L’antica storia del Giappone è costellata di guerre e conflitti sanguinosi combattuti per la supremazia del paese. In pochi però sanno che spesso a fianco degli uomini militavano anche molte donne estremamente coraggiose. Esse erano le “onna-bugeisha”, cioè le “donne combattenti”, alcune delle quali passate alla storia e ancora oggi ricordate come grandiose guerriere.
Il ruolo della donna in Giappone nel corso dei secoli è cambiato molte volte. Secondo quanto riportato dalle fonti storiche, sia uomini sia donne impararono a usare armi per difendersi da invasioni da parte di briganti all’interno dei propri villaggi. Gli uomini erano più propensi a usare armi da taglio come le katana, mentre tra le armi più utilizzate dalle donne vi erano i naginata e i tantō. Il tantō, un pugnale di piccole dimensioni usato per il combattimento corpo a corpo, era facile per le donne nasconderlo tra i vestiti e quindi immediato da sfoderare al momento giusto per difendersi da aggressioni di ogni tipo.
Dal periodo Heian (794-1185) la maggior parte delle donne perse il ruolo di guerriere a causa della nuova visione secondo cui non erano adatte al combattimento. Erano perciò molto poche quelle che continuavano a contribuire alle guerre per via dei nuovi ideali di bellezza e femminilità.
Nel periodo Kamakura (1185-1333) però, la loro presenza si fece nuovamente sentire e il ruolo delle onna-bugeisha riuscì a elevarsi persino all’interno della corte militare. Il loro potere fu talmente vasto da riuscire a ottenere diritti paritari in questioni sia di natura economica sia politica.
È nel periodo Edo però che per le donne la vita diventa più complicata: a causa della presenza del Neo-confucianesimo, dottrina d’impronta fortemente patriarcale, l’importanza delle onna-bugeisha andava via via scemando. Il potere era in mano agli uomini e le donne erano istruite per diventare brave mogli e madri di famiglia, ma molte di loro non avevano altra scelta che diventare prostitute all’interno dei tanti quartieri di piacere. Man mano che il tempo passava, esse furono sempre di più vincolate a una vita reclusa e in funzione dei propri mariti. La fulgida vita della classe delle “donne-guerriere” giungeva così a un tiepido epilogo, complice anche il nuovo stile di vita pacifico e senza conflitti che caratterizzò tutto il periodo Edo.
Alcune onna-bugeisha però si perdono tra leggenda e realtà e molte di loro sono divenute protagoniste di ritratti ukiyo-e, nonché di racconti epici. La mitica imperatrice Jingū, moglie dell’imperatore Chūai, è considerata la prima donna guerriera della storia giapponese che, alla morte del marito, si dice abbia guidato il suo paese alla conquista della Corea. Non si hanno prove certe della sua esistenza a causa della scarsità di documentazioni storiche, sebbene durante la Restaurazione Meiji (1868-1912) furono stampate banconote con la sua figura, che ne fanno anche la prima donna giapponese a essere stampata su di esse. Tante furono le speculazioni che la associano a un’altra figura leggendaria, la sacerdotessa Himiko, regina di Yamato nel III secolo. Anche qui però, le prove si perdono nel tempo. La tradizione vuole che la sua tomba si trovi a Nara.
Un’altra popolare figura di onna-bugeisha è sicuramente Tomoe Gozen, donna samurai al servizio di Minamoto no Yoshinaka. È descritta come una bellissima donna dalla pelle candida e dai lunghi capelli neri, abile nel maneggiare il naginata e di grandissima forza e coraggio. La sua storia è narrata nell’Heike Monogatari, grandiosa epopea che racconta la storia del conflitto tra la famiglia Taira e la famiglia Minamoto per la supremazia del Giappone. Anche nel suo caso la veridicità storica è messa in discussione, ma rimane l’unica guerriera ad aver avuto posto nella letteratura classica giapponese.
Non solo samurai: anche tra i ninja, abili assassini che operavano nell’ombra vi era la presenza di molte donne, come Mochizuki Chiyome. Nobildonna discendente di una delle scuole ninja più importanti, la Kōga-ryū, alla morte di suo marito fu ingaggiata dal daimyō Takeda Shingen a creare un gruppo di kunoichi (donne ninja) da poter impiegare contro i suoi nemici. Le candidate perfette erano prostitute e altre donne vittime di guerra che vivevano in povertà cui insegnò la via del ninjutsu. Le kunoichi operavano come assassine e messaggere, e riuscivano a muoversi in totale libertà all’interno dei villaggi grazie alla loro abilità nel camuffare la propria identità lavorando come geisha o attrici per arrivare più facilmente ai loro obiettivi.
L’ultima onna-bugeisha documentata storicamente anche grazie a foto d’epoca è Nakano Takeko, famosa combattente durante la guerra Boshin, conflitto tra i sostenitori del governo Tokugawa e quelli del nascente governo Meiji. Takeko fu istruita dal padre alle arti marziali, sebbene fosse particolarmente abile nell’uso del naginata. Fu al servizio di molti daimyō prima dello scoppio della guerra, nel quale fu ferita a morte dalle milizie rivali, cosa che la portò a implorare a sua sorella Yūko di decapitarla prima che il nemico potesse fare scempio del suo corpo.
La storia delle onna-bugeisha rimane ancora per molti versi misteriosi e affascinanti, sebbene vengano ancora poco considerate. Troppo spesso si dimentica il loro prezioso contributo durante i numerosi conflitti, ma una cosa è certa: senza di loro probabilmente il corso degli eventi sarebbe stato molto diverso.
Vittoria Aiello
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Laureata in Lingue e Culture Orientali, il disegno e l’Asia sono le sue più grandi passioni. Lettrice instancabile, non perde mai l’occasione di scoprire e imparare cose nuove da altre culture.