualche piccola limatura? L’idea è buona ma va riscritto, completamente o in alcune parti? Riuscite a gestire in tutti i casi lo stile – magari alto, magari molto colloquiale – che avete scelto di adottare? Ecco icasi più frequenti che un buon Editor dovrebbe saper affrontare con l’autore in agenzia.

Il   secondo   step   è   la   revisione,   ovvero   come,   concretamente,   insieme   a   quell’Editor,   potrete migliorare il lavoro che avete in mano, dopo aver appurato cosa va bene e cosa no. È un lavoro delicato, che a volte – nei casi in cui è possibile – richiede uno scavo psicologico: cosa volevate dire esattamente in quel passo? Siete sicuri della scelta di quella parola? Quale di quei tre aggettivi cancellereste dovendone scegliere per brevità solo due, e perché? ​

Il terzo step, quando previsto, consiste semplicemente nella scelta – concordata – della casa editrice o del concorso al quale proporre il lavoro – sempre che non ce l’abbiate già in mente. Detto così sembra facile come una procedura guidata, ma occorre fare una nuova premessa.

Proporre un testo a un’agenzia di servizi letterari è come entrare in un salone di bellezza: un centro con tutti i crismi dal quale dovreste uscire – col lavoro in questione – al meglio delle vostre possibilità. Ovviamente il punto di partenza incide: se entro io non è come se entrasse Sofia Loren, ovvio, ed è inutile che mi arrabbi. Ho parlato infatti di un salone di bellezza, non di un chirurgo estetico. Pensare di sedersi ad un tavolo sentendosi la Giulia De Lellis di qualche anno fa, per esporre la propria storia allo scribacchino di turno, che con un buon italiano e qualche trovata a effetto tirerà fuori un best seller, non è certamente una buona idea. Anche perché voi non siete Giulia De Lellis, e se la storia che avete scritto non è originale di per sé, è comunque difficile che una casa editrice l’accetti, perché al pubblico non interesserà. È bene tenere presente che c’è una concorrenza spietata là fuori.

Ovviamente non dico tutto questo per scoraggiarvi: coltivare le proprie passioni è un sacrosanto diritto, e farlo con successo è possibile, dunque è giusto provare.

Buona fortuna e, soprattutto, buona scrittura a tutti.

Giulia De Sensi

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