7 nov. 2019 | Nell’ambito del corso di “Gestione del rischio e crisis management” tenuto dalla dott.ssa Barbara Lucini presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il 7 novembre 2019 Giovanni Gugg ed Elisabetta Dall’Ò hanno tenuto una lezione straordinaria sull’antropologia del rischio, con particolari riferimenti ai casi del Vesuvio e del monte Bianco. Inoltre, alla presenza del prof. Marco Lombardi, direttore del Dipartimento di Sociologia, hanno presentato il volume “Disasters in popular cultures”, da loro curato insieme a Domenica Borriello, per Il Sileno Edizioni (2019).
L’incontro con gli studenti e le studentesse milanesi è stato particolarmente lungo e denso, avendo avuto luogo dalle 8:30 alle 12:30, durante il quale è stata presentata la prospettiva antropologica sulle tematiche del rischio e dei disastri, nonché sul possibile contributo che le scienze sociali possono fornire al complesso ambito della prevenzione e mitigazione.
Alternandosi con due veri e propri seminari, Gugg e Dall’Ò hanno effettuato riflessioni teoriche e metodologiche in merito ai loro campi di ricerca etnografica. Rispettivamente, il rischio vesuviano inteso come prodotto geo-sociale (le dimensioni e le caratteristiche del caso in oggetto e la sua elaborazione sociale, problematizzando i concetti di rimozione, negazione e fatalismo) e l’erosione dei ghiacciai alpini in relazione ai cambiamenti climatici (la dimensione locale e quella globale, la “scoperta” che i ghiacciai non sono solo espressioni della natura, ma scrigni di storie e di identità).
La terza parte, infine, ha riguardato il libro “Disasters in popular cultures”, con la presentazione dei singoli contributi, le motivazioni scientifiche e culturali che hanno condotto alla sua stesura, le modalità di realizzazione di un prodotto a cui hanno contribuito ricercatori di numerose parti del mondo e, non da ultimo, le possibili ricadute pratiche (dunque non solo accademiche) di uno studio che coniuga prospettive disciplinari diverse e indaga un terreno di frontiera tra hard e soft science che intende recuperare saperi e conoscenze locali troppo a lungo ignorate, se non addirittura snobbate, e che invece ad uno sguardo più attento si rivelano foriere di informazioni e stimoli per elaborare strategie e linguaggi più efficaci nell’ambito della comunicazione del rischio.