Il Sistema Bibliotecario Vibonese: una fucina di idee nel cuore del centro storico della città

Ingresso del Sistema Bibliotecario Vibonese

Il Sistema Bibliotecario Vibonese è un polo culturale calabrese di fondamentale importanza: fondato nel 1988 e sito nel complesso monumentale di Santa Chiara, nel centro storico di Vibo Valentia, ospita una vasta raccolta documentaria che comprende oltre 60.000 elementi per la ricerca. La struttura ha al suo interno sale di lettura, postazioni informatiche e multimediali, un’area accoglienza, una sezione dedicata ai ragazzi, uno spazio espositivo, un auditorium, nonché ampi spazi all’aperto, ideali per lo svolgimento di iniziative teatrali, musicali e cinematografiche. Vanta altresì un’intensa attività di promozione culturale: si organizzano incontri con autori, presentazioni di volumi, convegni dedicati alle più svariate tematiche, mostre, rassegne cinematografiche, laboratori, e iniziative volte ad incoraggiare la lettura e la valorizzazione del patrimonio culturale. A partire dal 2012, organizza il Festival Leggere & Scrivere, un evento riconosciuto a livello nazionale che prevede un fitto programma di incontri con scrittori, giornalisti, poeti, artisti, musicisti, registi, attori: iniziativa di importanza cruciale per tutto il territorio locale, capace di coinvolgere l’intera comunità e di favorire innumerevoli occasioni di incontro, scambio di esperienze e crescita culturale.

Dal 2008, inoltre, è Polo del Servizio Bibliotecario Regionale e gestisce i rapporti tra le biblioteche calabresi ed SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale).

Edicola esterna raffigurante san Francesco d’Assisi

La sede, il complesso di Santa Chiara, è un edificio di notevole pregio storico-architettonico che risale alla fine del XVI secolo e che ha subito nel corso del tempo varie trasformazioni di carattere funzionale e strutturale: nato come sito religioso, a seguito di vari processi di ristrutturazione e rifunzionalizzazione, diventa in successione ricovero per indigenti, centro sanitario militare, scuola per l’industria e l’artigianato e, infine, sede dell’odierna biblioteca. L’immobile viene costruito nel 1594 come monastero di Santa Chiara d’Assisi grazie al finanziamento di alcune nobili famiglie monteleonesi tra cui i Pignatelli, signori della città. Dalle descrizioni presenti nelle fonti, si può evincere che il complesso fosse costituito da due corpi separati: il monastero, esteso su due livelli e dotato di un chiostro quadrangolare, e la chiesa intitolata a Santa Chiara, posta su un livello più basso per via della peculiare posizione altimetrica del sito, con una sacrestia che consentiva il collegamento tra i due edifici distinti. Il monastero viene a lungo gestito dalle badesse Pignatelli e acquista notevole prestigio in quanto frequentato da ragazze provenienti da nobili famiglie monteleonesi. Nel 1783, in seguito al terribile terremoto ‒ che provoca un elevatissimo numero di vittime in tutto il territorio monteleonese ‒ il complesso riporta dei danni tali da decretarne la chiusura; gli interventi di restauro vengono valutati eccessivamente lunghi e costosi, per cui si provvede alla ristrutturazione della sola chiesa, mentre il monastero viene definitivamente abbandonato. Nel 1806 Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, decreta l’abolizione della feudalità e Monteleone si libera dal dominio dei Pignatelli. Due anni dopo Gioacchino Napoleone Murat, salito sul trono in luogo del cognato, ordina la soppressione di ordini, conventi e monasteri possidenti, con la conseguente espropriazione dei beni, e in quest’occasione il monastero viene parzialmente recuperato per diventare rifugio dei Minimi di San Francesco di Paola. Successivamente, con il Concordato fra la Santa Sede e il Regno di Napoli del 1818, si sancisce il ripristino dei principali ordini religiosi e la riapertura di molti monasteri.

Particolare del chiostro

Tra i vari provvedimenti, il Concordato prevede la riapertura del convento agostiniano di Santa Maria della Croce di Francavilla Angitola: la comunità degli agostiniani viene trasferita proprio presso il complesso monteleonese e si impegna a ristrutturare ulteriormente l’edificio nel tentativo di realizzarne un completo recupero. Nel 1869 il bene immobile viene ceduto all’amministrazione comunale per essere destinato ad una struttura di pubblica utilità e si decide così di istituire nei suoi locali un Asilo di Mendicità, che viene aperto al pubblico sette anni dopo. Tuttavia le condizioni dell’edificio sono molto precarie e dunque se ne rende necessario l’abbandono, seguìto nel 1880 da un decreto del re Umberto I che ne delibera la chiusura: molti cittadini avanzano le loro proteste e il conte Antonio Capialbi si offre di provvedere di persona alla manutenzione, ma niente riesce a cambiare la situazione. Sul finire del XIX secolo, dietro le direttive del Genio militare di Catanzaro, il complesso si trasforma in Infermeria presidiaria: gli ambienti vengono conformati alle nuove funzioni e al posto della chiesa viene costruita una caserma. Il monastero resta un centro militare di riferimento per alcuni decenni, finché nel 1925 l’amministrazione comunale decide di dare i locali alla Scuola di disegno industriale, intitolata all’architetto Giovan Battista Vinci e poi trasformata in Scuola Tecnica Industriale e per l’Artigianato. Successivamente l’istituto decide di lasciare la sede e così il complesso viene abbandonato, fino a quando non rinasce a nuova vita, cambiando ancora una volta pelle, per ospitare il Sistema Bibliotecario Vibonese.

Alessandra Falduto


Fonti:

  • http://www.sbvibonese.vv.it/index.php?option=com_content&view=article&id=120&Itemid=840;
  • http://www.sbvibonese.vv.it/index.php?option=com_content&view=article&id=122:il-complesso-di-santa-chiara&catid=95&Itemid=830;
  • Monteleone. Provincia del Regno di Napoli (1806-1816), Michele Furci, Vibo Valentia, Edizioni Mapograf, 1994;
  • Calabria 1783, il Terremoto. Storia di una catastrofe, migliaia di morti, a cura di Massimo Tigani Sava, Catanzaro, Local Genius, 2016;
  • Foto: Alessandra Falduto.

 

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