Call for papers (2014-2019)

CALL SCADUTE
Filosofi(e)Semiotiche pubblica due numeri l’anno, raccolti in un volume

 

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 6, n. 2 (Dicembre 2019) 

Call for papers

Rossi Landi. Il linguaggio tra teoria e prassi sociale

Editors: Giorgio Borrelli, Moira De Iaco (Università di Bari);

Scadenza presentazione contributi: ̶1̶0̶ ̶n̶o̶v̶e̶m̶b̶r̶e̶ ̶2̶0̶1̶9̶ ; (Prorogata al 29 novembre 2019)

Notifica approvazione contributi: 30 novembre 2019;

Pubblicazione: 31 dicembre 2019;

Ferruccio Rossi Landi (1921-1985) è stato uno degli autori che ha maggiormente contribuito al consolidamento disciplinare della semiotica e della filosofia del linguaggio in Italia.
Sin dai primi studi su Morris, Ryle e Vailati – senza tralasciare la rilettura “marxiana” di Wittgenstein – il carattere originale e pionieristico dell’opera di Rossi-Landi si è manifestato nella costante necessità di coniugare teoria del linguaggio e teoria della società. In questa prospettiva, si può affermare che la tensione tra il linguaggio e la prassi sociale caratterizzi l’intera evoluzione del pensiero di Rossi-Landi, articolandone di volta in volta gli interessi di ricerca.
Sarà infatti “sociale” l’apriori linguistico che Rossi-Landi chiamerà – in una fase non ancora materialistico-dialettica – “parlare comune”: “comune” perché non possono che essere sociali le tecniche che rendono possibile ogni forma di comunicazione e significazione; tecniche che ciascun essere umano – più o meno consapevolmente – condivide. Queste tesi troveranno una strutturazione compiuta in una monografia fondamentale, intitolata – appunto – Significato, comunicazione e parlare comune (1961).
In un rapporto di continuità e discontinuità con gli studi precedenti, il nesso tra teoria del linguaggio e prassi sociale troverà un’elaborazione ancora più articolata nell’ipotesi dell’omologia tra produzione materiale e produzione linguistica, negli studi sul carattere semiotico del lavoro umano, nell’analisi dell’ideologia e dell’alienazione linguistica. In questo modo, il lungo percorso che comprende Il linguaggio come lavoro e come mercato (1968), Semiotica e ideologia (1972), Linguistics and Economics (1974), Ideologia (1978) assumerà la forma di una filosofia della prassi debitrice nei confronti di Vico, Hegel e Marx.
Nella sua ultima monografia, Metodica filosofica e scienza dei segni (1985), Rossi Landi cercherà di dare una sistemazione unitaria alle ricerche degli anni precedenti, approfondendole. Il progetto di un libro filosofico-antropologico dal titolo Segni, linguaggio e ideologia – di cui ci ha raccontato Ponzio (2006) – resterà purtroppo irrealizzato.
Ad ogni modo, quelli elencati sono solo alcuni nodi – tutti strettamente interconnessi – delle ricerche di Rossi-Landi e non vogliono certo esaurirne il potenziale inesplorato.
Questo numero di Filosofi(e)Semiotiche si propone di raccogliere tanto i contributi in grado di inquadrare, in modo originale, gli aspetti centrali del pensiero di Rossi Landi quanto quelli capaci di illuminare relazioni inesplorate tra il suo lavoro edito e inedito, tra la semiotica e la filosofia del linguaggio.
L’archivio Rossi Landi – attualmente conservato presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Padova – restituisce il quadro di un’intensa produzione costituita da molto materiale preparatorio agli scritti editi, diversi progetti per volumi e riviste, scritti inediti, corrispondenze e collezioni di autografi, anche antichi, spesso neppure catalogati. Riteniamo pertanto che ci sia ancora tanto da lavorare su e con Rossi Landi. L’intento di questa call è quello di ravvivare l’interesse verso le sue ricerche provando ad ampliarne la conoscenza.

Parole chiave:
Rossi Landi; linguaggio; prassi sociale; filosofia del linguaggio; semiotica; parlare comune; comunicazione; significazione; omologia; lavoro; ideologia; alienazione linguistica; archivio Rossi Landi

Riferimenti bibliografici

Borrelli, G.
2018 “Commodity-Form as Oppositional Structure. The Versus of a Social Relation”, Versus. VS, 2, 127.
Borrelli, G., A. Santangelo e G. Sgro’
2017 Il linguaggio nel valore e nell’economia, Libellula Edizioni, Tricase
Petrilli, S.
1987 (a cura di) Per Ferruccio Rossi-Landi, Il Protagora, IV, 11-12.
1992 (a cura di) “The Correspondence between Charles Morris and Ferruccio Rossi-Landi”, Semiotica, 88, 1-2, pp. 37-122.
2004 (a cura di), Athanor. Lavoro immateriale, XIV, 7.
Ponzio, A.
1976 La semiotica in Italia. Fondamenti teorici, Bari, Dedalo libri.
2004 Semiotica e dialettica, Bari, Edizioni dal Sud.
2008 Linguaggio, lavoro e mercato globale. Rileggendo Rossi-Landi, Milano-Udine, Mimesis.
2012 Ferruccio Rossi-Landi e la filosofia del linguaggio, Lecce, Pensa MultiMedia.
2013 Fuori luogo. L’esorbitante nella riproduzione dell’identico, Milano-Udine, Mimesis.
Rossi-Landi, F.
1948 “Considerazioni semantiche sulla musica”, La Rassegna Musicale, 2, XVIII (XXVI “Il Pianoforte”), Aprile 1948, pp. 113-122.
1971 “Sul contributo di Mao alla dialettica”, in Ideologie. Per lo studio della Rivoluzione cinese, 12-13, pp. 519-540.
1975 Charles Morris e la semiotica novecentesca, Milano, Feltrinelli.
1977 Linguistics and Economics, L’Aia-Parigi, Mouton.
1992a “Dialettica dei valori linguistici”, Athanor, Augusto Ponzio (ed.), 3, pp. 133-144.
1992b Between Signs and Non-Signs, Susan Petrilli (ed.), Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins Publishing Company.
1998 [1961] Significato, comunicazione e parlare comune, Venezia, Marsilio.
2002 “Il corpo del testo tra riproduzione sociale ed eccedenza. Dialogo”, Corposcritto, 2, pp. 18-43, con una presentazione di Susan Petrilli, “Rossi-Landi, l’ideologia dell’autore e la riproduzione sociale”, ibid., pp. 7-17.
2003 [1968] Il linguaggio come lavoro e come mercato. Una teoria della produzione e dell’alienazione linguistiche, Milano, Bompiani.
Eng. Trans. Language as Work and Trade. A Semiotic Homology for Linguistics and Economics, South Hadley (Mass, USA) Bergin & Garvey1983).
2005 [1978] Ideologia, Roma, Meltemi.
Eng. Trans. Marxism and Ideology. Oxford: Clarendon Press, 1990.
2006 [1985] Metodica filosofica e scienza dei segni. Nuovi saggi sul linguaggio e l’ideologia, Milan, Bompiani.
2011 [1972] Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani.
2016 Linguistica ed economia, Cristina Zorzella Cappi (ed.), Milano-Udine, Mimesis.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 6, no. 2 (December 2019)

Call for papers

Rossi Landi. Language between Theory and Social Praxis

Editors: Giorgio Borrelli, Moira De Iaco (Università di Bari);

Submission Deadline: ̶1̶0̶ ̶N̶o̶v̶e̶m̶b̶e̶r̶ ̶2̶0̶1̶9̶; (Extended to November 29, 2019)

Notification of Acceptance: 30 November 2019;

Publication Date: 31 December 2019;

Ferruccio Rossi Landi (1921-1985) gave one of the most important contributions in strengthening the philosophy of language and semiotics in Italy. From his first studies on Morris, Ryle and Vailati – and not forgetting his original Marxian interpretation of Wittgenstein – have been pioneering. Rossi-Landi’s investigations were constantly characterized by the necessity to combine the Theory of Language with the Theory of Society.
Indeed, the relationship between language and social praxis constituted his fundamental research interest, characterising the entire development of his studies. During a phase, not yet materialistic-dialectic, of his thoughts, Rossi-Landi identifies a linguistic a priori n what he defines as “Common Speech”; i.e. the set of social techniques which makes every form of communication and meaning possible: a set of social techniques which human beings share more or less consciously. Rossi Landi structures this idea in the book Significato, comunicazione e parlare comune [Meaning, Communication and Common Speech] (1961), proposing a new intriguing approach in the investigation of language.
Starting from these works, Rossi-Landi will thematise some of the fundamental topics of his research work: e.g., the hypothesis of the homology between material production and linguistic production, the studies on the semiotic character of human work, the analysis of ideology and linguistic alienation. In this regard, monographs like Il linguaggio come lavoro e come mercato (1968) [Eng. Trans. Language as Work & Trade (1983)], Semiotica e ideologia [Semiotics and Ideology] (1972), Linguistics and Economics (1974), Ideologia [Eng. Trans. Marxism and Ideology (1978)] can be all considered as exemplary works in which the link between language and social praxis becomes the object of a proper philosophy of praxis inspired by Vico, Hegel, and Marx.
In his last book, Metodica filosofica e scienza dei segni [Philosophical Methodics and the Science of Signs] (1985), Rossi Landi tries to organise and examine his research outcomes further. The project of a philosophical-anthropological book entitled Segni, linguaggio e ideologia [Signs, Language and Ideology] – as Ponzio (2006) underlines – will unfortunately remain unpublished.
Obviously, this is just a partial list of Rossi-Landi’s investigations, and it does not even come close to exhausting the unexplored implications of his thought.
This number of the review Filosofi(e) Semiotiche aims at collecting both original papers which frame the central aspects of Rossi Landi’s thoughts and contributions which illuminate new relationships between his published and unpublished work and between semiotics and philosophy of language.
The Rossi Landi’s archive, which is currently reserved at the Library of Philosophy of Padua University, gives us a strong impression, showing an intense production of writings with a lot of preparatory material to the published works. Among Rossi Landi’s Papers we can find several projects for volumes and journals, many unpublished writings, a lot of correspondence and collections of autographs, some are even ancient: much material has not yet been catalogued.
Therefore, we believe that there is still much work to do on Rossi- Landi’s research. The goal of this call is to rekindle the interest on his thought, trying to expand and improve the knowledge of it.

Keywords:
Rossi Landi; language; social praxis; philosophy of language; semiotics; common speech; communication; meaning; homology; work; linguistic alienation; ideology; Rossi Landi’s archive

References

Borrelli, G.
2018 “Commodity-Form as Oppositional Structure. The Versus of a Social Relation”, Versus. VS, 2, 127.
Borrelli, G., A. Santangelo e G. Sgro’
2017 Il linguaggio nel valore e nell’economia, Libellula Edizioni, Tricase
Petrilli, S.
1987 (a cura di) Per Ferruccio Rossi-Landi, Il Protagora, IV, 11-12.
1992 (a cura di) “The Correspondence between Charles Morris and Ferruccio Rossi-Landi”, Semiotica, 88, 1-2, pp. 37-122.
2004 (a cura di), Athanor. Lavoro immateriale, XIV, 7.
Ponzio, A.
1976 La semiotica in Italia. Fondamenti teorici, Bari, Dedalo libri.
2004 Semiotica e dialettica, Bari, Edizioni dal Sud.
2008 Linguaggio, lavoro e mercato globale. Rileggendo Rossi-Landi, Milano-Udine, Mimesis.
2012 Ferruccio Rossi-Landi e la filosofia del linguaggio, Lecce, Pensa MultiMedia.
2013 Fuori luogo. L’esorbitante nella riproduzione dell’identico, Milano-Udine, Mimesis.
Rossi-Landi, F.
1948 “Considerazioni semantiche sulla musica”, La Rassegna Musicale, 2, XVIII (XXVI “Il Pianoforte”), Aprile 1948, pp. 113-122.
1971 “Sul contributo di Mao alla dialettica”, in Ideologie. Per lo studio della Rivoluzione cinese, 12-13, pp. 519-540.
1975 Charles Morris e la semiotica novecentesca, Milano, Feltrinelli.
1977 Linguistics and Economics, L’Aia-Parigi, Mouton.
1992a “Dialettica dei valori linguistici”, Athanor, Augusto Ponzio (ed.), 3, pp. 133-144.
1992b Between Signs and Non-Signs, Susan Petrilli (ed.), Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins Publishing Company.
1998 [1961] Significato, comunicazione e parlare comune, Venezia, Marsilio.
2002 “Il corpo del testo tra riproduzione sociale ed eccedenza. Dialogo”, Corposcritto, 2, pp. 18-43, con una presentazione di Susan Petrilli, “Rossi-Landi, l’ideologia dell’autore e la riproduzione sociale”, ibid., pp. 7-17.
2003 [1968] Il linguaggio come lavoro e come mercato. Una teoria della produzione e dell’alienazione linguistiche, Milano, Bompiani.
Eng. Trans. Language as Work and Trade. A Semiotic Homology for Linguistics and Economics, South Hadley (Mass, USA) Bergin & Garvey1983).
2005 [1978] Ideologia, Roma, Meltemi.
Eng. Trans. Marxism and Ideology. Oxford: Clarendon Press, 1990.
2006 [1985] Metodica filosofica e scienza dei segni. Nuovi saggi sul linguaggio e l’ideologia, Milan, Bompiani.
2011 [1972] Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani.
2016 Linguistica ed economia, Cristina Zorzella Cappi (ed.), Milano-Udine, Mimesis.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 6, n. 2 (Décembre 2019)

Call for papers

Rossi Landi. Le langage entre théorie et pratique sociale

Editeurs: Giorgio Borrelli, Moira De Iaco (Università di Bari);

Date limite de soumission: ̶1̶0̶ ̶N̶o̶v̶e̶m̶b̶r̶e̶ ̶2̶0̶1̶9̶; (Prolongé jusqu’au 29 novembre 2019)

Notification d’acceptation: 30 Novembre 2019;

Date de publication: 31 Décembre 2019;

Ferruccio Rossi Landi (1921-1985) est un des auteurs qui a le plus contribué à la consolidation de la sémiotique et de la philosophie du langage en Italie.
Depuis les premières études sur Morris, Ryle e Vailati – sans oublier la relecture “marxienne” de Wittgenstein – le caractère original et pionnier de l’œuvre de Rossi Landi s’est manifesté à travers la nécessité constante de conjuguer la théorie du langage e la théorie de la société. Dans cette perspective, on peut affirmer que la tension entre le langage et la pratique sociale caractérise toute l’évolution de la pensée de Rossi Landi, autour de laquelle s’articulent ses intérêts de recherche.
En effet, c’est dans une phase non encore matérialiste-dialectique que Rossi Landi nomme l’apriori linguistique “parler commun” : “commun” car les techniques qui permettent toute forme de communication et de signification ne peuvent être que sociales; ces techniques étant – plus ou moins consciemment – partagées par tout être humain. Ces thèses seront l’objet d’une monographie fondamentale, intitulée Significato, comunicazione e parlare comune (1961).
Dans un rapport de continuité et de discontinuité avec les œuvres précédentes, le lien entre théorie du langage et pratique sociale s’articule dans l’hypothèse de l’homologie entre production matérielle et production linguistique, dans les études sur le caractère sémiotique du travail humain, dans l’analyse de l’idéologie et de l’aliénation linguistique. Ainsi, le long parcours qui comprend Il linguaggio come lavoro e come mercato (1968), Semiotica e ideologia (1972), Linguistics and Economics (1974), Ideologia (1978) prendra la forme d’une philosophie de la pratique redevable à l’égard de Vico, Hegel e Marx.
Dans sa dernière monographie, Metodica filosofica e scienza dei segni (1985), Rossi Landi essaie de donner une forme unitaire aux recherches des années précédentes, tout en les approfondissant. Malheureusement, le projet de son livre philosophique-anthropologique Segni, linguaggio e ideologia – dont nous parle Ponzio (2006) – ne sera pas réalisé.
Evidemment, l’objet de notre analyse ne représente que certains points centraux – étroitement interconnectés – du travail de Rossi landi et ne prétend en aucun cas réduire l’étendue inexplorée de ses recherches.
Ce numéro de Filosofi(e)Semiotiche propose de recueillir à la fois les contributions capables d’encadrer, de façon originale, les aspects fondamentaux de la pensée de Rossi Landi et celles qui permettront d’identifier des relations inexplorées entre son travail publié et non publié, entre la sémiotique et la philosophie du langage.
L’archive Rossi Landi – actuellement conservée à la faculté de Philosophie de l’Université de Padoue – représente l’ensemble d’une intense production constituée d’un riche matériel préparatoire aux textes publiés, de différents projets pour des volumes et des revues, de textes inédits, de correspondances et de collections d’autographes, voire anciens, souvent non catalogués. Par conséquent, nous pensons qu’il y ait encore beaucoup à travailler sur et avec Rossi Landi. Cet appel à papier a pour but de raviver l’intérêt pour ses recherches tout en essayant d’en accroître la connaissance.

Mots-clés:

Rossi Landi, langage; pratique sociale; philosophie du langage; sémiotique; parler commun; communication; sens; homologie; travail; idéologie; aliénation linguistique; archive.

Bibliographie

Borrelli, G.
2018 “Commodity-Form as Oppositional Structure. The Versus of a Social Relation”, Versus. VS, 2, 127.
Borrelli, G., A. Santangelo e G. Sgro’
2017 Il linguaggio nel valore e nell’economia, Libellula Edizioni, Tricase
Petrilli, S.
1987 (a cura di) Per Ferruccio Rossi-Landi, Il Protagora, IV, 11-12.
1992 (a cura di) “The Correspondence between Charles Morris and Ferruccio Rossi-Landi”, Semiotica, 88, 1-2, pp. 37-122.
2004 (a cura di), Athanor. Lavoro immateriale, XIV, 7.
Ponzio, A.
1976 La semiotica in Italia. Fondamenti teorici, Bari, Dedalo libri.
2004 Semiotica e dialettica, Bari, Edizioni dal Sud.
2008 Linguaggio, lavoro e mercato globale. Rileggendo Rossi-Landi, Milano-Udine, Mimesis.
2012 Ferruccio Rossi-Landi e la filosofia del linguaggio, Lecce, Pensa MultiMedia.
2013 Fuori luogo. L’esorbitante nella riproduzione dell’identico, Milano-Udine, Mimesis.
Rossi-Landi, F.
1948 “Considerazioni semantiche sulla musica”, La Rassegna Musicale, 2, XVIII (XXVI “Il Pianoforte”), Aprile 1948, pp. 113-122.
1971 “Sul contributo di Mao alla dialettica”, in Ideologie. Per lo studio della Rivoluzione cinese, 12-13, pp. 519-540.
1975 Charles Morris e la semiotica novecentesca, Milano, Feltrinelli.
1977 Linguistics and Economics, L’Aia-Parigi, Mouton.
1992a “Dialettica dei valori linguistici”, Athanor, Augusto Ponzio (ed.), 3, pp. 133-144.
1992b Between Signs and Non-Signs, Susan Petrilli (ed.), Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins Publishing Company.
1998 [1961] Significato, comunicazione e parlare comune, Venezia, Marsilio.
2002 “Il corpo del testo tra riproduzione sociale ed eccedenza. Dialogo”, Corposcritto, 2, pp. 18-43, con una presentazione di Susan Petrilli, “Rossi-Landi, l’ideologia dell’autore e la riproduzione sociale”, ibid., pp. 7-17.
2003 [1968] Il linguaggio come lavoro e come mercato. Una teoria della produzione e dell’alienazione linguistiche, Milano, Bompiani.
Eng. Trans. Language as Work and Trade. A Semiotic Homology for Linguistics and Economics, South Hadley (Mass, USA) Bergin & Garvey1983).
2005 [1978] Ideologia, Roma, Meltemi.
Eng. Trans. Marxism and Ideology. Oxford: Clarendon Press, 1990.
2006 [1985] Metodica filosofica e scienza dei segni. Nuovi saggi sul linguaggio e l’ideologia, Milan, Bompiani.
2011 [1972] Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani.
2016 Linguistica ed economia, Cristina Zorzella Cappi (ed.), Milano-Udine, Mimesis.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 6, n. 1 (Luglio 2019)

Call for papers

Pensieri prestampati. Lo stereotipo tra scienze del linguaggio e comunicazione visiva

Editors: Donata Chiricò e Giovanni De Luca (Università della Calabria);

Scadenza presentazione contributi: 20 giugno 2019;

Notifica approvazione contributi: 10 luglio 2019;

Pubblicazione: 30 luglio 2019;

Incisore di grandissima fama discendente da un’illustre famiglia di stampatori, nel 1798 è Firmin Didot (1764-1836) a coniare il termine stereotipo. Anzi, per essere più precisi, a lui si deve l’invenzione del processo di stampa detto, appunto, stereotipia, e di cui lo stereotipo è l’esito. Nella fattispecie si tratta di rendere fissa una pagina di caratteri altrimenti mobili preparandone delle matrici. Stampare in stereotipia, ovvero, “stereotipare”, significava velocizzare il processo e ridurre le possibilità di errori. La fissità era garanzia di agevole riproducibilità. L’arte dispositiva di Didot – a cui dobbiamo, tra l’altro, la progettazione di un carattere ancora oggi in uso – assicurava alla stampa un importante balzo in avanti nella direzione delle modernità alla cui nascita, del resto, già Gutenberg aveva contribuito quanto Cartesio. E la modernità, si sa, è una nuova età dell’innocenza. Getta le basi per un differente ordine sociale e la nascita delle democrazie moderne, abolisce privilegi, fonda diritti, instaura nuove forme di potere. Ciò che era nelle mani di uno, viene distribuito nelle mani di molti. I parlamenti soppiantano le corti. Ciò che prima veniva semplicemente affermato e asserito, a quel punto doveva essere almeno argomentato, votato, discusso. Poter e dover “parlare chiaramente” (Olympe de Gouges, 1791, p. 3) viene considerato il primo segno della democrazia. Dalle nuove costituzioni, unanimemente considerate “il germe dell’istruzione pubblica” si vuole bandita “ogni proposizione o espressione astratta o indeterminata che possa produrre conseguenze arbitrarie” (Pison Du Galland, s.d., p. 3). Alle spalle di queste idea “linguistica” della politica e del diritto, una grande filosofia politica del linguaggio intenzionata a sovvertire l’ordine presunto naturale dell’organizzazione sociale attraverso la padronanza della lingua quale passaggio necessario per cambiare il mondo. L’”abilità a servirsi dei segni” è, infatti, chiaramene riconosciuta come quella specifica capacità di cui, fin da bambini, è indispensabile dotare “tutti gli esseri umani” in modo che sia loro garantita la conseguente possibilità di controbilanciare le forze e i poteri che generano e alimentano disuguaglianze (Condillac, 1746, p. 72).

Raramente nella storia le scienze del linguaggio sono stata così manifestamente militanti, così impegnate in una guerriglia contro il potere di negare potere. Questa forza sovvertitrice sarà totalmente dispersa nel corso dell’Ottocento. Dovranno passare più di due secoli prima che quell’aria di eversione che aleggiava tra i filosofi del linguaggio dell’illuminismo tornasse a spirare. Bisognerà che sopraggiunga il poeticissimo disincanto a cui ci ha consegnato la riflessione di Roland Barthes. È lui che ci insegna che per padroneggiare veramente una lingua bisogna essere consapevoli del fatto che essa stessa rappresenta una sistema di classificazione-esclusione (1977, trad. it. pp. 7-8). È lui che ci ricorda che ogni segno incarna un pericolo, ovvero la possibilità che in esso finisca per dimorare qualcosa di profondamente mostruoso: lo stereotipo (ivi, p. 9). Ma questa volta non si tratta della virtuosissima ripetizione che caratterizza la tecnica di stampa di Didot e il cui effetto è quello di sostenere e accelerare il processo della conoscenza. Questa volta si tratta del rischio di consegnarsi ad una “gregarietà” violenta interessata specificamente a “sottomettere” (ivi, pp. 8-9), a negare che ci sia “una distinzione tra il nostro universo e l’universo” e che “molte cose ci avrebbero tentato” prima che finissero “accomodate nelle pieghe di uno stampo” (Lippman, 1922, trad. it. pp. 73). Laddove lo stereotipo si installa esso pretende di dire una volta per tutte, e certamente per un tempo così lungo da diventare infinito nella memoria umana, ciò che, invece, ha bisogno di “slittare” e “ruotare” (ivi, pp. 11-12), essere “tradito” ed “eluso” (ivi, pp. 26-27).
La presente Call è quindi rivolta tanto a studiosi di scienze del linguaggio e professionisti della comunicazione visiva quanto a filosofi, storici, psicologi, sociologi, studiosi di arti performative e visive, di letteratura, di scienze dell’educazione. Ancor più propriamente è rivolta a chiunque voglia cogliere la sfida di Barthes e, quindi, svolgere quel lavoro eminentemente “politico” che consiste nel provare a capire, o almeno descrivere, come le società producano quegli “eccessi di artificio” che sono gli stereotipi e finisca per “consumarli” come “sensi innati” (ivi, pp. 24-25).

Riferimenti bibliografici:

Barthes, R., Lezione, Torino, Einaudi, 1981 (ed. or. 1978);

Boero, M., La famiglia della pubblicità: stereotipi, ruoli, identità, Milano, FrancoAngeli, 2018.

Condillac, E. B. (de) (1746), Essai sur l’origine des connaissances humaines, in Œuvres Complètes, t. I, Genève, Slatkine Reprints, 1970.

Eco, U. (1997), Kant e l’ornitorinco, Milano, La nave di Teseo, 2016;

Flusser, V. (2006), Per una filosofia della fotografia, Milano, Bruno Mondadori (ed. or. 1983);

Gardner, H. Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Milano, Feltrinelli, 2005 (III ed.)

Gouges, O. de (1791), Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, s.n., s.l.

Lippmann, W., L’opinione pubblica, Roma, Donzelli, 2004 (ed. or. 1922).

Pison Du Galland, A.-F. (s.d.), Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen, chez Baudouin, Imprimeur de l’Assemblée Nationale, Versailles;

Sartori, G. (2000), Homo videns, Roma-Bari, Laterza (ed. or. 1997).

Parole chiave

Alterità, Carattere, Codice, Concetto, Credenza, Design, Differenza, Identità, Ideologia, Immagine, Lingua, Marginalità, Matrice, Mistificazione, Opinione, Politica, Potere, Pregiudizio, Propaganda, Pubblicità, Stampa, Verità, Violenza.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 6, no. 1 (July 2019)

Call for papers

Pre-printed thoughts. Stereotype between sciences of languages and visual communication

Editors: Donata Chiricò & Giovanni De Luca (Università della Calabria)

Submission Deadline: June 20, 2019;

Notification of acceptance: July 10, 2019;

Publication date: July 30, 2019;

One of the most distinguished engraver and descentant of an illustrious family of printers, in 1798 was Firmin Didot (1764-1836) the first to use stereotype as a term. In fact, he was the creator of the print process called stereotypy print and the resulting stereotype. In the present case this is to tighten a page that would present moving letters in order to prepare the stubs. To print in stereotypy, that is “to stereotype” means to fasten the process and reduce the mistakes.

Fixity was an easy riproducibility guarantee. The substantive art of Didot, to whom we owe the design of letters that we use nowadays, was able to guarantee a huge step forward to the modernity, where we find the input of Gutemberg and Cartesio as well.
After all, modernity is a brand new age of ingenuity. It lays the foundations for a different d social order and for the emergence of modern democracies, it abolishes privileges, it founds entitlements and creates new form of power. All that was owned by one was distribuited to the masses. Parliaments supplant courts. What was once just said and claimed now it has to be discussed, argued and finally voted.

Be able to speak freely and clearly (Olympe De Gouges, 1791, p.3) is considered the first sign of democracy. From new establishments, unanimously considered the germ of public education, must be banned every single abstract expression that can lead to arbitrary consequences (Pison du Galland, s.d., p.3).

Behind this “linguistic” idea of politics and law there is a notable political philisophy of language willing to subvert the alleged natural order of the social organization through the grasp of language seen as the main process to change the world.

The ability to use signs is that special quality that every human being must be taught to in oder to guarantee them the chance to counterbalance forces and power that lead and keep alive inequalities (Condillac., 1746, p.72.).

Sciences of language rarely used to be so “activists”, so involved in a guerriglia against authority and against the power to deny authority.
This subversion has been completely lost in the nineteenth century and it began to arise only two decades later, when that atmosphere began to floating around thanks to Languages philosophers of the Enlightenment.

We have to be thankful to Roland Barthes who left us that magnific and poetic disenchantement.

As he taught us, in order to master about a language we have to be aware that it represents a complex system of classification and exclusion. He also was convinced that a sign could embodies a danger and a risk too, that is the fear that something monstrous could happen: the stereotype. In this case this is not the process through which education is supported and fastened. Where the stereotype is fixed it claims to say, loudly enough to be everlasting, that it needs to roll and slide instead, betrayed and circumvented.

This is addressed to the scientists of languages and communication professionals, as well as historians, psychologists, sociologists, philosophers, performing and visual art, literature and science of education scholars. More effectively addressed to anyone who would try to understand and discuss something merely “politic” that lies, at least, into describe how societies produce that surplus of affectation, that is stereotype and lead to consume them as innate senses.

References

Barthes, R., Lezione, Torino, Einaudi, 1981 (ed. or. 1978).

Boero, M., La famiglia della pubblicità: stereotipi, ruoli, identità, Milano, FrancoAngeli, 2018.

Condillac, E. B. (de) (1746), Essai sur l’origine des connaissances humaines, in Œuvres Complètes, t. I, Genève, Slatkine Reprints, 1970;

Eco, U. (1997), Kant e l’ornitorinco, Milano, La nave di Teseo, 2016.

Flusser, V. (2006), Per una filosofia della fotografia, Milano, Bruno Mondadori (ed. or. 1983).

Gardner, H. Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Milano, Feltrinelli, 2005 (III ed.)

Gouges, O. de (1791), Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, s.n., s.l.

Lippmann, W., L’opinione pubblica, Roma, Donzelli, 2004 (ed. or. 1922).

Pison Du Galland, A.-F. (s.d.), Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen, chez Baudouin, Imprimeur de l’Assemblée Nationale, Versailles.

Sartori, G. (2000), Homo videns, Roma-Bari, Laterza (ed. or. 1997).

Keywords
Otherness, Character, Code, Concept, Belief, Design, Difference, Identity, Ideology, Image, Language, Marginality, Matrix, Mistification, Opinion, Politics, Power, Prejudice, Propaganda, Advertising, Press, Truth, Violence.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 6, n. 1 (Juillet 2019)

Appel à communications

Pensées pré-imprimées. Le stéréotype entre science du langage et communication visuelle

Éditeurs: Donata Chiricò et Giovanni De Luca (Università della Calabria);

Date d’échéance de présentation des contributions : 20 Juin 2019;

Notification d’approbation : 10 Juillet 2019;

Publication : 30 Juillet 2019;

Firmin Didot (1764-1836), graveur hautement renommé descendant d’une illustre famille d’imprimeurs, inventa, en 1798, le terme stéréotype. Pour être plus précis, c’est à lui que l’on doit l’invention du processus d’imprimerie appelé, stéréotypie, et dont le stéréotype est le résultat. Il s’agit notamment de fixer sur une page des caractères qui seraient autrement mobiles en préparant des planches. Imprimer en stéréotypie, voire, «stéréotyper», signifiait accélérer le processus et réduire les possibilités d’erreur. La fixité était une garantie pour une facile reproductibilité. L’art substantiel de Didot – auquel nous devons, d’ailleurs, la conception d’un caractère encore utilisé aujourd’hui – assurait à l’imprimerie un progrès considérable en vue d’une modernité à laquelle Gutenberg avait déjà contribué ainsi que Descartes. Et la modernité, on le sait, est un nouvel âge de l’innocence. Elle pose les bases pour un ordre social différent et la naissance des démocraties modernes, elle abolit les privilèges, fonde des droits, instaure de nouvelles formes de pouvoir. Ce qui était dans les mains d’un seul homme, sera distribué dans les mains de plusieurs. Les parlements supplantent les cours. Ce qui auparavant était simplement affirmé et déclaré, devait à ce moment-là au moins être argumenté, voté, discuté. Pouvoir et devoir «parler clairement» (Olympe de Gouges, 1791, p.3) est considéré comme le premier signe de démocratie. Toute proposition ou expression abstraite ou indéterminée qui puisse produire des conséquences arbitraires est éliminée des nouvelles constitutions, unanimement considérées comme «le germe de l’instruction publique», (Pison Du Galland, s.d., p. 3). Derrière cette idée “linguistique” de la politique et du droit, une grande philosophie politique du langage vise à renverser le prétendu ordre naturel de l’organisation sociale à travers la maîtrise de la langue comme passage nécessaire pour changer le monde. L’habilité à se servir des signes est, en effet, clairement reconnue comme cette capacité spécifique qu’il est indispensable de fournir à tous les êtres humains, dès leur enfance, de façon à ce que leur soit garantie la possibilité de compenser les forces et les pouvoirs qui engendrent et alimentent les inégalités (Condillac, 1746, p. 72).
Rarement dans l’Histoire les sciences du langage ont été si ouvertement militantes. Aussi engagées dans une guerriglia contre le pouvoir de nier le pouvoir. Cette force subversive aura complètement disparu au cours du dix-neuvième siècle. Plus de deux siècles devront passer avant que ce vent de sédition qui régnait parmi les philosophes du langage de l’illuminisme souffle à nouveau. Il faudra attendre qu’arrive le désenchantement poétique auquel nous a amené la réflexion de Roland Barthes. C’est lui qui nous enseigne que pour maîtriser réellement une langue l’on doit être conscient du fait qu’elle-même représente un système de classification-exclusion (1977, trad. it. pp. 7-8). C’est lui qui nous rappelle que tout signe incarne un danger, c’est-à-dire la possibilité que quelque chose de profondément monstrueux finisse par demeurer en lui : le stéréotype (ivi, p. 9). Mais cette fois il ne s’agit pas de la très vertueuse répétition qui caractérise la technique de presse de Didot et dont l’effet est celui de soutenir et accélérer le procès de la connaissance. Cette fois il s’agit du risque de s’en remettre à une grégarité violente intéressée surtout à soumettre (ivi, pp. 8-9), à nier qu’il y ait une distinction entre notre univers et l’univers et que beaucoup de choses nous auraient tenté avant de finir arrangées entre les plis d’un moule (Lippman, 1922, trad. it. pp. 73). Là où le stéréotype s’installe, il prétend dire une fois pour toutes, et sûrement pendant un temps assez long pour qu’il devienne infini dans la mémoire humaine, ce qui, au contraire, a besoin de glisser et de tourner (ivi, pp. 11-12), d’être trahi et exclu (ivi, pp. 26-27).
Ce présent appel à papiers s’adresse donc aussi bien aux spécialistes des sciences du langage et de la communication visuelle qu’aux philosophes, aux historiens, aux psychologues, aux sociologues. Ainsi qu’aux spécialistes d’arts performatifs et visuels, de littérature, de sciences de l’éducation. Mais plus proprement dit, elle s’adresse à quiconque veuille relever le défi de Barthes et, par conséquent, exercer ce travail éminemment politique qui consiste à essayer de comprendre, ou du moins décrire, comment les sociétés produisent ces excès d’artifice que sont les stéréotypes et finissent par les consommer comme des sens innés (ivi, pp. 24-25).

Bibliographie

Barthes, R., Lezione, Torino, Einaudi, 1981 (ed. or. 1978);

Boero, M., La famiglia della pubblicità: stereotipi, ruoli, identità, Milano, FrancoAngeli, 2018.

Condillac, E. B. (de) (1746), Essai sur l’origine des connaissances humaines, in Œuvres Complètes, t. I, Genève, Slatkine Reprints, 1970.

Eco, U. (1997), Kant e l’ornitorinco, Milano, La nave di Teseo, 2016.

Flusser, V. (2006), Per una filosofia della fotografia, Milano, Bruno Mondadori (ed. or. 1983).

Gardner, H. Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Milano, Feltrinelli, 2005 (III ed.).

Gouges, O. de (1791), Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, s.n., s.l.

Lippmann, W., L’opinione pubblica, Roma, Donzelli, 2004 (ed. or. 1922).

Pison Du Galland, A.-F. (s.d.), Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen, chez Baudouin, Imprimeur de l’Assemblée Nationale, Versailles.

Sartori, G. (2000), Homo videns, Roma-Bari, Laterza (ed. or. 1997).

Mots-clés

Altérité, caractère, code, concept, croyance, design, différence, identité, idéologie, image, marginalité, souche, mystification, opinion, politique, pouvoir, préjugé, propagande, publicité, presse, vérité, violence.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 5, n. 2 (Dicembre 2018)

Call for papers

Passeggiate nei nuovi boschi narrativi 

Editor: Claudia Stancati (Università della Calabria)

Scadenza presentazione contributi: 20 novembre 2018;

Notifica approvazione contributi: 30 novembre 2018;

Pubblicazione: 31 dicembre 2018;

Uno dei fenomeni più vistosi degli ultimi anni è la pervasività del modello narrativo che si è progressivamente esteso ad ambiti e funzioni un tempo riservati al modello argomentativo e si è sganciato, attraverso i nuovi canali di comunicazione, dal legame con una nozione ‘forte’ di autore, come dimostra l’esempio di Instagram. Ma la caratteristica più importante di molti di questi nuovi testi narrativi è la serialità. Nata nel XIX secolo col romanzo d’appendice per fidelizzare il pubblico popolare, la serialità è diventata oggi l’elemento cruciale di testi televisivi e digitali che si sono sostituiti al romanzo costruendo nuovi e molteplici universi narrativi capaci di esplorare temi che coinvolgono fino in fondo la sensibilità condivisa. Il formato seriale di questi testi basato su archi narrativi ampi e distesi (molte e molte stagioni nella maggioranza dei casi) permette di indagare la psicologia dei personaggi e la costruzione della loro tipologia. Il loro formato permette di illustrare nei dettagli il legame tra eventi e situazioni, consente di descrivere la complessità del mondo narrativo proposto sia esso utopico, distopico o realistico.

Nel 1994 venivano pubblicate le “Sei passeggiate nei boschi narrativi” ossia il testo delle Norton Lectures tenute da Eco nel 1992-93. I saggi di Eco ripropongono e offrono molte delle categorie fondamentali per l’analisi delle narrazioni.

Vogliamo dunque interrogare i nostri autori potenziali sull’uso e l’efficacia di queste categorie di fronte alle nuove forme di narrazione. Questi testi sembrano infatti essere tutt’altro che ‘macchine pigre’ e sfidano il lettore di primo e secondo livello tanto che tutti, o moltissimi almeno, ne siamo stregati, quasi ci proponessero un mondo più ricco di quello reale.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 5, n. 2 (December 2018)

Call for papers

Walks in the new narrative woods

Editor: Claudia Stancati (Università della Calabria)

Submission Deadline: November 20, 2018;

Notification of acceptance: November 30, 2018;

Publication date: December 31, 2018;

One of the most striking phenomena of recent years is the pervasiveness of the narrative model which has progressively extended to areas and functions once reserved for the argumentative model and has released itself, through the new communication channels, from the link with a ‘strong’ notion of author, as shown by the example of Instagram. But the most important feature of many of these new narrative texts is seriality. Founded in the nineteenth century with the appendix novel to retain the popular public, the serial has now become the crucial element of television and digital texts that have replaced the novel by building new and multiple narrative universes capable of exploring issues that involve all the way shared sensitivity. The serial format of these texts based on large and relaxed narrative arcs (many and many seasons in most cases) allows to investigate the psychology of the characters and the construction of their typology. Their format allows us to illustrate in detail the link between events and situations, it allows us to describe the complexity of the narrative world proposed, be it utopian, dystopian or realistic.

In 1994 were published “Six walks in the narrative woods” or the text of the Norton Lectures held by Eco in 1992-93. Eco’s essays revive and offer many of the basic categories for storytelling analysis.

We therefore want to question our potential authors on the use and effectiveness of these categories in the face of new forms of narration. These texts seem in fact to be anything but ‘lazy machines’ and challenge the reader of the first and second level so that everyone, or very many at least, we are bewitched, almost propose us a world richer than the real one.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 5, n. 2 (Décembre 2018)

Appel à contribution

Promenades dans les nouveaux bois narratifs

Éditeur : Claudia Stancati (Università della Calabria)

Date d’échéance de présentation des contributions : 20 Novembre 2018

Notification d’approbation : 30 Novembre 2018

Publication : 31 Décembre 2018

Un des phénomènes les plus voyants de ces dernières années est celui de l’omniprésence du modèle narratif qui s’est progressivement étendu à des domaines et des fonctions alors réservés à l’argumentation et qui s’est dégagé du lien avec une notion forte d’auteur, grâce  aux nouveaux canaux de communication, tels que par exemple Instagram. Mais la caractéristique la plus importante de nombres de ces nouveaux textes narratifs est la sérialité. Née au XIX siècle avec les romans-feuilletons pour fidéliser le public populaire, la sérialité est devenue aujourd’hui l’élément crucial de textes télévisés et digitaux qui se sont substitués au roman en construisant de nouveaux et multiples univers narratifs capables d’explorer des thèmes qui impliquent profondément la sensibilité partagée. Le format sérial de ces textes qui repose sur des arcs narratifs amples et étendus, (de très nombreuses saisons dans la plupart des cas) permet d’enquêter la psychologie des personnages et la construction de leur typologie. Leur format permet d’illustrer dans le détail les liens entre évènements et  situations, permet également de décrire la complexité du monde narratif proposé qu’il soit utopique, dystopique ou bien réaliste.

En 1994 sont publiées les ‘Six promenades dans les bois du roman et d’ailleurs’, c’est-à-dire le texte des Norton lectures données par Eco en 1992-93. Les essais de Eco reproposent et offrent un nombre considérables de catégories fondamentales pour l’analyse des narrations. Nous voulons donc interroger nos ‘auteurs potentiels’ sur l’utilisation et l’efficacité de ces catégories face aux nouvelles formes de narration. En effet, ces textes, loin d’être des ‘machines paresseuses’, semblent défier les lecteurs de premier et de deuxième niveau puisque nous  tous, ou beaucoup d’entre nous, en sommes capturés et envoûtés, comme s’ils nous proposaient un monde plus riche par rapport au monde réel.

Call for papers (scadute)


Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 5, n. 1 (Luglio 2018)

Call for papers

Terminus a quo

Editor: Giorgio Lo Feudo (Università della Calabria)

Scadenza presentazione contributi: 20 giugno 2018

Notifica approvazione contributi: 10 luglio 2018

Pubblicazione: 30 luglio 2018

Si tratta di una locuzione latina che Umberto Eco (1932-2016) ha utilizzato la prima volta nel Trattato di Semiotica Generale (1975) e che ha poi approfondito nel successivo Kant e l’ornitorinco (1997). Letteralmente significa limite dal quale e la funzione che essa svolge nella semiotica filosofica di Eco, consiste nell’indicazione dell’elemento reale o comunque extra linguistico che spinge, meglio spingerebbe, a comunicare originando di fatto segni e semiosi. La conseguenza di tale assunto è che le costruzioni rappresentative operate dalla mente non avanzerebbero liberamente ma sempre sotto l’egida di alcuni precisi e stabili vincoli epistemologici se non ontologici.
La call che ora si lancia intende proporre un’analisi delle basi o origini extralinguistiche della semiosi e nel farlo non vuole ovviamente tralasciare l’ampio e articolato dibattito che da tempo è incentrato sull’esistenza o meno di tali basi. A favore di questa ipotesi c’è il già nominato terminus a quo mentre a suo sfavore c’è l’altra locuzione di matrice Echiana, terminus ad quem, anch’essa elaborata nel Trattato, che significa limite al quale e che, al contrario della prima, perora l’idea secondo cui l’oggetto extra linguistico, posto evidentemente in gioco dalla semiosi, possa essere raggiunto e conosciuto solo per via logico-inferenziale. Tra coloro che in qualche modo concordano sulla necessità di presupporre il terminus a quo, troviamo C.S. Peirce secondo il quale, com’è noto, “i principi generali sono operativi in natura” (2003), ma anche le teorie secondo cui l’origine del segno è dovuta a “…un processo di progressiva denaturalizzazione di un comportamento spontaneo” (Cimatti, 1999, 67). Insomma, il tema che verrà trattato nel prossimo numero di Filosofi(e)semiotiche si riassume, senza esaurirsi, in ciò che abbiamo esposto nelle righe precedenti; esso è evidentemente molto più ampio e pertanto risulta afferrabile con profitto da molteplici contesti disciplinari quali, per citarne alcuni, quelli logico-semiotici, linguistico-comunicativi, traduttologici, ontologici ed espistemologici, ma anche fisici, matematici e quant’altro.

Riferimenti bibliografici:

Cimatti F., Manuale della comunicazione, Carocci, Roma, 1999;
Eco U., Trattato di Semiotica generale, Bompiani, Milano, 1975;
Id., Kant e l’ornitorinco, Bompiani, Milano, 1997;
Peirce C.S., Opere, M. Bonfantini (a c. di), Bompiani, Milano, 2003;

Sono accettati articoli in italiano, inglese e francese. Tutti i contributi inviati devono essere preparati dall’autore per la valutazione in forma anonima. Pertanto è necessario che il nome, l’eventuale appartenenza ad una istituzione e il titolo dell’articolo siano indicati in un file diverso da quello che contiene il testo. Il contributo deve essere inviato in formato elettronico .doc o .rtf a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.

Note per gli autori

Lunghezza massima contributi: 40000 battute (spazi inclusi) per gli articoli (compresa la bibliografia); 20000 battute (spazi inclusi) per le interviste e le rassegne; 10000 battute (spazi inclusi) per le recensioni.


Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 5, n. 1 (Luglio 2018)

Call for papers

Terminus a quo

Editor: Giorgio Lo Feudo (Università della Calabria)

Submission Deadline: Giugno 20, 2018

Notification of acceptance: Luglio, 10, 2018

Publication date: Luglio, 30, 2018

This is a Latin phrase that Umberto Eco (1932-2016) used for the first time in the Trattato di Semiotica generale (1975) and which he then explored in the following Kant e l’ornitorinco (1997). Literally it means limit from which and the function that it carries out in the philosophical semiotics of Eco, consists in the indication of the real element or anyway extra linguistic that pushes, better may push, to communicate originating in fact signs and semiosis. The consequence of this assumption is that the representative constructions made by the mind would not move freely but always under the aegis of some precise and stable epistemological if not ontological constraints.
The call that now launches intends to propose an analysis of the bases or extra-linguistic origins of semiosis and in doing so does not want to leave out the wide and articulated debate that has long focused on the existence or otherwise of such bases. In favor of this hypothesis there is the already named terminus a quo while to his disadvantage there is the other term of Echian matrix, terminus ad quem, also elaborated in the Trattato, which means limit to which and that, on the contrary of the first, perpetuates the idea that the extra-linguistic object, evidently placed at stake by semiosis, can be reached and known only through a logical-inferential way. Among those who somehow agree on the need to presuppose the terminus a quo, we find C.S. Peirce according to which, as it is known, “the general principles are operative in nature” (2003), but also the theories according to which the origin of the sign is due to “… a process of progressive denaturalization of spontaneous behavior” (Cimatti, 1999, 67). In short, the theme that will be dealt with in the next issue of Filosofi(e)semiotiche is summarized, without running out, in what we have shown in the previous lines; it is evidently much wider and therefore can be grasped profitably by multiple disciplinary contexts such as, to name a few, the logical-semiotic, linguistic-communicative, translatological, ontological and expystemological, but also physical, mathematical and so on.

Riferimenti bibliografici:

Cimatti F., Manuale della comunicazione, Carocci, Roma, 1999;
Eco U., Trattato di Semiotica generale, Bompiani, Milano, 1975;
Id., Kant e l’ornitorinco, Bompiani, Milano, 1997;
Peirce C.S., Opere, M.Bonfantini (a c. di), Bompiani, Milano, 2003.

Articles are accepted in English, Italian and French. All entries submitted must be prepared by the author for anonymous evaluation. Therefore it is necessary that the author’s name, his/her possible membership to an institution, and the title of the article are reported in a different file from the one containing the text. The contribution must be sent in electronic format. Doc or. RTF to filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.

Notes for authors
Maximum length of contributions: 40,000 characters (including spaces) for items (including bibliography); 20,000 characters (including spaces) for interviews and exhibitions; 10,000 characters (including spaces) for reviews.


Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 5, n. 1 (Juillet 2018)

Call for papers

Terminus a quo

Éditeur : Giorgio Lo Feudo (Université de Calabre)

Date d’échéance de présentation des contributions : 20 Juin, 2018

Notification d’approbation : 10 Juillet, 2018

Publication : 30 Juillet, 2018

Il s’agit d’une locution latine qu’Umberto Eco a utilisé la première fois dans le Trattato di Semiotica generale (1975) et a approfondit ensuite dans le Kant e l’ornitorinco (1997) littéralement cela signifie limite de laquelle et la fonction qu’elle exerce dans la sémitique philosophique d’Eco, consiste dans l’indication de l’élément réel ou néanmoins extra linguistique qui pousse, ou mieux qui pousserait, à communiquer donnant ainsi vie à des signes et des sémioses. La conséquence d’une telle hypothèse est que les constructions représentatives réalisées par l’esprit ne progresseraient pas librement mais sous l’égide de certains liens épistémologiques précis et stables, si ce n’est ontologiques. Le but de cet article est de proposer une analyse des bases ou des origines extralinguistiques de la sémiose mais il ne veut certainement pas omettre le débat ample et articulé qui depuis longtemps se concentre sur l’existence de telles bases. En faveur de cette hypothèse il y a le terminus a quo déjà nommé tandis que contre cette supposition nous avons l’autre locution tirée d’Umberto Eco, terminus ad quem, elle aussi élaborée dans le Trattato, qui signifie limite à laquelle et qui, contrairement à la première, plaide l’idée selon laquelle l’objet extralinguistique, évidemment mis en jeu par la sémiose, puisse être connue seulement à travers un canal logico-inférentiel. Parmi ceux qui concordent en quelque sorte sur la nécessité de présupposer le terminus a quo, nous trouvons C.S. Peirce selon lequel, comme on le sait, “les principes généraux sont réellement opératifs dans la nature” (2003), mais également les théories selon lesquelles l’origine du signe est due à un procès de progressive dénaturalisation d’un comportement spontané (Cimatti, 1999, 67). Bref, le thème qui sera traité dans le prochain numéro de Filosofi(e)semiotiche se résume, sans pour autant s’épuiser, en ce que nous avons exposé dans les lignes précédentes; celui-ci est évidemment bien plus vaste et peut être, par conséquent, envisagé par de nombreux contextes disciplinaires parmi lesquels, pour en citer quelques-uns, les contextes logico-sémiotiques, linguistico-communicatifs, traductologiques, ontologiques, et épistémologiques, mais aussi, physiques, mathématiques et ainsi de suite.

Riferimenti bibliografici:

Cimatti F., Manuale della comunicazione, Carocci, Roma, 1999;
Eco U., Trattato di Semiotica generale, Bompiani, Milano, 1975;
Id., Kant e l’ornitorinco, Bompiani, Milano, 1997;
Peirce C.S., Opere, M.Bonfantini (a c. di), Bompiani, Milano, 2003;

Les articles sont acceptés en italien, en anglais et en français. Toutes les contributions envoyées pour l’évaluation doivent être préparées par l’auteur sous forme anonyme. Il est donc nécessaire que le nom, l’éventuelle appartenance à une institution et le titre de l’article soient indiqués dans un dossier différent de celui qui contient le texte.La contribution doit être envoyée sous forme électronique .doc ou .rtf a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.

Notes pour les auteurs

Longueur maximum des contributions
40000 signes (espaces y compris) pour les articles (y compris la bibliographie) ;
20000 signes (espaces y compris) pour les interview et les revues ;
10000 signes (espaces y compris) pour les recensions.

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 4, n. 2 (Dicembre 2017)

La dimensione pragmatica nella comunicazione interculturale

Editor: Anna De Marco (Università della Calabria);

Scadenza presentazione contributi: 10 novembre 2017;

Notifica approvazione contributi: 30 novembre 2017;

Pubblicazione: 27 dicembre 2017;

Le interazioni sociali (siano esse verbali e non verbali) sono sempre guidate dal rispetto delle norme culturali che determinano l’efficacia della comunicazione. La lingua è infatti “an essential instrument and component of culture, whose reflection in linguistic structure is pervasive and quite significant” (Langacker, 1999:16) e le categorie complesse sono strutturate da domini esperienziali che possono dirsi propri di ogni cultura (Lakoff, 1987: 95).
Il tema proposto in questo numero di Filosofi(e)Semiotiche riguarda proprio il rapporto tra lingua e cultura affrontato nell’ottica della comunicazione interculturale. Negli studi di pragmatica, la pragmatica interculturale e contrastiva sono due prospettive di ricerca al centro delle riflessioni e degli studi sull’agire linguistico nel contatto fra parlanti di lingue diverse. In particolare, la pragmatica contrastiva (cross-cultural pragmatics) riguarda il confronto tra le norme che regolano l’uso della lingua in sistemi culturali differenti, mentre la pragmatica interculturale si interessa dello studio delle interazioni tra nativi e non nativi di una determinata lingua in un precipuo sistema culturale. Lo studio del significato del parlante e dell’ascoltatore, parte di azioni congiunte di continua creazione nell’uso della lingua nelle interazioni sociali, è al centro delle ricerche che affrontano il territorio di confine in cui i comportamenti linguistici (verbali e non verbali) si interfacciano con le norme (socio)culturali. Tale interfaccia è senz’altro complessa poiché ha a che fare con le percezioni sociali dell’agire linguistico che spesso conduce a conflitti e realizzazioni “infelici” della comunicazione fra parlanti di culture diverse.
Il fulcro dell’attività comunicativa che permette agli individui di “fare qualcosa” con la lingua in un determinato contesto sociale e a realizzare quella competenza di azione comunicativa interculturale è ben presente nei modelli linguistici e pedagogici dell’insegnamento/apprendimento delle lingue (Mariani, 2015). Queste tematiche rappresentano dei possibili spazi di riflessione a cui è dedicata questa call. Tuttavia, ricerche teoriche ed applicate che, da prospettive diverse e connesse ad altre discipline (filosofia, semiotica, psicologia, scienze sociali e cognitive, linguistica applicata), indagano aspetti della comunicazione interculturale e cross-culturale saranno accolte fra i contributi di questo numero della rivista.
Aspetti sociali e linguistici della pragmatica interculturale e contrastiva
Linguistica acquisizionale e pragmatica interculturale (apprendimento, insegnamento di L1, L2)
Sociopragmatica (fenomeni di politeness, incomprensioni interculturali)
Dimensioni culturali del discorso
Comunicazione mediata dal computer
Pragmatica classica (teoria degli atti linguistici, Grice e le implicature conversazionali, presupposizioni)
Recenti prospettive della pragmatica (teoria della pertinenza, approcci socio-cognitivi)
Interfacce della pragmatica (sintassi, semantica, morfologia, prosodia)
Pragmatica sperimentale

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 4, n. 2 (December 2017)

Call for papers 

The pragmatic dimension in the intercultural communication
Editor: Anna De Marco (Università della Calabria)
Submission Deadline: November 10, 2017;
Notification of acceptance: November 30, 2017;
Publication date: December 27, 2017;

Social interactions (whether verbal or non-verbal) are always guided by respect of cultural norms which determine the effectiveness of communication. In fact, the language is «an essential instrument and component of culture, whose reflection in linguistic structure is pervasive and quite significant»(Langacker, 1999: 16) and the complex categories are structured by experiential domains which can be considered of every culture (Lakoff, 1987: 95).
The theme proposed in this issue of Filosofi(e)Semiotiche concerns the relationship between language and culture in the context of the intercultural communication. In pragmatics studies, intercultural and contrastive pragmatics are two research perspectives at the center of reflections and studies about linguistic action in the contact among speakers of different languages. In particular, contrastive pragmatics (cross-cultural pragmatics) deals with the comparison among the rules governing the use of language in different cultural systems, while the intercultural pragmatics deals with the study of the interactions among native and non-native of a specific language in a leading cultural system. The study of the meaning of the speaker and the listener, part of joint efforts of continuous creation in the use of language in social interactions, is at the center of the researches which address the border territory in which linguistic (nonverbal and verbal) behaviors interfere with the (social) cultural standards. This interface is certainly complex as it concerns the social perceptions of the linguistic activity, which often leads to “unhappy” conflicts and realizations of communication among speakers of different cultures.
The focus of communicative activity which allows individuals to “do something” with their language in a given social context and to realize that competence of intercultural communication, is well present in the linguistic and pedagogical models of language teaching and learning (Mariani, 2015). These themes represent the possible areas of reflection to which this call is dedicated. However, theoretical and applied research which, from different perspectives and related to other disciplines (philosophy, semiotics, psychology, social and cognitive sciences, applied linguistics), investigate aspects of intercultural and cross-cultural communication will be welcomed among the contributions of this issue.
Social and linguistic aspects of intercultural and contrastive pragmatics
Acquisitional linguistics and intercultural pragmatics (learning, L1, L2 teaching)
Sociopragmatics (phenomena of politeness, intercultural misunderstanding)
Cultural dimension of speech
Computer-mediated communication
Classical Pragmatics (theory of linguistic acts, Grice and conversational implications, assumptions)
Recent perspectives of pragmatics (relevance theory, social and cognitive approaches)
Pragmatics interfaces (syntax, semantics, morphology, prosody)
Experimental Pragmatics

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 4, n. 2 (Décembre 2017)
Appel à Contribution
La dimension pragmatique de la communication interculturelle
Éditeur : Anna De Marco (Université de Calabre)
Date d’échéance de présentation des contributions : 10 Novembre 2017
Notification d’approbation : 20 Novembre 2017
Publication : 27 Décembre 2017

Les interactions sociales (verbales ou non verbales) sont toujours guidées par le respect des normes culturelles qui déterminent l’efficacité de la communication. La langue est en effet « an essential instrument and component of culture, whose reflection in linguistic structure is pervasive and quite significant » (Langacker, 1999: 16) et les catégories complexes sont structurées comme des domaines expérimentaux qui peuvent être dits spécifiques à chaque culture (Lakoff, 1987: 95).
Le thème proposé dans ce numéro de Filosofi(e)Semiotiche concerne la relation entre langue et culture traitée dans le contexte de la communication interculturelle. Dans les études pragmatiques, la pragmatique interculturelle et contrastive sont deux points de vue de la recherche au cœur des réflexions et des études sur l’action linguistique dans le contact entre les locuteurs de langues différentes. En particulier, la contrastive pragmatique (cross-cultural pragmatics) se rapporte à la comparaison entre les règles qui régissent l’utilisation de la langue dans différents systèmes culturels, alors que la pragmatique interculturelle concerne l’étude des interactions entre les locuteurs natifs et non natifs d’une langue particulière dans un système culturel de premier plan. L’étude du sens de l’orateur et l’auditeur, une partie des actions communes de création continue dans l’utilisation du langage dans les interactions sociales, est l’objet de recherches qui portent sur le territoire frontalier où le comportements linguistiques (verbaux et non verbaux) interfèrent avec les normes (sociales) culturelles. Cette interface est certainement complexe, car il a à voir avec les perceptions sociales de l’action linguistique qui conduit souvent à des conflits et à des réalisations « malheureux » de la communication entre locuteurs de différentes cultures.
Le centre de l’activité communicative qui permet aux individus de « faire quelque chose » avec la langue dans un déterminé contexte social et de réaliser la compétence de l’action communicative interculturelle est clairement présente dans les modèles linguistiques et pédagogiques de l’enseignement / apprentissage des langues (Mariani, 2015). Ces thèmes représentent des espaces possibles de réflexion auxquels cet appel est dédié. Cependant, des recherches théoriques et appliquées, qui à partir de perspectives différentes et liées à d’autres disciplines (philosophie, sémiologie, psychologie, sciences sociales et cognitives, linguistique appliquée), enquêtent sur les aspects de la communication interculturelle et cross-culturelle seront acceptées entre les contributions de ce numéro.
Aspects sociaux et linguistiques de la pragmatique interculturelle et contrastive ;
Linguistique acquisitionnelle et pragmatique interculturelle (apprentissage, enseignement de L1, L2) ;
Sociopragmatique (phénomènes de politeness, malentendus interculturels) ;
Dimensions culturels du discours ;
Communication médiatisée par computer ;
Pragmatique classique (théorie des actes linguistiques, Grice et implications conversationnelles, hypothèses) ;
Perspectives récentes de la pragmatique (théorie de la pertinence, approches sociaux-cognitives) ;
Interfaces pragmatiques (syntaxe, sémantique, morphologie, prosodie) ;
Pragmatique expérimentale

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 4, n. 1 (Luglio 2017)
Call for papers

La lingua come luogo, il luogo come lingua. Per una teoria della cittadinanza “accessibile” (PUBBLICATA E SCADUTA)
Editor: Donata Chiricò (Università della Calabria)
Scadenza presentazione contributi: 17 giugno 2017 (prorogata al 30 giugno 2017)
Notifica approvazione contributi: 7 luglio 2017
Pubblicazione: 31 luglio 2017

Le società contemporanee sono caratterizzate da una pervasiva presenza di forme di comunicazione “globali” (McLuhan, 1962, 1968). Questa condizione implica un surplus di democrazia e libertà e, da questo punto di vista, può contribuire all’inclusione sociale e politica. In effetti, masse sempre crescenti di uomini e donne hanno instaurato con l’informazione e la comunicazione un’aspettativa di “accessibilità” che nella storia non ha precedenti. Allo stesso tempo, bisogna sottolineare che il ritmo con il quale le nostre società e le forme di comunicazione-relazione sono diventate “globali”, non corrisponde a quello con cui esse si stanno mostrando “accessibili”, ovvero almeno in grado di garantire il rispetto del principio giuridico di pari opportunità.
È noto che per suo tramite le società contemporanee sono esplicitamente chiamate a provvedere alla rimozione degli ostacoli che si frappongono alla partecipazione economica, politica e sociale di un qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale, religione e convinzioni personali e opinioni politiche. In effetti, per quanto riguarda l’Italia, i diritti a cui quel principio fa riferimento sono di fatto garantiti dalla Costituzione (art. 3). Tuttavia, essi si collocano nell’ambito di quei diritti non perfettamente esigibili. Si tratta, infatti, di diritti che, proprio perché chiamano in causa la nozione stessa di uguaglianza, sono specificamente esposti al rischio di inadempimento da parte di chi dovrebbe attuarli. Del resto, “accessibilità” è termine la cui difficoltà ad entrare nei dizionari, soprattutto nella sua accezione politico-culturale, è pari solo alla difficoltà ad affermarsi che storicamente hanno avuto ed hanno le questioni che pone. Giustamente considerato un «sapere dagli oggetti e metodi in evoluzione» (Diodati M., Accessibilità. Guida Completa, Apogeo, 2007, p. 3), esso tuttavia avanza equipaggiato di linee guida, raccomandazioni, norme nazionali e sovranazionali, agenzie, uffici. Eppure, tutto questo dispiegamento di forze insospettisce più che rassicurare. Sembra piuttosto il sintomo di una modernità mancata, di un illuminismo mai pienamente realizzato.
Se infine teniamo conto che ogni luogo è una lingua in quanto con quest’ultima condivide l’uso di segni, il carattere storico-sociale e a tratti “totale”, il rapporto con la natura e la sua irreggimentazione, la sua radicata relazione con il sacro e le forme del potere, si tratta di interpretare e pensare diversamente la progettazione di qualsiasi spazio, la sua qualità percettiva ed ergonomica, la sua capacità di riconoscere ed esprimere le differenze. Un tale punto di vista può, ad esempio, risultare di grande utilità, prima di tutto nel caso di luoghi fisici e virtuali deputati alla trasmissione e condivisione del sapere: città, scuole, università, biblioteche, musei, teatri, sale concerti, cinema, rete. Non meno importante risulta nel caso di luoghi che potremmo dire a frequentazione non specificamente volontaria: ospedali, istituti penitenziari. Altrettanto si può dire di quei cosiddetti non luoghi (Augé, 1992) i quali, attraversati e non abitati, hanno finito per introiettare la cattiva o la mancata accessibilità dei luoghi antropologici. Questi ultimi, proprio in quanto identitari, relazionali, storici, non sono neutri e non possono esserlo. Esattamente come le lingue. Incarnano strutture di potere, metafisiche del corpo, vere e proprie ontologie.
Parole chiave/Temario
Abitabilità, architetture accessibili, arte,  barriere architettoniche, cittadinanza, comprensibilità, diritto all’informazione, diritto all’istruzione, disabilità, ergonomia, inclusione, intelligibilità, leggibilità, knowledge management, lingua, linguaggio, luogo, navigabilità, parità, praticabilità, qualità percettiva degli spazi, realtà aumentata, realtà virtuale, uguaglianza, usabilità, semplificazione, visitabilità, web design.
Sono accettati articoli in italiano, inglese e francese. Tutti i contributi inviati devono essere preparati dall’autore per la valutazione in forma anonima. Pertanto è necessario che il nome, l’eventuale appartenenza ad una istituzione e il titolo dell’articolo siano indicati in un file diverso da quello che contiene il testo. Il contributo deve essere inviato in formato elettronico .doc o .rtf a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.
Note per gli autori
Lunghezza massima contributi: 40000 battute (spazi inclusi) per gli articoli (compresa la bibliografia); 20000 battute (spazi inclusi) per le interviste e le rassegne; 10000 battute (spazi inclusi) per le recensioni.

Call for papers
“Language as place, place as language”. For a theory of “accessible” citizenship
Editor: Donata Chiricò (University of Calabria)
Submission Deadline: June 17, 2017
Notification of acceptance: July 7, 2017
Publication date: July 31, 2017

Contemporary societies are characterized by a widespread presence of “global” forms of communication (McLuhan, 1962, 1968). This condition implies a surplus of democracy and freedom and, from this point of view, it can contribute to social and political inclusion. Indeed, an increasing number of men and women have put in place, through information and communication, an expectation of “accessibility” that is unprecedented in history. At the same time, it must be stressed that the rate at which our societies and the forms of communication-relationship have become “global”, does not correspond to the rate at which they are revealing themselves “accessible”, or at least able to guarantee respect for the principle of equal opportunities.
It is known that, through this principle, contemporary societies are explicitly called upon to eliminate obstacles to the economic, political and social participation of any individual on the grounds of sex, race and ethnic origin, disability, age, sexual orientation, religion and belief, and political opinion. As far as Italy is concerned, the rights to which this principle refers are guaranteed by the Constitution (Article 3). However, these principles are part of those non-enforceable rights. Indeed, these are the rights which, questioning the very notion of equality, are particularly exposed to the risk of non-fulfilment on the part of those who should implement them. Moreover, “accessibility” is a term whose difficulty in entering dictionaries, especially in its political and cultural meaning, is matched only by the difficulty of asserting that historically these rights have been questioned and have raised questions. Rightly regarded as a “Knowledge from objects and evolving methods “sapere dagli oggetti e metodi in evoluzione» (Diodati M., Accessibilità. Guida Completa, Apogeo, 2007, p. 3), this, however, advances with guidelines, recommendations, national and supranational norms, agencies and offices. Yet, all this unfolding of forces rather than reassuring, arouses suspicion. This seems rather a symptom of a lack of modernity, an enlightenment never fully realized.
Finally, if we consider that each place is a language because they have in common the use of signs, the historical and social, and sometimes “total” nature, the connection with nature and its strict discipline, its rooted relationship with the sacred and the forms of power, it means interpreting and thinking differently about the design of any space, its perceptual and ergonomic qualities, its ability to recognize and express differences. Such a point of view may, for example, be very useful, especially in the case of physical and virtual places dedicated to the transmission and sharing of knowledge: cities, schools, universities, libraries, museums, theatres, concert halls, cinemas, network. Not least, is the case of places that we might consider non-specifically of voluntary attendance: hospitals, prisons. The same can be said of these so-called non-places (Augé, 1992) that are crossed and uninhabited, have ended up introjecting the bad or the lack of accessibility of anthropological places. The latter, being identity-making, relational, historical, are not neutral and cannot be neutral. Exactly like languages. They embody the structures of power, metaphysics of the body, real ontologies.
Keywords
Habitability, accessible architectures, art, architectural barriers, citizenship, comprehensibility, right to information, right to education, disability, ergonomics, inclusion, intelligibility, clarity, knowledge management, language, location, navigability, parity, practicality, perceptual quality of spaces, augmented reality, virtual reality, equality, usability, simplification, visitability, web design.
Articles are accepted in English, Italian and French. All entries submitted must be prepared by the author for anonymous evaluation. Therefore it is necessary that the author’s name, his/her possible membership to an institution, and the title of the article are reported in a different file from the one containing the text. The contribution must be sent in electronic format. Doc or. RTF to filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.
Notes for authors
Maximum length of contributions: 40,000 characters (including spaces) for items (including bibliography); 20,000 characters (including spaces) for interviews and exhibitions; 10,000 characters (including spaces) for reviews.

Appel à Contribution
“La Langue en tant que lieu, le lieu en tant que langue”. Pour une théorie de la citoyenneté “accessible”
Éditeur : Donata Chiricò (Université de Calabre)
Date d’échéance de présentation des contributions : 17 Juin 2017
Notification d’approbation : 7 Juillet 2017
Publication : 31 Juillet 2017

Les sociétés contemporaines sont caractérisées par une présence généralisée de formes de communication «globales» (McLuhan, 1962, 1968). Cette condition implique un surplus de démocratie et de liberté et, de ce point de vue, elle peut contribuer à l’inclusion sociale et politique. En effet, un nombre croissant d’hommes et de femmes ont mis en place par l’information et la communication une attente de «l’accessibilité» qui est sans précédent dans l’histoire. En même temps, il faut souligner que le rythme avec lequel nos sociétés et les formes de communication et relation sont devenues «globales», ne correspond pas au rythme avec lequel ces dernières se montrent «accessibles», ou au moins en mesure de garantir le respect du principe d’égalité des chances.
Il est connu qu’à travers ce principe les sociétés contemporaines sont explicitement invitées à éliminer les obstacles à la participation économique, politique et sociale de tout individu fondés sur le sexe, la race et l’origine ethnique, l’handicap, l’âge, l’orientation sexuelle, la religion et la croyance, et l’opinion politique. En effet, en ce qui concerne l’Italie, les droits auxquels ce principe fait référence sont garantis par la Constitution (art. 3). Toutefois, ces principes font partie de ces droits non entièrement contraignants. En effet, il s’agit des droits qui, mettant en cause la notion même d’égalité, sont particulièrement exposés au risque de ne pas être appliqués de la part de ceux qui devraient les mettre en œuvre. En outre, «l’accessibilité» est un terme dont la difficulté à entrer dans les dictionnaires, en particulier dans sa signification politique et culturelle, n’a d’égal que la difficulté d’affirmer que, historiquement, ces droits ont été remis en cause et ont soulevé des questions. Considéré à juste titre une «connaissance des objets et des méthodes en évolution» sapere dagli oggetti e metodi in evoluzione» (Diodati M., Accessibilità. Guida Completa, Apogeo, 2007, p. 3), ceci, néanmoins, avance avec des lignes directrices, des recommandations, des normes nationales et supranationales, des agences, des bureaux. Pourtant, tout ce déploiement de forces plutôt que de rassurer, suscitent la suspicion. Cela semble plutôt un symptôme d’un manque de modernité, un siècle des lumières jamais pleinement réalisé.
Enfin, si l’on considère que chaque lieu est une langue car ils ont en commun l’usage des signes, la nature historique et sociale, et parfois «totale», la relation avec la nature et sa discipline stricte, sa relation enracinée avec le sacré et les formes du pouvoir, il s’agit d’interpréter et de penser différemment la conception de tout espace, ses qualités perceptuelles et ergonomiques, sa capacité à reconnaître et à exprimer les différences. Un tel point de vue peut, par exemple, être très utile, surtout dans le cas des lieux physiques et virtuels dédiés à la transmission et au partage des connaissances: les villes, les écoles, les universités, les bibliothèques, les musées, les théâtres, les salles de concert, cinémas, réseau. Tout aussi important, le cas des lieux que nous pourrions considéré comme étant à fréquentation non spécifiquement volontaire: les hôpitaux, les prisons. On peut en dire autant de ces soi-disant non-lieux (Augé, 1992) qui sont traversés et inhabités, qui ont fini par intérioriser la mauvaise accessibilité ou le manque d’accessibilité des lieux anthropologiques. Ces derniers, étant identitaires, relationnelles, historiques, ne sont pas neutres et ne peuvent l’être. Exactement comme les langues. Elles incarnent les structures du pouvoir, la métaphysique du corps, véritables ontologies.
Mots-clés
Habitabilité, architectures accessibles, art, barrières architecturales, citoyenneté, compréhensibilité, droit à l’information, droit à l’éducation,  handicap, ergonomie, inclusion, intelligibilité, clarté, gestion des connaissances, langue, language, emplacement, navigabilité, parité, praticité, qualité de perception des espaces, réalité augmentée, réalité virtuelle, égalité, convivialité, simplification, visitabilité, web design.
Les articles sont acceptés en italien, en anglais et en français. Toutes les contributions envoyées pour l’évaluation doivent être préparées par l’auteur sous forme anonyme. Il est donc nécessaire que le nom, l’éventuelle appartenance à une institution et le titre de l’article soient indiqués dans un dossier différent de celui qui contient le texte.La contribution doit être envoyée sous forme électronique .doc ou .rtf  a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.
Notes pour les auteurs
Longueur maximum des contributions
40000 signes (espaces y compris) pour les articles (y compris la bibliographie) ;
20000 signes (espaces y compris) pour les interview et les revues ;
10000 signes (espaces y compris) pour les recensions.

CALL FOR PAPERS PRECEDENTI E SCADUTE

Filosofi(e)Semiotiche, Vol. 3, n. 2 (Dicembre 2016)
Call for papers
Semiotica del testo. Stato dell’arte e prospettive (PUBBLICATA E SCADUTA)
Editor:  Maria Pia Pozzato
Scadenza presentazione contributi: 10 novembre 2016
Notifica approvazione contributi: 30 novembre 2016
Pubblicazione: 27 dicembre 2016
Da sempre le scienze umane si sono confrontate con l’analisi dei testi: la storia con i documenti, la psicoanalisi con i discorsi dei pazienti, l’antropologia con i miti e i rituali sociali, la critica d’arte con le opere letterarie e pittoriche, per citare solo i casi più ovvi. In molti ambiti, per ottenere interpretazioni più verificabili inter-soggettivamente, si è sentita l’esigenza di andare oltre l’esercizio esegetico puro, anche se talvolta sostanziato da brillanti intuizioni e da vasta cultura. In ambito artistico l’idea di analizzare i testi utilizzando una metodologia condivisa è stata fortemente osteggiata: contro i principi del nascente strutturalismo letterario si è creata una forte opposizione (si pensi a Erich Auerbach in Europa, o a Northrop Frye negli Stati Uniti) all’idea che l’analisi del testo tarpasse le ali alla infinitezza della circolazione simbolica.
Nei decenni successivi, sino ai nostri giorni, abbiamo assistito a una parabola paradossalmente ascendente e discendente dell’approccio semio-linguistico all’analisi testuale: ascendente perché i metodi messi a punto sia in ambito saussuriano-greimasiano (semiotica generativa), sia in ambito peirceano-echiano (semiotica interpretativa) sono entrati di prepotenza in molte professioni, come strumenti operativi nella messa a punto di campagne pubblicitarie, strategie politiche, progettazione web, analisi e produzione televisiva, ecc.; discendente in quanto, a livello teorico, è parso che la forte spinta degli anni Sessanta-Ottanta fosse andata scemando in una serie di “post” (post greimasismo, post strutturalismo, post semiotica tout-court), mal coordinati fra loro.
Quello che si potrebbe, e dovrebbe fare, è di conciliare di fatto questi due fenomeni trovando nelle pratiche di analisi sia le ragioni di un indubbio successo operativo sia le ragioni di una necessità di progressione, di discussione, di nuovo coordinamento nelle pratiche di analisi stesse. Vediamo quindi, con riferimenti bibliografici assolutamente di massima, alcuni spunti.
Questo numero si propone di raccogliere le analisi di una serie testi intesi nella accezione allargata che da tempo si dà a questo termine (cfr. G. Marrone, L’invenzione del testo, 2010; F. Rastier, Arti e scienze del testo 2003; La misura e la grana, 2013) :
– Testi letterari e poetici, nei confronti dei quali la semiotica si è tutt’altro che arresa proseguendo negli ultimi decenni nella messa punto di strumenti innovativi sul solco di quelli tradizionali fondati da R. Jakobson, J. Lotman, R. Barthes (Cfr. J. Geninasca La parola letteraria, 2000; D. Bertrand, Basi di semiotica letteraria, 2000; D. Barbieri, Nel corso del testo, 2004 ; T. Lancioni, Immagini narrate, 2009; D. Panosetti, Semiotica del testo letterario, 2015)
– Testi “sociali”, intesi come spazi, forme di vita, pratiche collettive (F. Marsciani, Tracciati di etnosemiotica, 2007; M.P.Pozzato, Foto di matrimonio e altri saggi, 2012; A. Giannitrapani, Introduzione alla semiotica dello spazio, 2013)
– Testi dedicati al mondo dei consumi, quindi pubblicità commerciali (J.M. Floch Identità visive 1995; G. Marrone, Il discorso di marca 2010), pubblicità di impegno per le cause sociali (P. Peverini, Social guerrilla, 2014) ma anche spazi dei consumi (I. Pezzini e P. Cervelli, a cura, Scene del consumo, 2007).
– Testi mediali: televisione, internet, cinema (R. Eugeni, Semiotica del cinema, 2013; La condizione postmediale, 2015; G. Cosenza, Introduzione alla semiotica dei nuovi media, 2014)
– Testi artistici di tipo visivo e audiovisivo (O. Calabrese, Come si legge un’opera d’arte, 2007; L. Corrain, Il velo dell’arte, 2016; L. Spaziante, Icone pop, 2016)
Negli ultimi anni si è molto riflettuto sul concetto-cardine di “narratività” (P. Violi, AM. Lorusso, C. Paolucci, a cura, Narratività, 2012; G. Ferraro, Teorie della narrazione, 2015) o su tematiche culturali specifiche, come ad esempio la comunicazione del cibo (su cui esiste una ricchissima bibliografia della scuola palermitana). Non si è inteso tuttavia promuovere in questa sede né un tema specifico di tipo culturale né un tema specifico di tipo metodologico ma proprio un confronto “sul campo” tramite una serie di analisi testuali all’interno delle quali avanzare proposte teoriche innovative e/o critiche a strumenti metodologici ritenuti non più produttivi. Questo nella convinzione che misurandosi con un testo vi sia, come diceva Umberto Eco, un limite collettivo (U. Eco, I limiti dell’interpretazione, 1995) che fa da sponda a derive interpretative e da spazio comune di confronto.
Sono accettati articoli in italiano, inglese e francese. Tutti i contributi inviati devono essere preparati dall’autore per la valutazione in forma anonima. Pertanto è necessario che il nome, l’eventuale appartenenza ad una istituzione e il titolo dell’articolo siano indicati in un file diverso da quello che contiene il testo. Il contributo deve essere inviato in formato elettronico .doc o .rtf a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com

Note per gli autori
Lunghezza massima contributi: 40000 battute (spazi inclusi) per gli articoli (compresa la bibliografia); 20000 battute (spazi inclusi) per le interviste e le rassegne; 10000 battute (spazi inclusi) per le recensioni.

Call for papers
Text semiotics. State of the arts and perspectives
Editor:  Maria Pia Pozzato
Submission deadline: October 30, 2016
Notification of acceptance: November 25, 2016
Publication date: December 27, 2016
Humans science has always been dealing with text analysis: history with documents, psychoanalysis with patients, anthropology with myths and social ritual, art critics with literary and pictorial arts, and these are only a few examples. In many fields, in order to gain more verifiable inter-subjectively interpretation, it has been needed the need to go further the pure exegetic exercise, sometimes made of brilliant intuitions by ample culture. In the artistic sphere the idea of analyzing text by using a shared methodology has been deeply opposed: against the principles of literary structuralism raised a high antithesis (for example Eric Auerbach in Europe, or Northrop Frye in the United States) to the idea that text analysis could clip wings to the vast symbolic circulation.
In the following decades until nowadays, we have been witness of a trend paradoxically raising and falling semiotics-linguistic approach to the text analysis: raising because the methods used both in saussurian-greimasian field (generative semiotics), and in peirceian-echian (semiotics interpretative) has been prevaricating in many careers, as operational tools in advertising campaign, politics plan of action, planning internet, television analysis and production, ect.; descendant because, theoretically, seems that the big push of the ‘70s and ‘80s has been decrease in a series of “post” (post greimasism, post structuralism, post semiotics tout-court), not well intercoordinated.
What is necessary is to organize these two events finding in to the analysis practices both reasons of uncontested operative success and reasons of a necessity of progression, debate, new coordination of the practices itself. Let’s see trough a literature review some starting points.
The main goal of this issue is to collect analyses of some text, referred to as (G.Marrone, L’invenzione del testo, 2010; F.Rastier, Arti e scienze del testo 2003; La misura e la grana, 2013);
-Literary and poetical text, about which semiotics did not have an accommodating attitude, proceeding instead in the last decades in construct innovative tools on the previous ones given by R.Jakobson, J.Lotman, R.Barthes(J.Geninasca La parola letteraria, 2000; D.Bertrand, Basi di semiotica letteraria, 2000; D.Barbieri, Nel corso del testo, 2004; T.Lancioni, immagini narrate, 2009; D. Panosetti, Semiotica del testo letterario, 2015)
-“Social” text, thought as space, vital forms, collective pratices(F.Marsciani, Tracciati di etnosemiotica, 2007; M.P.Pozzato, Foto di matrimonio e altri saggi, 2012; A. Giannitrapani, Introduzione alla semiotica dellon spazio, 2013)
-Text devoted to consumptions, advertising as well (J.M.Floch Identità visive1995; G.Marrone, il discorso di marca 2010), advertising for social purpose (P.Peverini, Social guerrilla, 2014) also space of consumer (I.Pezzini e Cervelli, a cura, Scene del consumo, 2007)
-Medial text: television, internet, cinema (R.Eugeni, Semiotica del cinema, 2013; Lw condizione post-medioevale, 2015; G.Cosenza, Introduzione alla semiotica dei nuovi media, 2014)
-Visual and audiovisual artistic text (O.Calabrese, Come si legge un’opera d’arte, 2007; L. Corrain, Il velo dell’arte, 2016; L.Sapiente, Icone pop, 2016)
Last years had been full of discussions about the fundamental principles idea of “narratività”(P. Violi, Am.Lorusso, C. Paolucci, Narratività, 2012; G. Ferraro, Teorie della narrazione, 2015) or about specific cultural topics, such as food communication (see the exhaustive bibliography of Palermo’s semiotics group).
It was not a purpose of this section to promote neither a specific cultural topic nor a methodologicalspecific type but a real debate through a series of textual analyses in which offer innovating and critic theoretical proposes to methodological tools not considered productive anymore. Umberto Eco said that we challenge ourselves with a text there can be a common boundary (U.Eco, I limiti dell’interpretazione, 1995) which gives a shared collective debate.
Articles are accepted in English, Italian and French. All entries submitted must be prepared by the author for anonymous evaluation. Therefore it is necessary that the author’s name, his/her possible membership to an institution, and the title of the article are reported in a different file from the one containing the text. The contribution must be sent in electronic format. Doc or. RTF to filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com
Notes for authors
Maximum length of contributions: 40,000 characters (including spaces) for items (including bibliography); 20,000 characters (including spaces) for interviews and exhibitions; 10,000 characters (including spaces) for reviews.

Call for papers/ Appel à communications
Sémiotique du texte. État de l’art et prospectives.
Éditeur : Maria Pia Pozzato
Date d’échéance de présentation des contributions : 30 Octobre 2016
Notification d’approbation : 25 Novembre 2016
Publication : 27 Décembre 2016
Depuis toujours les sciences humaines se sont confrontées avec l’analyse des textes : l’histoire avec les documents, la psychanalyse avec les discours des patients, l’anthropologie avec les mythes et les rituals sociaux, la critique d’art avec les œuvres littéraires et picturales, pour citer les cas les plus évidents. Dans de nombreux domaines, pour obtenir des interprétations plus vérifiables inter-subjectivement, on a senti l’exigence d’aller au-delà de l’exercice exégétique pur, même si parfois soutenu par de brillantes intuitions et par une vaste culture. Dans le domaine de l’art l’idée d’analyser les textes en utilisant une méthodologie commune a été fortement contrecarrée : contre les principes du structuralisme littéraire naissant une forte opposition a contrasté (il suffit de penser à Erich Auerbach en Europe, ou à Northrop Frye aux États-Unis) l’idée que l’analyse du texte puisse limiter l’infinitude de la circulation symbolique. Depuis les décennies successives, jusqu’à nos jours, nous avons assisté à une parabole paradoxalement ascendante et descendante de l’approche sémiolinguistique à l’analyse textuelle : ascendante parce que les méthodes mises au point dans le domaine saussurien-greimasien (sémiotique générative) aussi bien que dans le domaine peircien-ecoien (sémiotique interprétative) sont entrées de force dans de nombreuses professions, en tant qu’instruments opératifs dans la mise au point de campagnes publicitaires, strategies politiques, conceptions web, analyses et productions télévisuelles, etc. ; descendante car, au niveau théorique, il semble que la forte impulsion des années Soixante- Quatre-vingts ait diminué à travers une série de “post” (post greimasisme, post structuralisme, post sémiotique tout-court ), mal coordonnés entre eux.
Ce qui pourrait, et devrait se faire, est concilier de fait ces deux phénomènes en trouvant dans les pratiques d’analyse les raisons d’un succès opératif incontestable et les raisons d’une nécessité de progression, de discussion, de nouvelle coordination dans les pratiques d’analyse même. Voyons donc, selon des references bibliographiques dans les grandes lignes, certaines idées.
Ce numéro se propose de recueillir les analyses d’une série textes considérés dans l’acception étendue que l’on donne depuis longtemps à ce terme (cf. G. Marrone, L’invention du texte, 2010 ; F. Rastier, Arts et sciences du texte, 2003 ; La mesure et le grain, 2013) :
– Textes littéraires et poétiques, par rapport auxquels la sémiotique ne s’est absolument pas rendue en continuant dans les dernières décennies dans la mise au point d’instruments innovateurs dans le sillage de ceux fondés par R. Jakobson, J. Lotman, R. Barthes (Cfr. J. Geninasca La parola letteraria, 2000; D. Bertrand, Basi di semiotica letteraria, 2000; D. Barbieri, Nel corso del testo, 2004 ; T. Lancioni, Immagini narrate, 2009; D. Panosetti, Semiotica del testo letterario, 2015)
– Textes “sociaux”, considérés comme espaces, formes de vie, pratiques collectives (F. Marsciani, Tracciati di etnosemiotica, 2007; M.P.Pozzato, Foto di matrimonio e altri saggi, 2012; A. Giannitrapani, Introduzione alla semiotica dello spazio, 2013)
– Textes dédiés au monde des biens de consommation, c’est-à- dire publicités commerciales (J.M. Floch Identità visive 1995; G. Marrone, Il discorso di marca 2010), publicités engagées pour les causes sociales (P. Peverini, Social guerrilla, 2014) mais aussi espaces des biens de consommation (I. Pezzini e P. Cervelli, a cura, Scene del consumo, 2007).
– Textes médiatiques: télévision, internet, cinéma (R. Eugeni, Semiotica del cinema, 2013; La condizione postmediale, 2015; G. Cosenza, Introduzione alla semiotica dei nuovi media, 2014)
– Textes artistiques de type visuel et audiovisuel (O. Calabrese, Come si legge un’opera d’arte, 2007; L. Corrain, Il velo dell’arte, 2016; L. Spaziante, Icone pop, 2016)
Au cours des dernières années, on a beaucoup réfléchi sur le concept principal de la narrativité (P. Violi, AM. Lorusso, C. Paolucci, a cura, Narratività, 2012; G. Ferraro, Teorie della narrazione, 2015) ou sur les thématiques culturelles spécifiques, comme par exemple la communication de la nourriture (sur laquelle il existe une très riche bibliographie de l’école palermitaine). Toutefois, l’intention de notre propos n’est pas de promouvoir un thème spécifique de type culturel ni un thème spécifique de type méthodologique mais précisément une confrontation “sur le terrain” à travers une série d’analyses textuelles à l’intérieur desquelles il est possible de présenter des propositions théoriques innovatrices et/ou critiques contre des instruments méthodologiques considérés comme de moins en moins productifs. Ceci avec la conviction que en se mesurant à un texte, comme le disait Umberto Eco, il y a une limite collective (U. Eco, I limiti dell’interpretazione, 1995) qui donne naissance à des dérives interprétatives et qui offre un espace commun de confrontation.
Les articles sont acceptés en italien, en anglais et en français. Toutes les contributions envoyées pour l’évaluation doivent être préparées par l’auteur sous forme anonyme. Il est donc nécessaire que le nom, l’éventuelle appartenance à une institution et le titre de l’article soient indiqués dans un dossier différent de celui qui contient le texte.La contribution doit être envoyée sous forme électronique .doc ou .rtf  a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com
Notes pour les auteurs
Longueur maximum des contributions
40000 signes (espaces y compris) pour les articles (y compris la bibliographie) ;
20000 signes (espaces y compris) pour les interview et les revues ;
10000 signes (espaces y compris) pour les recensions.
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Call for papers (Vol. 3, n. 1, Luglio 2016) (PUBBLICATA E SCADUTA)
Riflessioni sulla scrittura.
Editor: Massimo Prampolini
Scadenza presentazione contributi: 15 giugno 2016
Notifica approvazione contributi: 30 giugno 2016
Pubblicazione: 31 Luglio 2016
Scrittura: 1.rappresentazione del linguaggio mediante segni e codici grafici – scrittura latina, araba, unciale, alfabetica, ideogrammatica. 2. Complesso di tecniche di comunicazione e rappresentazione di stati di cose e pensieri – scrittura a mano, a macchina, digitale. 3. Attività di registrazione, corpo di registrazioni. 4. Mezzo d’espressione realizzato con intento artistico – scrittura poetica, in prosa. 5. Stile di registrazione e d’espressione scritta – scrittura semplice, barocca, scientifica, amministrativa. 6. Opera o testo scritto. 7. (giur.) atto, contratto, documento scritto che impegna le parti contraenti – scrittura privata, le scritture sono depositate in tribunale, abbiamo fatto una scrittura. 8. (rag.) registrazione su libri contabili, partita di banco. 9. (relig.) Parola di Dio – Scritture sacre, personalizz. come dicono le scritture, la Scrittura dice.
Dedichiamo alla scrittura il prossimo numero de “Il Sileno.Filosofi(e)Semiotiche” per almeno due ragioni.
La prima si evidenzia leggendo la voce di dizionario sopra riportata. L’ampiezza dei riferimenti fa del termine scrittura una parola che attraversa molteplici attività e saperi. Paleontologia, archeologia, antropologia, linguistica, estetica, teoria e storia del testo e della letteratura, enigmistica, psicologia, grafologia, sociologia, filosofia sono ambiti disciplinari che hanno accumulato nel tempo sull’argomento della scrittura una saggistica pressoché illimitata. Di fatto, in tema di scrittura, ognuna di queste discipline è in relazione di complementarità con le altre. Nessuna basta a se stessa, e le indagini spesso si collocano in spazi interstiziali, formalmente poco identificati: Michel Serres avrebbe detto “nelle terre di mezzo”, in ambiti di cui chi ricerca deve difendere innanzi tutto il diritto alla territorialità, al riconoscimento. Siamo nella No Man’s Land, dove le discipline s’attraversano, i paradigmi non commensurabili devono trovare metri di confronto. Metri, misure … scritture.
La seconda ragione si riassume nella parola attualità. La scrittura è una memoria sviluppata dagli umani per conservare e trasferire messaggi nel tempo e nello spazio. Consideriamo le tecniche mnemoniche: i bastoni da messaggio, i quipu, le pittografie rupestri, alcuni sistemi di misurazione di beni, di estensioni coltivate, di durate. A torto tali “notazioni per oggetti” sono considerate forme di scrittura impropria o marginale. Sintetizza Roland Barthes: “La civiltà nasce con i contabili e con i notai”. Allo stato attuale delle conoscenze le forme più remote di contabilità (bullae, cretule) risalgono almeno al IX millennio a.C. Da allora, i progressi della scrittura hanno segnato altrettanti radicali cambiamenti nell’intelligenza individuale e sociale del Sapiens. Se la lingua è istituzione, la scrittura è una delle condizioni costitutive della sua natura istituzionale.
Venendo al presente. Negli ultimi decenni siamo stati travolti da trasformazioni politiche, tecniche, sociali straordinarie. Siamo tecnologia vivente, e la nostra intrinseca tecnonatura ci trascina verso nuove forme di vita, nuove forme d’identità. Raccoglitori, cacciatori, agricoltori, manufattori artigianali e industriali, e ora digitanti, scriventi compulsivi: non c’è alimento, abito, lavoro, trasferimento, affetto, pausa, libertà che non siano preceduti, accompagnati, inguainati da digitazioni scrittorie. E allora: forse non è casuale che la trasformazione della nostra forma di vita corra intrecciata alle trasformazioni della nostra più studiata, come della più irriflessa, attività di digitanti. E forse merita riflettere sulle condizioni che caratterizzano questa mutazione della scrittura, il suo pervasivo potenziamento.
Sono accettati articoli in italiano, inglese e francese. Tutti i contributi inviati devono essere preparati dall’autore per la valutazione in forma anonima. Pertanto è necessario che il nome, l’eventuale appartenenza ad una istituzione e il titolo dell’articolo siano indicati in un file diverso da quello che contiene il testo. Il contributo deve essere inviato in formato elettronico .doc o .rtf a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com
Note per gli autori
Lunghezza massima contributi: 40000 battute (spazi inclusi) per gli articoli (compresa la bibliografia); 20000 battute (spazi inclusi) per le interviste e le rassegne; 10000 battute (spazi inclusi) per le recensioni.

Call for papers
Reflections on writing.
Editor: Massimo Prampolini
Submission deadline: June 15, 2016
Notification of acceptance: June 30, 2016
Publication date: July 31, 2016
Writing: 1. Language representation across signs and graphic codex- latin writing, arabic, uncial, alphabetic, ideogramatic. 2. Group of communication techniques and representation of state of affairs and thoughts- handwriting, typewriting. 3. Activity records 4. Modality of expression obtained with artistic ends.- prose and poetic writings. 5. registration and expressive writing style, simple writing, Baroque, scientific and administrative. 6. Play or writing text.7. (jur.) acts, contracts, documents, agreements between two different parts.8. (rag) records on book-keeping and bank-account. 9. (relig.) As the Good Lord says., Sacred Scripture.
Here we have two main reasons because publishing this issue in “Il Sileno.Filosofi(e)Semiotiche”.
We can see the first reason, reading up above, that the wideness of references makes the act of writing itself a word that go through many activity and acknowledgement. Paleontology, archeology, anthropology, linguistic, theory and history of the text and literature, aesthetics, psychology, graphology, sociology, philosophy are all ranges which have a boundless literaly essays and every single discipline is complementary to the other. None can work on its own, on the contrary studies are located in restricted spaces, not well identified as the Good Lord says: Michel Serres would say “ nelle terre di mezzo”, in specific areas of interest, in which research has to defend its right to territoriality and identification. We are in No Man’s Land, where one discipline passes through the others, where Praduigms have to find a comparison criteria. Meter, measurement…writings.
The second reason is Modernity. Writing is a memory, a record developed by human beings to save and transfer messages throughtout time and space. Let’s consider mnemonic techniques: a walking stick message, quipu, cave art, some kind of measuring goods, coltivate extencions, lasting. Wrongdoing, these “notazioni per oggetti”, notation objects are considered inappropriate or secondary modality of writing. Roland Barthes says: “Civilization is born thanks to accountants and notarys”. The oldest record of accounting go back to IX millennium a.C. From this period improvements of writing have marked very drastic changes for individual and social intellect of Sapiens. If Language is an institution, writing is a fundamental condition of its institutional character.
Considering nowadays. In the last decades we have been overwhelmed by political, techniques, social amazing transformations. All of these changes bring us to new kinds of identity and lifestyle. Picker, hunters, farmers, artisans are now very compulsive digital writers: every single job, outfit, transfer, feeling and freedom now go with digital composition. It is not a coincidence that man’s life is combined with all these changes. We should now focus, meditade on the conditions of this writing alteration, its pervading building-up.
Articles are accepted in English, Italian and French. All entries submitted must be prepared by the author for anonymous evaluation. Therefore it is necessary that the author’s name, his/her possible membership to an institution, and the title of the article are reported in a different file from the one containing the text. The contribution must be sent in electronic format. Doc or. RTF to filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com
Notes for authors
Maximum length of contributions: 40,000 characters (including spaces) for items (including bibliography); 20,000 characters (including spaces) for interviews and exhibitions; 10,000 characters (including spaces) for reviews.

Call for papers/ Appel à communications
Réflexions sur l’écriture
Éditeur: Massimo Prampolini
Date d’échéance de présentation des contributions : 15 Juin 2016
Notification d’approbation : 30 Juin 2016
Publication : 31 Juillet 2016
Écriture : 1. Représentation du langage au moyen de signes et de codes graphiques – écriture latine, arabe, alphabétique, idéogrammatique. 2. Ensemble de techniques de communication et représentation d’états de choses et de pensées – écriture à la main, à la machine, digitale. 3. Activité d’enregistrement, corps d’enregistrements. 4. Moyen d’expression réalisé avec intention artistique – écriture poétique, en prose. 5. Style d’enregistrement et d’expression écrite – écriture simple, baroque, scientifique, administrative. 6. Œuvre ou texte écrit. 7. (jur.) acte, contrat, document écrit qui engage les parties contractantes – écriture privée, les écritures sont déposées au tribunal, nous avons fait un écrit. 8. (compt.) enregistrement sur livres comptables, crédits clients. 9. (relig.) La Parole de Dieu – Saintes Écritures, personalis. comme disent les écritures, l’Écriture dit.
Nous dédions à l’écriture le prochain numéro du “Il Sileno.Filosofi(e)Semiotiche” pour au moins deux raisons.
La première apparaît évidente si on lit l’entrée du dictionnaire précédemment indiquée. L’ampleur des références fait du terme écriture un mot qui croise de multiples activités et de nombreux savoirs. Paléontologie, archéologie, linguistique, esthétique, théorie et histoire du texte et de la littérature, énigmes, psychologie, graphologie, sociologie, philosophie sont des domaines de disciplines qui ont accumulé dans le temps sur le sujet de l’écriture un nombre d’essais plutôt illimité. En fait, en thème d’écriture, chacune de ces disciplines est en relation de complémentarité avec les autres. Aucune ne se suffit à elle-même, et les enquêtes se trouvent souvent dans des espaces interstitiels, formellement peu identifiés : Michel Serres aurait dit « dans les terres du milieu », dans des domaines dans lesquels ceux qui font de la recherche doivent avant tout défendre le droit à la territorialité , à la reconnaissance. Nous sommes dans le No Man’s Land, où les disciplines se croisent, les paradigmes non mesurables doivent trouver des mètres de confrontation. Mètres, mesures, … écritures.
La seconde raison se résume dans le mot actualité. L’écriture est une mémoire développée par les humains pour conserver et transférer des messages dans le temps et l’espace. Considérons les techniques mnémoniques : les bâtons de messages, les quipu, les pictographies rupestres, certains systèmes de mesure des biens, d’extensions cultivées, de durées. À tort de telles « notations pour objets » sont considérées comme des formes d’écriture impropre ou marginale. Roland Barthes synthétise : « la civilisation naît avec les comptables et les notaires ». Dans l’état actuel des connaissances les formes les plus anciennes de comptabilité (bullae, cretule) remontent au moins au IX millénaire av. J.-C. Depuis, les progrès de l’écriture ont marqué d’autres changements radicaux dans l’intelligence individuelle et sociale du Sapiens. Si la langue est institution, l’écriture est une des conditions constitutives de sa nature institutionnelle.
Revenons au présent. Au cours des dernières décennies nous avons été renversés par des transformations politiques, techniques, sociales extraordinaires. Nous sommes de la technologie vivante, et notre technonature intrinsèque nous pousse vers de nouvelles formes de vie, de nouvelles formes d’identité. Cueilleurs, chasseurs, agriculteurs, producteurs artisans et industriels, et maintenant numériques, tapeurs compulsifs : il n’y a pas d’aliment, de vêtement, de travail, de transfert, d’affection, de pause, de liberté qui ne soient précédés, accompagnés, recouverts d’ inscriptions digitales. Et alors : ce n’est peut- être pas un hasard si la transformation de notre forme de vie se mêle aux transformations de notre plus étudiée, ainsi que plus irréfléchie activité de rédacteurs digitaux. Et peut-être convient-il de réfléchir sur les conditions qui caractérisent cette mutation de l’écriture, son renforcement omniprésent.
Les articles sont acceptés en italien, en anglais et en français. Toutes les contributions envoyées pour l’évaluation doivent être préparées par l’auteur sous forme anonyme. Il est donc nécessaire que le nom, l’éventuelle appartenance à une institution et le titre de l’article soient indiqués dans un dossier différent de celui qui contient le texte.La contribution doit être envoyée sous forme électronique .doc ou .rtf a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com
Notes pour les auteurs
Longueur maximum des contributions
40000 signes (espaces y compris) pour les articles (y compris la bibliographie) ;
20000 signes (espaces y compris) pour les interview et les revues ;
10000 signes (espaces y compris) pour les recensions.
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Call for Papers (Vol. 2, n. 2, Dicembre 2015) (PUBBLICATA E SCADUTA)
SEGNO, REALTÀ, REFERENTE
Editor: Luca Peloso (Università dell’Insubria)
Scadenza presentazione contributi: 14 dicembre 2015
Notifica approvazione contributi: 23 dicembre 2015
Pubblicazione: 31 dicembre 2015
In una delle sue Poesie disperse Montale descrive il semiologo come un “mago / che in un giro totale / abbraccia tutti i segni del visibile, / del toccabile, udibile, fiutabile / e gustabile”. Con ironia, il poeta coglie un aspetto essenziale dell’attività propria di chi lavora coi segni: dare vita a pratiche –  oltre che a teorie – in grado di interpretare e ‘contenere’ la realtà nella sua interezza.
L’altra faccia di questa attività tuttavia vanifica, secondo alcuni, la sua aspirazione ad essere esauriente, ‘totale’: il fatto di muovere dalla sfera dei sensi, che per la semiologia e la semiotica è sinonimo di rigore scientifico, appare infatti ai detrattori come volontà di negare legittimazione scientifica a qualsiasi discorso sulla trascendenza, a tutto vantaggio di un’immanenza rigida, limitata agli aspetti sensibili dell’esistenza umana. Quest’accusa, benchè riposi sull’irrefutabile constatazione per cui il semiologo e il metafisico spesso diffidano l’uno dell’altro, dimentica però che grandi interpreti del pensiero filosofico-teologico, da Agostino a Florenskij, hanno offerto vere e proprie teorie dei segni e dei simboli. Insomma, la riflessione sul rapporto tra segni e realtà attraversa da secoli le correnti, le ideologie e persino le religioni e le fedi, dimostrandosi più importante degli esiti particolari delle singole dispute (si pensi alla portata del dibattito sull’alternativa nominalismo/realismo, o alla posta in gioco delle critiche wittgensteiniane a Russell sul rapporto tra linguaggio e mondo).
Non appena si constata la dimensione attuale e insieme ‘eterna’ (eterna in quanto perennemente attuale) che il nesso segni-realtà porta con sé, diventa ineludibile la questione del referente, vale a dire l’entità extralinguistica in quanto designata da un’espressione linguistica: se è vero che il linguaggio – in qualità di sistema di segni – pone l’uomo in una relazione mediata con la natura, il designato, che gli studiosi hanno reso indissolubile dal significante e dal significato, ha un’esistenza concreta oppure no?  E ancora: questo problema concerne le premesse di ogni scienza segnica, oppure non è decisivo, in quanto il suo presupposto dev’essere il dato e non lo statuto epistemologico di quest’ultimo? In altri termini, fino a che punto può spingersi la teoria semiologica? E la pratica?
Sono domande che vanno oltre lo specialismo, l’estrazione culturale o le affiliazioni accademiche: basti citare, a questo proposito, Gramsci, che nei Quaderni del Carcere pone la questione dell’ “oggettività esterna del reale” in relazione al metodo scientifico e agli organi di senso – a riprova del fatto che la riflessione intorno a temi propri della filosofia del linguaggio, della linguistica e della semiologia/semiotica s’impone come necessaria e universale, al di là di prospettive incompatibili come possono essere, ad esempio, il materialismo storico e la teologia, lo strutturalismo e la psicologia analitica: il problema del rapporto tra i segni, la realtà e il referente è in definitiva rilanciato da ogni riflessione (purché rigorosa) sul mondo e sull’uomo.
Questa terza call aspira dunque a raccogliere contributi concernenti il rapporto tra segni e realtà, tra segno linguistico e referente extralinguistico, nella misura in cui i due concetti o entità (realtà e referente) si richiamano e s’intersecano; viceversa, benché la matrice sia perlopiù semiotico-linguistica, non intende porsi particolari vincoli di carattere disciplinare o ‘storico’: sono  perciò incoraggiati gli scritti relativi tanto a dibattiti in corso, quanto a figure del pensiero antico, medievale o moderno che hanno attraversato i temi della realtà e del referente nel corso dei loro studi.
Gli ambiti proposti sono i seguenti:
Semiotica
Semiologia
Linguistica
Filosofia del Linguaggio
Filosofia analitica
Filosofia della religione
Epistemologia
Teoria della comunicazione e dell’interpretazione
Pragmatica e Retorica
Filosofia trascendentale

Call for Papers
SIGN, REALITY, REFERENT
Editor: Luca Peloso (University of Insubria)
Submission deadline: December 14, 2015
Notification of acceptance: December 23, 2015
Issue publication: December 31, 2015.

Eugenio Montale once wrote in a poem that the semiologist is a magician whose activity embrasses  all “visible, touchable, audible, smellable and tastable signs”. Ironically, the Italian Poet grasps a fundamental aspect of semiotic studies: the creation of practices and theories that are able to interpret and encompass reality.
According to some scholars, in doing so Semiology fails in its purpose of completeness: keeping to senses would be the consequence of banning trascendence from science, in favor of an immanence where nothing out of five senses is considered. This charge, although it is strengthened by distrust between semiologists and metaphysicians, doesn’t consider the theories on signs and symbols written by theologians like, for instance, Saint Augustin or Pavel Florenskij. In short, reflection on the relationship between signs and reality is more important than the outcome of any philosophical disputation about it (just think of the debate on nominalism/realism, or the dispute between Wittgenstein and Russell about language and world).
When we realize the importance of this argument, the question of reference becomes inescapable: that is, the matter of extra-linguistic entity, meant as what is designate by a linguistic expression. Given that language – as a system of signs – put man in a mediate relationship with nature, does this entity actually exist? Does this problem concern the Science of Signs, or else it’s not crucial for its basis, since its theoretical potential? In other words, how far can we go with theory? And with practice?
These questions go beyond cultural influences and fashions: in this regard just mention Antonio Gramsci, that in his Prison Notebooks faces the problem of the objectivity related to scientific method and sense organs. This proves that reflection on key issues in Philosophy of Language, Linguistics and Semiotics (or Semiology) is absolutely necessary, regardless of different perspectives like Historical Materialism and Theology, or Structuralism and Analytical Psychology. Ultimately, the question concerning the relationship between reality and referent is involved in any investigation on humans and world.
In conclusion, this call aims to include a multiplicity of contributions about linguistic signs, reality and referent, insofar as they are thematically linked. We invite the submission of papers both on current debates and on ancient, medieval or modern philosophers who studied that issues.
The disciplines that we indicate are:
Semiotics
Semiology
Linguistics
Philosophy of Language
Analytic Philosophy
Philosophy of Religion
Epistemology
Communication and Interpretation Theory
Pragmatics and Rhetoric
Transcendental Philosophy
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Call /Appel à communications
SIGNE, RÉALITÉ, RÉFÉRENT
Éditeur: Luca Peloso (Université de l’Insubrie)
Date d’échéance de présentation des contributions: 14 Décembre 2015
Notification d’approbation: 23 Décembre 2015
Publication: 31 Décembre 2015

Dans une de ses “Poesie disperse” Montale décrit le sémiologue comme un “magicien/qui dans un tour complet/embrasse tous les signes du visible, / du touchable, audible, flairable/ et goûtable.” Avec ironie, le poète saisit un aspect essentiel de l’activité même de celui qui travaille avec les signes : engendrer des pratiques – ainsi que des  théories – capables d’interpréter et de ‘contenir ‘ la réalité dans sa totalité (intégralité).
L’autre visage de cette activité réduit toutefois à néant, selon certains, son aspiration à être exhaustive, ‘totale’ : le fait de s’éloigner de la sphère des sens, ce qui pour la sémiologie et la sémiotique est synonyme de rigueur scientifique, apparaît en fait aux détracteurs comme une volonté de nier la légitimation scientifique à tout discours sur la transcendance, au profit d’une immanence rigide, limitée aux aspects sensibles de l’existence humaine. Cette accusation, bien qu’elle repose sur l’irréfutable constatation pour laquelle le sémiologue et le métaphysicien se méfient l’un de l’autre, oublie cependant que les grands interprètes de la pensée philosophique et théologique, de Agostino à Florenskij, ont offert de véritables théories des signes et des symboles. Bref, la réflexion sur le rapport entre signes et réalité traverse depuis des siècles les courants, les idéologies et même les religions et les fois, apparaissant plus importante que les résultats particuliers des simples discutions (il suffit de penser à l’envergure du débat sur l’alternative nominalisme/réalisme, ou à l’enjeu des critiques wittgensteiniennes à Russel sur le rapport entre langage et monde).
Dès que l’on constate la dimension actuelle et en même temps ‘éternelle’ (éternelle en tant que perpétuellement actuelle) que le lien signes-réalité porte en soi, la question du référent devient inéluctable, c’est-à-dire l’entité extralinguistique en tant que désignée par une expression linguistique : s’il est vrai que le langage – en qualité de système de signes- place l’homme dans une relation conciliée avec la nature, le désigné, que les savants ont rendu indissoluble du signifiant et du signifié, a-t-il une existence concrète ou pas ? et encore : ce problème concerne-t-il les prémisses de chaque science ségnique, ou bien cela n’est pas décisif, car son fondement doit être le fait et non pas le statut épistémologique de ce dernier? En d’autres termes, jusqu’où peut aller la théorie sémiologique? Et la pratique?
Ce sont des questions qui vont au-delà de la spécialisation, de l’extraction culturelle ou des affiliations académiques: il suffit de  citer, à ce propos, Gramsci, qui dans les Cahiers de Prison pose la question de « l’objectivité externe du réel » par rapport à la méthode scientifique et aux organes des sens – à démonstration du fait que la réflexion sur les thèmes mêmes de la philosophie du langage de la linguistique et de la sémiologie/sémiotique s’impose comme nécessaire et universelle, au-delà des perspectives incompatibles comme, par exemple, le matérialisme historique et la théologie, le structuralisme et la psychologie analytique : le problème du rapport entre les signes, la réalité et le référent est en réalité relancé par chaque réflexion (pourvu qu’elle soit rigoureuse) sur le monde et sur l’homme.
Ce troisième appel à communications aspire donc à recueillir des contributions concernant le rapport entre signes et réalité, entre signe linguistique et référent extralinguistique, dans la mesure où les deux concepts ou entités (réalité et référent) se rappellent l’un l’autre et se croisent ; vice-versa, bien que la matrice soit surtout sémiotique-linguistique, il n’a pas l’intention d’ imposer certaines contraintes de caractère disciplinaire ou ‘historique’: pour cette raison, il encourage des lettres relatives aussi bien aux débats en cours qu’ aux figures de la pensée antique, médiévale ou moderne qui ont traversé les thèmes de la réalité et du référent au cours de leurs études.
Les domaines proposés sont les suivants :
Sémiotique
Sémiologie
Linguistique
Philosophie du langage
Philosophie analytique
Philosophie de la religion
Epistémologie
Théorie de la communication et de l’interprétation
Pragmatique et Rhétorique
Philosophie transcendantale
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Call for Papers (Vol. 2, n. 1, Luglio 2015)
La dialettica tra linguaggio e lingue: natura e cultura (PUBBLICATA E SCADUTA)
Editor: Valeria Dattilo
Scadenza presentazione contributi: 31 Maggio 2015
Notifica approvazione: Giugno 2015
Pubblicazione: Luglio 2015
La call aspira ad evidenziare il vivo legame fra l’uomo e la società, chiamando in causa diversi studi e approcci sul linguaggio e le lingue, al fine di superare una certa logica dicotomica e riduzionista (basti pensare al dialogo tra Noam Chomsky e Michel Foucault a Eindhoven, nel novembre del 1971, sulla “natura umana”) partendo dallo studio dei segni.
Lo studio dei segni reca un contributo alla grande riflessione sul linguaggio, che è fruttuosa solo se ha per oggetto l’analisi di quei fatti naturali e storici che sono le lingue. Gli approcci attraverso cui si possono individuare le caratteristiche delle lingue sono molti. A questo proposito è sufficiente richiamare il pensiero del linguista ginevrino Ferdinand de Saussure, fondatore della linguistica novecentesca, a cui si ispirano, consapevolmente o inconsapevolmente, molti degli approcci contemporanei. I termini di questo binomio – linguaggio e lingue – potrebbero avere, dunque, come base la linguistica saussuriana, al fine di comprendere meglio la struttura della lingua intesa come sistema di segni, come langue nell’accezione saussuriana.
I punti di contatto tra linguaggio e lingue possono essere definiti seguendo svariate angolazioni. Fra queste ci sono le osservazioni di uno dei più grandi prosecutori della Scuola di Ferdinand de Saussure: Emile Benveniste. Come sostiene Benveniste la società è possibile solo grazie alla lingua, e grazie alla lingua è possibile l’individuo. Individuo e società sono, cioè, fondati nella lingua. La ragione di ciò – afferma Benveniste – risiede nel fatto che il linguaggio rappresenta la facoltà di simbolizzare, intesa come la facoltà di rappresentare la realtà con un segno e di capire il segno come rappresentante il reale, stabilendo così un rapporto di significazione tra qualcosa e qualcos’altro.
Da ciò emerge che il linguaggio umano produce segni che si sostituiscono alla realtà, organizzando il pensiero e rendendo possibile il linguaggio verbale. Tale sistema di simboli pone l’uomo in una relazione mediata (e non immediata) con la natura e, mediante il linguaggio, l’uomo pone la società.
Per quanto riguarda il linguaggio inteso come facoltà, viene subito in mente Chomsky e la sua teoria secondo il quale le lingue sarebbero effimere epifanie o maschere variopinte di quell’unica realtà che è la facoltà di linguaggio.
Questi pochi esempi sono solo un suggerimento per affrontare il tema in questione, mostrando aspetti essenziali del rapporto tra facoltà e lingue, natura e cultura.
In conclusione, la call che il secondo numero de “Il Sileno Filosofi(e)Semiotiche” intende lanciare mira a mettere in evidenza l’intera realtà del linguaggio a partire, appunto, dal rapporto tra facoltà di linguaggio e lingue.
Gli ambiti disciplinari che indichiamo sono tanti, in modo da affrontare il tema nell’ambito di diverse discipline: filosofico, sociologico, linguistico, biologico, antropologico, semiotico.
Filosofia del linguaggio
Linguistica
Semiotica
Filosofia della storia
Filosofia della mente
Antropologia
Sociologia
Scienze cognitive
Semiologia
Teoria della comunicazione
Scienze biologiche e ambientali
Etologia
Sono accettati articoli in italiano, inglese, francese e spagnolo. Tutti i contributi inviati devono essere preparati dall’autore per la valutazione in forma anonima. E’ necessario, quindi, che il nome, l’afferenza ad una istituzione e il titolo del contributo siano indicati in un file diverso da quello che contiene il testo. Il contributo deve essere inviato in formato elettronico .doc o .rtf a filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.
Note per gli autori
Lunghezza massima contributi:
40.000 battute (spazi inclusi) per gli articoli (compresa la bibliografia); 20.000 battute (spazi inclusi) per le interviste e le rassegne; 10.000 battute (spazi inclusi) per le recensioni.

Call for Papers, July 2015
The dialectic between language and languages: nature and culture
Editor: Valeria Dattilo
Submission deadline: 31.05.2015
Notification of acceptance: June 2015
Issue publication: July 2015
This call aspires to show the relationship between man and society, calling into question different studies and approaches on language and languages, with the aim of to overcome this dichotomy (just think of the dialogue between Noam Chomsky and Michel Foucault to Eindhoven, in November 1971, about “human nature”), starting from the study of signs.
The study of signs bears a great contribution to the reflection of language, that is productive only if it has as its object the analysis of those natural and historical facts that are languages. Approaches through which we can identify the characteristics of the languages are many. In this regard it is sufficient to call the thought of the Genevan linguist Ferdinand de Saussure, founder of the twentieth-century linguistics, that inspired, consciously or unconsciously, many of the contemporary approaches. The terms of this binomial – language and languages – could have, therefore, as the base the linguistic of Saussure with the aim of better understand the structure of language as a system of signs, as langue to use an expression of Saussure.
The points of contact between language and languages can be defined using different angulations. Between these, there are the observations of one of the largest prosecutors of the School of Ferdinand de Saussure: Emile Benveniste. As claimed by Benveniste the society is only possible thanks to the language, and the individual is possible thanks to the language. Individual and society are, therefore, justified in the language. The reason for this – says Benveniste – is the fact that the language is the faculty to symbolize, meant as the faculty of represent reality with a sign and understand the sign as a representative of real, thus establishing a relationship of meaning between something and something else.
This indicates that a human language produces signs that replace the reality, organizing thought and making possible the verbal language. This system of symbols puts man in a relationship mediated (not immediate) with nature and, through language, the man puts the society.
As for the language as faculty, immediately comes to mind Chomsky and his theory who considers the languages mayflies epiphanies or colorful masks of that one reality that is the faculty of language.
In conclusion, the call that the second issue of “Il Sileno Filosofi(e)Semiotiche” intends to launch aims to highlight the entire reality of language starting, precisely, from the relationship between the faculty of language and languages.
The disciplines that we indicate are so many, in order to address the issue in many different disciplines: philosophical, sociological, linguistic, biological, anthropological, semiotic.
Philosophy of Language
Linguistics
Semiotics
Philosophy of History
Philosophy of Mind
Anthropology
Sociology
Cognitive Sciences
Semiology
Communication Theory
Biological and Environmental Sciences
Ethology
Articles are accepted in English, Italian, French and Spanish. All entries submitted must be prepared by the author for anonymous evaluation. Therefore it is necessary that the author’s name, his/her possible membership to an institution, and the title of the article are reported in a different file from the one containing the text. The contribution must be sent in electronic format .doc or. rtf to filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.
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Call for Papers /Appel à communications,
Juillet 2015
La dialectique entre le langage et les langues: nature et culture
Éditeur: Valeria Dattilo
Date d’échéance de présentation des contributions: 31 mai 2015
Notification d’approbation: Juin 2015
Publication: Juillet 2015
L’appel met en évidence les liens étroits entre l’homme et la société, mettant en cause plusieurs études et approches sur la langue et les langues, afin de surmonter une certaine logique dichotomique et réductrice (il suffit de penser au dialogue entre Noam Chomsky et Michel Foucault Eindhoven, au mois de Novembre 1971, sur la «nature humaine») à partir de l’étude des signes.
L’étude des signes porte une grande contribution à la réflexion sur la langue, qui est fructueuse si elle se rapporte à l’analyse de ces faits naturels et historiques qui sont les langues. Les approches par lesquels nous pouvons identifier les caractéristiques des langues sont nombreux. À cet égard, il suffit de rappeler la pensée du linguiste genevois Ferdinand de Saussure, fondateur de la linguistique du XXème siècle, auquel beaucoup d’approches contemporaines s’inspirent, consciemment ou inconsciemment. Les termes de ce partenariat – Langage et langues – pourraient avoir, par conséquent, que la linguistique de Saussure, afin de mieux comprendre la structure de la langue comme un système de signes, comme la langue dans le sens du terme de Saussure.
Les points de contact entre la langue et les langues peuvent être définis en utilisant une variété de points de vue. Parmi ceux-ci, il y a les observations de l’un des plus grands procureurs de l’école de Ferdinand de Saussure: Emile Benveniste. Selon Benveniste la société est possible grâce à la langue, et la langue est possible grâce à l’individu. C’est-à-dire que l’individu et la société sont fondés sur la langue. La raison de cela – dit Benveniste – réside dans le fait que la langue est la capacité de symboliser, entendue comme le droit de représenter la réalité avec un signe et comprendre le signe en tant que représentant de la réalité, établissant ainsi une relation de sens entre quelque chose et autre chose.
Par conséquent, le langage humain produit des signes qui remplacent la réalité, en organisant la pensée et en rendant possible le langage verbal. Ce système de symboles met l’homme dans une relation médiate (non instantanée) avec la nature et, par le langage, l’homme met la société.
Quant à la langue entendue comme faculté, vient immédiatement à l’esprit Chomsky et sa théorie selon laquelle les langues seraient épiphanies éphémères ou masques colorés de cette seule réalité qui est la faculté de langage.
Ces exemples ne sont qu’une suggestion pour résoudre le problème en question, en montrant les aspects essentiels de la relation entre la faculté et les langues, la nature et la culture.
En conclusion, l’appel que le deuxième numéro de “Il Sileno / Filosofi(e)Semiotiche” a l’intention de lancer vise à mettre en évidence toute la réalité de la langue comme, en fait, la relation entre la faculté de langage et les langues.
Les disciplines que nous indiquons sont si nombreux, afin d’aborder la question dans de nombreuses disciplines différentes: philosophie, sociologie, linguistique, biologie, anthropologie, sémiotique.
Philosophie du langage
Linguistique
Sémiotique
Philosophie de l’histoire
Philosophie de l’esprit
Anthropologie
Sociologie
Sciences cognitives
Sémiologie
Théorie des communications
Sciences de la vie et de l’environnement
Éthologie
Les articles sont acceptés en italien, en anglais et en français. Toutes les contributions envoyées pour l’évaluation doivent être préparées par l’auteur sous forme anonyme. Il est donc nécessaire que le nom, l’éventuelle appartenance à une institution et le titre de l’article soient indiqués dans un dossier différent de celui qui contient le texte. La contribution doit être envoyée sous forme électronique .doc ou .rtf  à l’adresse e-mail: filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com.
Notes pour les auteurs
Longueur maximum des contributions
40.000 signes (espaces y compris) pour les articles (y compris la bibliographie) ; 20.000 signes (espaces y compris) pour les interview et les revues ; 10.000 signes (espaces y compris) pour les recensions.
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Call for Papers (Vol. 1, n. 1, Dicembre 2014) (PUBBLICATA E SCADUTA)
Segni in azione: sguardi, gesti, parole
Editor: Giorgio Lo Feudo
Scadenza presentazione contributi: 31 Ottobre 2014
Notifica approvazione: 21 Novembre 2014
Pubblicazione: Dicembre 2014
La coppia segno/azione costituisce da sempre un caposaldo teorico della filosofia del linguaggio, della epistemologia, dell’ontologia e della semiotica generale. Ragionando sommariamente su tale connubio viene subito in mente il titolo della più famosa opera di J.L. Austin “How to do things with words”, nella quale è palesemente esibita quella primaria concezione teorica che considera il significato linguistico uno strumento concreto per agire e incidere costruttivamente sul mondo. Sovviene altresì alla mente con analoga rapidità Wittgenstein e la sua seconda più famosa riflessione teorica sulla natura del significato, la quale, com’è noto, è incentrata sulla nozione di gioco linguistico, di uso e sulla necessità di seguire una regola. L’elenco degli esempi sarebbe oltremodo lungo e crescerebbe ancor più se lo redigessimo tenendo conto anche dei tre criteri cognitivi e comunicativi che accompagnano la traccia: “sguardi, gesti, parole”. Per quanto riguarda lo sguardo, L.S. Vygotskij considerò quello inintenzionale del bambino (ma anche il gesto, il protrarsi verso un oggetto, ecc.) l’elemento delineante il contesto transindividuale che, implicitamente semiotico, consente di trasformare quello sguardo (o quel gesto) casuale in indicazione comunicativa. J.S.Bruner assegnò allo sguardo una notevole importanza laddove lo intese come una primaria modalità di convergenza comunicativa basata sulla presenza reciproca e sulla condivisione e comprensione delle cose.
Ovviamente anche i gesti imporrebbero la stesura di un ricchissimo elenco di studi. Sono infatti tantissimi gli studiosi secondo i quali essi non sono altro che gli anticipatori fisici di ogni modalità comunicativa e conoscitiva astratta e simbolica. Sulle parole, infine, è meglio tacere; la sfilza di ricerche e teorie che le intendono sia come azione che come semplici portatrici di significato, riempirebbe un arco di tempo plurisecolare. A questo proposito è sufficiente pensare, oltre i già nominati Austin e Wittgenstein, ai numerosi filosofi, linguisti e semiologi accomunati dalla concezione del cosiddetto significato incarnato –embodied cognition-.
Dai pochi esempi tratteggiati emerge un chiaro riferimento all’assunto che vede l’esistenza di una realtà (fenomenica, dinamica, ecc.) conoscibile o comunque in qualche modo avvicinabile tramite i segni. Ciò non vuole, tuttavia, togliere spazio a quell’insieme di riflessioni e teorie che prescindono da ogni esplicito ancoraggio al referente e trattano la coppia segno/azione da un punto di vista esclusivamente semiotico e linguistico.
In conclusione, la call che il primo numero de “Il Sileno/filosofi(e)semiotiche” intende lanciare aspira ad assommare in sé una molteplicità di temi, problemi e soprattutto approcci filosofici e semiotici a partire, appunto, dal rapporto tra segno e azione.
L’auspicio è che tale tematica possa suscitare l’interesse di studiosi e ricercatori di varia e composita estrazione teorico-disciplinare.
Gli articoli da presentare dovranno rientrare nel seguente elenco teorico-disciplinare:
Filosofia del linguaggio
Ontologia
Epistemologia
Pragmatica
Linguistica e retorica
Semiotica e semiotica del testo
Semantica
Teoria del gesto
Embodied cognition
Psicologia e neuroscienze
Sono accettati articoli in italiano, inglese e francese. Tutti i contributi inviati devono essere preparati dall’autore per la valutazione in forma anonima. Pertanto è necessario che il nome, l’eventuale appartenenza ad una istituzione e il titolo dell’articolo siano indicati in un file diverso da quello che contiene il testo.
Il contributo deve essere inviato in formato elettronico .doc o .rtf  a
filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com
Note per gli autori
Lunghezza massima contributi:
40000 battute (spazi inclusi) per gli articoli (compresa la bibliografia); 20000 battute (spazi inclusi) per le interviste e le rassegne; 10000 battute (spazi inclusi) per le recensioni.

Call for Papers, December 2014
Signs in action: looks, gestures, words
Editor: Giorgio Lo Feudo
Submission deadline: October 31, 2014
Notification of acceptance: November 21, 2014
Issue publication: December 2014
The word pair sign / action has always been a theoretical cornerstone of philosophy of language, epistemology, ontology and general semiotics. If we just think about this combination we are reminded straightaway of JL Austin’s most famous work, How to do things with words, in which that primary theoretical approach that considers the linguistic meaning as a concrete tool to act and to influence the world constructively is clearly exhibited. We are also immediately reminded of the later Wittgenstein and his most famous theoretical reflection on the nature of meaning, which is notoriously based on the notion of language game, of language use and on the need to follow rules. The list of examples would grow much longer if we also took into account the three cognitive and communicative criteria which accompany the track: “looks, gestures, words”. Regarding the gaze, L.S. Vygotsky considered children’s unintentional gaze(but also their gestures, for example their stretching themeselves towards an object, etc…)as the element outlining the transindividual context that, being implicitly semiotic, can transform the accidental glance (or gesture) into a communicative indication. J.S.Bruner gave great importance to the gaze when he designated it as a primary mode of communicative convergence based on co-presence and on the sharing and understanding of things. Of course, gestures would also require the reference to a long list of studies, as they are considered by many scholars as nothing less than the physical forerunners of every communicative and cognitive method, both abstract and symbolic. As for words, both when they are meant as actions and as simple carriers of meaning, the amount of research and theories on the subject is so huge, that it is not even worth trying to list them. It is sufficient to think of the many philosophers , linguists and semioticians, besides the already mentioned Austin and Wittgenstein, united by the concept of embodied cognition . In the few examples mentioned above, we can see a clear reference to the assumption that a reality exists (phenomenical, dynamic, etc.)which can be known, or anyway somehow grasped through signs. However, this does not involve undermining that set of ideas and theories that leave aside any explicit allusion to the referent and treat the binomial pair sign / action from an exclusively semiotic and linguistic point of view. In conclusion, the first issue of Il Sileno/filosofi(e) semiotiche intends to launch a call for papers that aspires to include a multiplicity of issues, problems, and especially philosophical and semiotic approaches, starting from the relation between sign and action. The hope is that this issue can arouse the interest of scholars and researchers of various and composite   theoretical and disciplinary backgrounds .
The items to be submitted must be within the following list of theoretical and disciplinary fields:
Philosophy of Language
Ontology
Epistemology
Pragmatics
Linguistics and Rhetoric
Semiotics and semiotics of the text
Semantics
Theory of gesture
Embodied cognition
Psychology and Neuroscience
Articles are accepted in English, Italian and French. All entries submitted must be prepared by the author for anonymous evaluation. Therefore it is necessary that the author’s name, his/her possible membership to an institution, and the title of the article are reported in a different file from the one containing the text. The contribution must be sent in electronic format. Doc or. RTF  to filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com

Notes for authors
Maximum length of contributions: 40,000 characters (including spaces) for items (including bibliography); 20,000 characters (including spaces) for interviews and exhibitions; 10,000 characters (including spaces) for reviews.

Call for Papers / Appel à communications, Décembre 2014
Signes en action : regards, gestes, mots
Éditeur: Giorgio Lo Feudo
Date d’échéance de présentation des contributions: 31 octobre 2014
Notification d’approbation: 21 novembre 2014
Publication: Décembre 2014

Le couple signe/action constitue depuis toujours un bastion théorique de la philosophie du langage, de l’épistémologie, de l’ontologie et de la sémiotique générale. En raisonnant sommairement sur une telle union on pense immédiatement au titre de la célèbre œuvre de J.L Austin « How to do things with words », dans laquelle l’auteur exhibe clairement cette conception théorique primaire qui considère le sens linguistique comme un instrument concret pour agir et pour avoir, de façon constructive, des répercussions sur le monde . On pense aussi immédiatement au deuxième  Wittgenstein et à sa deuxième plus célèbre réflexion théorique sur la nature de la signification, laquelle , comme on sait , est concentrée sur la notion de jeu linguistique, d’utilisation et sur la nécessité de suivre une règle. La liste des exemples serait bien trop longue et augmenterait encore plus si l’on tenait compte des trois critères cognitifs et communicatifs qui accompagnent la piste : « regards, gestes, mots ». En ce qui concerne les regards, L.S. Vygotskij considérait celui non intentionnel de l’enfant (mais le geste aussi, le prolongement vers un objet, etc. ) l’élément délinéant le contexte transindividuel , qui, implicitement sémiotique, permet de transformer ce regard (ou ce geste) aléatoire en indication communicative. J.S. Bruner attribuait une remarquable importance au regard là où il le voyait comme une modalité primaire de convergence communicative basée sur la présence réciproque et sur le partage et la compréhension des choses à partir, précisément, du regard. Évidemment les geste eux-mêmes imposeraient l’élaboration d’une très longue liste d’études. En effet, nombreux sont les chercheurs pour lesquels les gestes ne sont que les anticipateurs physiques de toute modalité communicative et cognitive abstraite et symbolique. Pour les mots, enfin, il convient de se taire ; le grand nombre de recherches et de théories qui les concernent aussi bien comme action que comme simple porteurs de signification, remplirait un arc de temps séculaire. À ce propos il suffit de penser, outre les Austin et Wittgenstein déjà cités, aux nombreux philosophes, linguistes et sémiologues liés par la conception de la cognition incarnée – embodied cognition. Les quelques exemples soulignés démontrent une claire référence à la supposition qui considère l’existence d’une réalité (phénoménique, dynamique, etc.) connaissable et en quelque sorte quand meme approchable grâce aux signes . Ceci ne met pas en marge l’importance de l’ensemble des réflexions et des théories indépendamment de tout ancrage explicite au référent et traite le couple signe/action d’un point de vue exclusivement sémiotique et linguistique. En conclusion, ce que le premier numéro de « Il Sileno/filosofi (e) semiotiche » prétend lancer est un appel de soumissions qui aspire à regrouper en soi une multiplicité de thèmes, de problèmes et surtout d’ approches philosophiques et sémiotiques à partir, précisément, du rapport entre le signe et l’action.
Le souhait est que telle thématique puisse susciter l’intérêt des chercheurs et des savants d’extraction théorico-disciplinaire différente et hétérogène.

Les articles à présenter devront rentrer dans la liste:
Philosophie du langage
Ontologie
Épistémologie
Pragmatique
Linguistique et rhétorique
Sémiotique et sémiotique du texte
Sémantique
Théorie du geste
Embodied cognition (cognition incarnée)
Psychologie et neuroscience

Les articles sont acceptés en italien, en anglais et en français. Toutes les contributions envoyées pour l’évaluation doivent être préparées par l’auteur sous forme anonyme. Il est donc nécessaire que le nom, l’éventuelle appartenance à une institution et le titre de l’article soient indiqués dans un dossier différent de celui qui contient le texte.
La contribution doit être envoyée sous forme électronique .doc ou .rtf  a
filosofiesemiotiche.ilsileno@gmail.com

Notes pour les auteurs
Longueur maximum des contributions
40000 signes (espaces y compris) pour les articles (y compris la bibliographie) ;
20000 signes (espaces y compris) pour les interview et les revues ;
10000 signes (espaces y compris) pour les recensions.

L’Associazione Scientifico-Culturale “Il Sileno” edita una rivista specialistica on-line denominata “Filosofi(e)Semiotiche”, ISSN 2531-9434, che ospita saggi di Filosofia del Linguaggio e Semiotica generale e specifiche. La qualità scientifica degli articoli è garantita da una procedura anonima di referaggio “doppio cieco” (double blind peer review). Filosofi(e)Semiotiche pubblica due numeri l’anno, raccolti in un volume.

 

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