Località: Palermo
Quartiere o rione Albergheria, in origine denominato Albergaria, riconosciuto, ad oggi, come uno dei primi siti di insediamento abitativi risalenti ad epoca Bizantina ed ancor prima Araba.
Lungi dal voler immaginare un percorso che dia un qualsiasi senso di consequenzialità o di causalità alle foto, ho percorso in lungo e in largo il quartiere, più volte, rigorosamente a piedi. Cercando volontariamente di non tracciare una traiettoria definita, ma semplicemente di perdermi.
Capace di fondere, al suo interno, costruzioni sontuose come palazzi reali che contrastano in maniera vivida col resto di quello che rimane della porzione di città distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e non ancora ricostruita.
Da sempre l’Albergheria ospita lo storico mercato di Ballarò, frequentato tutto l’anno da turisti e autoctoni che ne costituiscono l’anima, l’essenza stessa. Luogo nodo, tra tutti, per le sue peculiarità che lo rendono affascinante, misteriosamente magico e maestoso al tempo stesso.
Facendomi così trasportare dall’immaginazione e dai minuscoli particolari che man mano attiravano la mia attenzione deviandomi per imboccare stretti vicoli, vecchie stradine e sparute scorciatoie.
Quello che si intravede è lo scorcio di una metropoli postmoderna che, come un testo narrativo, si presenta a tutti nello stesso modo, ma che ognuno può leggere in maniera soggettiva. Costellato in più punti dall’enorme divario sociale che investe totalmente e visibilmente il quartiere, luogo di incontri e scontri capace da sempre di fondere culture alle volte molto diverse tra loro.
Durante questo incedere blasonato può capitare di perdersi nei propri passi, quasi come se in realtà fosse la città ad attraversarti e non il contrario, il che può dare luogo in diversi casi, all’attuazione di un processo di spersonalizzazione.
Dunque dentro e fuori di sé come anche dentro e fuori dalla metropoli. L’unico appiglio per non perdere definitivamente la rotta è il fil rouge che si staglia sullo sfondo legando tra di loro i vari luoghi immortalati nelle foto, connessi intimamente con i luoghi dell’anima di chi li percorre lasciando inconsapevolmente delle tracce.
Questi non luoghi dalla potenzialità vitrea lasciano spazio all’immaginazione e ci permettono di attraversarli e di esserne attraversati.
Gaia Materazzo
Foto di Gaia Materazzo
Nata a Lamezia Terme e cresciuta in Calabria, vive ormai da diversi anni in Sicilia, a Palermo. Laureatasi nel 2017 con una tesi in etnomusicologia presso l’Università della Calabria nel 2018 partecipa come relatrice nel convegno ‘Gli strumenti, i generi e le tecniche della musica tradizionale calabrese’ svoltosi presso lo stesso Ateneo calabrese. Collabora a vario titolo col Museo delle Arti e dei Mestieri (MAM) di Cosenza, prima come tirocinante e poi partecipando alla pubblicazione di un catalogo in merito alla mostra “Il sacro nel Privato” (2015).
Prosegue la sua carriera universitaria presso l’Ateneo degli studi di Palermo svolgendo tirocini presso la rinomata Fondazione Buttitta, come archivista e catalogatrice e laureandosi nella Specialistica di Studi Storici Antropologici e Geografici con il massimo dei voti.