Nella mitologia romana Febris (Febbre) era la dea della febbre; derivava dal dio etrusco degli inferi Februus legato alle malattie portate dal freddo, e i Februalia, festività associate al dio, si svolgevano l’ultimo giorno del mese, il 24 febbraio, detto “giorno sesto” perché precede di sei giorni le calende di marzo, mettendo fine all’anno. Il giorno successivo era definiti bisesto, ovvero bis sextus “due volte sesto”.
I Februalia prevedevano sacrifici affinché il dio ponesse fine alle malattie, ma anche per propiziare il nuovo mese all’insegna del rinnovo. I romani avevano una vera e propria avversione per il mese di febbraio (Mensis Feralis), dedicato ai riti per i defunti, quindi un giorno in più allungava quell’agonia, convinti che gli anni bisestili erano portatori di epidemie, sventure, tragedie, nefasti per le greggi e le vegetazioni.
Curiosità: Anche il calendario celtico era diviso in due parti: 29 o 30 giorni, la prima era definita “luminosa”, la seconda “oscura”. I mesi di 29 giorni erano considerati infausti, mentre quelli di 30 erano fausti.
E dunque: “Anno bisesto, anno funesto”
Celia Pontari
Immagini:
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