COVID-19 | #IOSTOACASA: Il calore di un abbraccio virtuale

Da martedì 10 Marzo, le misure restrittive atte a contenere la diffusione del Coronavirus SARS-CoV-2 vengono estese all’Italia intera, senza più distinzione tra zone considerate ad alto o basso rischio, a causa del forte aumento del numero dei contagi e dei decessi.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, si rende portavoce della dichiarazione “IO RESTO A CASA”, attraverso l’attuazione di nuove misure che prevedono la limitazione di qualsiasi spostamento di ogni individuo, che dovrà avvenire solo per ragioni lavorative, necessità o salute, autocertificando (modulo aggiornato al 03 maggio 2020 – ndr)  tale motivo ed assumendo responsabilità penali in caso di false dichiarazioni. Tutte le scuole e le università rimarranno chiuse almeno fino al 3 aprile e si raccomanda ai datori di lavoro, sia nel settore pubblico che nel privato, di attuare misure di congedo ordinario e ferie.

Per arginare i contagi, è essenziale evitare in modo assoluto gli assembramenti, quindi qualsiasi genere di aggregazione all’aperto ed all’interno di locali aperti al pubblico; per tale motivo, gli eventi sportivi, religiosi, ludici, artistici, sono sospesi. I bar ed i ristoranti restano aperti fino alle 18.00 nel rispetto della distanza di un metro tra clienti ed i centri commerciali chiusi nei fine settimana, eccetto farmacie, parafarmacie e alimentari.

Ancora più importante, i soggetti che presentano sintomi simil-influenzali, piuttosto che gli over 60, i soggetti affetti da patologie, immunodepressi, coloro i quali rientrati da qualsiasi zona in cui siano stati accertati casi di contagio, sono fortemente raccomandati a non lasciare la propria abitazione ed invitati a non recarsi assolutamente al pronto soccorso, ma di contattare il proprio medico curante e seguirne le istruzioni. (Vademecum in caso di dubbi)

La campagna di sensibilizzazione #Iorestoacasa è stata lanciata sui social network da tanti personaggi del panorama artistico italiano, affinché siano d’esempio soprattutto per i più giovani, ai quali va facilitata la comprensione dell’importanza dei propri gesti, in una situazione di emergenza sanitaria di tale portata.

“#IOSTOACASA: Lo faccio per te! Dichiarazione d’amore ai tempi del Nuovo CoronaVirus” – Messaggio condiviso con Cri Me Leg – Associazione di Promozione Sociale

Noi della rivista divulgativa “Il Sileno Onlus” ci uniamo a gran voce a questa presa di posizione, guidati dallo spiccato senso civico e consapevoli del potere che ciascuno di noi ha ugualmente in mano, senza distinzione di sesso, età, etnia, ruolo sociale e pensiero politico, con la responsabilità di dover agire in funzione del bene comune. 

 

Perché tutto ciò è estremamente necessario?

Sappiamo ancora relativamente poco sul SARS-CoV-2, ma quanto basta per confermare l’evidenza, non opinabile, dell’elevata velocità di contagio, insieme alla necessità di ospedalizzazione del paziente in terapia intensiva, al di là dell’esito fatale o meno.

L’Istituto Superiore di Sanità stima fino ad ora che il numero di riproduzione di base (R0), che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva (il rischio di diffusione dell’epidemia), sia compreso tra 1,4 e 3,8 nelle aree colpite. Significa che in media un singolo malato infetterà più di due persone nello stesso momento.

Cosa, quindi, se ne deduce?

Più ci esporremo, più avremo contatti volontari ed involontari, più il virus si trasmetterà velocemente e contemporaneamente in maniera esponenziale, mettendo in ginocchio la sanità pubblica, come sta già accadendo anche nelle migliori e rinomate strutture del nord Italia.

Questa situazione costringerà, per mancanza di posti letto ed apparecchiature, a discriminare in base all’età ed alla situazione patologica chi sia meritevole di ricevere assistenza e chi no.

Cosa possiamo fare?

Non è il momento di pensare che sia ingiusto e di chi sia la colpa, di scagliarsi verbalmente contro una categoria o di pregare che la mala sorte non ci sfiori.

È il momento di dimostrare il nostro amore per la sopravvivenza collettiva.

È il momento di agire, semplicemente non agendo affatto: dobbiamo mantenere la calma ed accettare di rimanere nella nostra dimora, riflettendo su come poter essere di ulteriore aiuto attraverso la buona propaganda mediatica e magari l’aiuto economico a sostengo degli ospedali, partecipando alle relative raccolte fondi.    

Combattere e contenere la diffusione del virus, attraverso la riduzione massima dei contatti interpersonali e mettendo in atto le norme igieniche che ormai conosciamo alla perfezione, equivale ad indebolirlo, a permettere la guarigione dei contagiati ed aumentare l’immunità di gregge: la capacità di una popolazione di resistere all’infezione di un patogeno grazie ad un numero sufficientemente alto di individui che ha già sviluppato gli anticorpi specifici necessari alla distruzione di esso. È l’effetto che si ottiene generalmente con la vaccinazione di massa, ma che adesso possiamo solo riprodurre a livello comportamentale. (Fonte: “Coronavirus: How behaviour can help control the spread of COVID-19, February 26, 2020 Peter Hall Professor, School of Public Health and Health Systems, University of Waterloo”) 

Quel che ci si chiede è un sacrificio non minimamente paragonabile a tutto ciò che quotidianamente mette in atto il personale sanitario: medici, infermieri, tecnici, farmacisti, operatori, che in prima linea affrontano il rischio della propria vita per salvare quella altrui, che domani potrebbe essere la nostra.

Non affrontare lo sforzo di modificare temporaneamente le proprie abitudini, non rispettare delle semplici regole, rinnegare la gravità della situazione, lasciarsi andare all’irrazionalità d’azione, non è altro che un enorme insulto a tutti loro, oltre che alla nostra terra, ai nostri cari, a noi stessi, alla nostra futura generazione.

È un pugno in faccia anche nei confronti di chi non può permettersi di abbandonare il proprio lavoro, di chi eroga servizi essenziali e beni di prima necessità, di chi non può usufruire dello smart working o lavoro da casa.

Le restrizioni non devono essere intese come un attacco alla libertà individuale che ci viene negata; soffermatevi a pensare che la nostra libertà è implicita nel diritto alla salvaguardia della nostra salute e nel fare tutto ciò che è in nostro potere per non compromettere quella altrui.

La popolazione non è altro che la proiezione/estensione del nostro io; viviamo in simbiosi gli uni con gli altri e l’unico modo per prenderci cura di noi stessi è prendersi cura di tutti. È un lavoro personale che nessuno può delegare.

Dobbiamo dichiararci amore fraterno attraverso un abbraccio collettivo virtuale; fare da garante ai soggetti più a rischio, accettare il paradosso per cui la necessità di tenerci a distanza porterà al nostro riavvicinamento imminente.

Il virus è fra noi, non teme frontiere di alcun tipo: non lasciate che vi utilizzi come mezzo di trasporto gratuito per raggiungere e conquistare nuove mete. Pagheremo noi al suo posto, al prezzo caro della vita.

Fa paura? Si, tanta, ma chiariamo un punto importante: bisogna accoglierla la paura, non rinnegarla, non deriderla. La paura è istinto di sopravvivenza, ha permesso l’evoluzione della nostra specie: i nostri antenati trovavano il rifugio più vicino all’inizio di una tempesta, temuta poiché percepita come pericolo tangibile, visibile, udibile. La nostra tempesta non ci si palesa ai sensi, ma è più presente e persistente che mai.

Il grado di percezione del pericolo in base al proprio percorso, alla conoscenza, all’attitudine, può essere alterato e non oggettivo. È normale, umano. Ciò che è assolutamente innaturale è l’essere consapevoli delle conseguenze lesive inestimabili delle proprie azioni, eppure reiterarle.

Non cediamo all’irrazionalità, cogliamo questa occasione per riflettere intimamente sul significato degli eventi; immaginiamoci come dei grandi mammiferi affamati che per tutto il tempo hanno cacciato opportunità ed inghiottito esperienze e conoscenze. Adesso è arrivato il momento di andare in letargo, un letargo necessario per sopravvivere all’inverno freddo, aspettando che torni il sole.

Silvia Spadafora

Informazioni su Silvia Spadafora

Silvia Spadafora vive a Cosenza.  Dopo la maturità classica ha conseguito la laurea in Farmacia con tesi sperimentale in Anatomia molecolare umana e la successiva abilitazione all’esercizio della professione. Attraverso la scrittura, esprime la sua dedizione e premura per la divulgazione della ricerca scientifica biomedica.
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