Wushu Kung Fu Tradizionale: l’importanza di una sana pratica marziale

Il fine ultimo del Kung Fu Wushu Tradizionale, madre di tutte le Arti Marziali, è l’autorealizzazione. Il suo scopo non è quello di generare aggressività nei confronti degli altri, ma di raggiungere un perfezionamento di sé stessi; la motivazione che deve spingere alla pratica è il miglioramento delle qualità psicofisiche, al fine di coltivare il bene più prezioso: l’equilibrio.

Il Kung Fu Wushu è un mezzo per progredire costantemente, anche nella vita di tutti i giorni: lavoro, studio, rapporti umani. 

Le qualità morali di questa disciplina sono la sincerità, il rispetto, la solidarietà, la fraternità, la saggezza, l’umiltà, lo spirito di sacrificio, il coraggio, la pazienza ed altre ancora.

Riteniamo che praticando il Kung Fu tradizionale si dia vita a nuovi spazi ed autentici momenti di incontro, di dialogo, di amicizia.

Il Kung Fu è una regola di vita e non si riduce ad una semplice tecnica: è parte, infatti, di una vera e propria filosofia che si estrinseca in ultima analisi nell’esercizio spirituale.

Questo è probabilmente uno degli aspetti che noi occidentali non riusciremo mai a comprendere pienamente, se non ci si accosta al Kung Fu nel senso più profondo. Deve far maturare nel praticante profonde riflessioni sul proprio modello comportamentale e quindi farlo crescere non nella violenza ma nell’acquisizione e nel modellamento del rapporto tra il proprio corpo e il proprio spirito. Per questo motivo, il Maestro deve travalicare i confini della semplice docenza tecnica, per assumere il ruolo di Maestro di vita, al fine di tramutare la palestra da luogo di allenamento in luogo ove è possibile un vero e proprio ristoro spirituale.

Questo discorso vale maggiormente nei confronti dei bambini: il Maestro dovrà cercare, infatti, di condurli attraverso la fase dell’apprendimento, con dolcezza e passione, proponendo tutto sotto forma ludica. Nell’attività sportiva i praticanti vengono divisi in categorie: bambini, esordienti, giovanissimi, allievi; volendo optare, invece, per una classificazione meno schematica ma rivolta essenzialmente agli avvenimenti biologici e psicologici più importanti nell’evoluzione di un giovane praticante, si può sintetizzare in periodo prepuberale, periodo puberale, periodo post puberale.

Da questo schema, il Kung Fu Tradizionale sviluppa alcuni aspetti psicologici importantissimi che caratterizzano la crescita anatomofisiologica del periodo evolutivo.

Per quanto riguarda la relazione pedagogica Maestro/allievo, bisogna far presente che in essa gioca un ruolo importante la preparazione culturale e l’esperienza del Maestro, il quale deve saper gestire la formazione del giovane in modo molto delicato, sia dal punto di vista tecnico che psicologico.

Il bambino apprende fin dall’inizio a controllare l’aspetto tecnico-muscolare e il profilo aggressivo. Inoltre, la pratica, agisce nel bambino come un sistema naturale per sviluppare una sana personalità. Più che con l’adulto, nel bambino il Kung Fu sarà educativo e formativo poiché questi si trova nel pieno sviluppo della personalità.

Naturalmente, non si può chiedere ad un bambino la stessa disciplina e rigore di un adulto, ma l’obiettivo è quello di permettere che crescano come persone corrette e sicure di se stesse.

Comunque, il Kung Fu Wushu Tradizionale permette nei giovanissimi un grande coordinamento psicomotorio e l’approccio ricreativo viene armonizzato con periodi di maggiore disciplina.

Tutto ciò per ribadire che i momenti di ricreatività devono sempre correttamente bilanciarsi con la pratica della disciplina in funzione dell’età del bambino.

Come si può vedere, la pratica del Kung Fu diventa mezzo efficace per una crescita non soltanto fisica, ma anche culturale, psicologica e spirituale.

Raffaele Burgo
Grandmaster Wushu Kung Fu e
corrispondente per la Rivista “Samurai”

 

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